Dai rifiuti organici 35 milioni di tonnellate di compost in 30 anni. Il dato è stato presentato nella cerimonia del trentennale del Consorzio Italiano Compostatori CIC. La raccolta dell’umido vale oggi il 40% del totale dei rifiuti urbani e ha permesso il compostaggio di 100 tonnellate di materiali organici.
Essere consapevoli dei risultati del passato per comprendere l’importanza dello sviluppo futuro . La guerra in Ucraina, la penuria di materie prime necessarie all’agricoltura, a partire dai fertilizzanti organici, l’esigenza – anche geopolitica prima che industriale – di affrancarsi da filiere energetiche esterne. Fattori concatenati che fanno risaltare oggi la lungimiranza di chi, ormai decenni fa, ha investito per costruire la filiera dei rifiuti organici.
Dall’umido si ottiene compost e biometano. Due risposte alla domanda di fertilizzanti naturali e di combustibili sostenibili. Ma soprattutto si evita il conferimento in discarica (e quindi la perdita) della più grande fetta dei rifiuti urbani che ogni cittadino produce quotidianamente. La frazione organica dei rifiuti vale infatti il 40% del totale della raccolta differenziata nazionale.
I 30 anni del Consorzio Italiano Compostatori
In Italia, la crescita della filiera del compostaggio è andata di pari passo con le attività del CIC, Consorzio Italiano Compostatori, organismo ha appena compiuto 30 anni. E, nella cerimonia, tenuta nei giorni scorsi a Roma, ha ricordato che, in questo periodo di tempo, sono state raccolte oltre 100 milioni di tonnellate di rifiuti organici. Da essi si sono potute ottenere 35 milioni di tonnellate di compost, con 65 milioni di tonnellate di CO2 equivalente evitate.
In particolare nell’ultimo decennio c’è stata una crescita media dell’intercettazione del 7% all’anno. Dalla trasformazione dei rifiuti a matrice organica, nel 2020 sono state ricavate circa 2,18 milioni di tonnellate di compost e 370 milioni di metri cubi di biogas. Questi ultimi sono stati a loro volta valorizzati mediante la produzione di circa 437,5 MWh di energia elettrica, 128,7 MWh di energia termica, e 93 milioni di metri cubi di biometano destinato all’autotrazione.
Una presenza capillare: 359 impianti in tutta Italia
Numeri resi possibili dalla presenza capillare che ha raggiunto il sistema impiantistico. Nel nostro Paese, sono oggi presenti 359 impianti: 294 di compostaggio e 65 che includono una sezione di digestione anaerobica. La loro capacità autorizzata disponibile per il trattamento di umido e verde ammonta, nel 2020, a circa 9.300.000 tonnellate/anno. Un valore superiore non solo ai rifiuti raccolti nello stesso anno ma anche alle 9.077.000 tonnellate/anno che saranno raggiunte una volta completate le raccolte differenziate sul territorio nazionale.
“Nel nostro Paese, la filiera del recupero dei rifiuti organici ha raggiunto il sostanziale equilibrio tra la richiesta di conferimento dei produttori di rifiuto organico e la capacità di trattamento degli impianti”, spiega Massimo Centemero, direttore del CIC. Le aziende, sia pubbliche che private, si stanno muovendo nella direzione giusta. Anche al Centro e al Sud, aree ancora carenti di impiantistica dedicata, stanno lavorando per ampliare o costruire ex novo impianti integrati con relativa produzione di compost e biometano.
Un potenziale da 2,5 miliardi di indotto
Per il futuro, con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia e considerando l’andamento complessivo della popolazione residente, secondo le stime del CIC, il Paese nel 2025 potrebbe arrivare a produrre più di 9 milioni di tonnellate all’anno di frazione organica. Il settore del biowaste potrebbe quindi arrivare a 13mila addetti generando circa 2,5 miliardi di euro di indotto.
“In questi tre decenni abbiamo raggiunto risultati straordinari” prosegue Centemero. “Ora non bisogna fermarsi. C’è ancora del lavoro da fare. Soprattutto per quanto riguarda il miglioramento della qualità della frazione umida, che passa attraverso la sensibilizzazione dei cittadini e l’impegno delle istituzioni. La crisi climatica e la carenza di materie prime stanno dimostrando tutta la loro concretezza. Il compost svolgerà quindi un ruolo cruciale per ridare sostanza organica al terreno, contrastando così la desertificazione e consentendo di mantenere elevati livelli di fertilità del suolo”.
Biometano: realistico il traguardo di 2-3 miliardi di mc annui
Ma l’accelerazione della raccolta dell’organico aiuterebbe anche dal punto di vista della produzione nazionale dell’energia. Il biometano prodotto a partire da rifiuti organici e residui agricoli potrebbe dare una risposta concreta e sostenibile all’estrema dipendenza da materie prime ed energia che la guerra in Ucraina sta portando sotto i riflettori. L’Italia, secondo le stime del CIC, potrebbe arrivare in alcuni anni a produrre circa 2-3 miliardi di metri cubi di biometano ogni 12 mesi, proveniente da biomasse di scarto.
Tra realizzazioni ex novo e soprattutto ammodernamenti, sono infatti pronti a diventare operativi più di 50 impianti di produzione di biometano da frazione organica proveniente dalle raccolte differenziate. “Si tratta di un percorso che prevede una crescita progressiva. Per questo auspichiamo che la scelta di produrre biometano non sia soltanto una risposta momentanea a un’emergenza energetica, ma diventi un pilastro strutturale della politica energetica nazionale ed europea”, conclude Centemero.
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