Sono passati più di nove mesi dall’indagine sulle batterie per auto elettriche sussidiate dalla Cina, un mese dall’imposizione europea di dazi provvisori alle case automobilistiche cinesi e settimane da quando i funzionari di Bruxelles e Pechino hanno intavolato negoziati senza trovare compromessi amichevoli. Oggi, in vista del voto del Consiglio europeo previsto per ottobre, è sempre più probabile una conferma dei dazi, la soluzione più gradita alla maggior parte dei paesi membri.

I costruttori europei si sentono minacciati dalle esportazioni delle ipersussidiate ed economiche auto elettriche cinesi. Un timore corroborato dai numeri. Secondo uno studio del think tank Transport and Environment (T&E), il numero di veicoli elettrici venduti dai marchi cinesi in tutta Europa è passato da appena lo 0,4% del 2019 a quasi l’8% dello scorso anno. In Francia e Spagna nel 2023 quasi una batteria per EV venduta su tre è stata prodotta in Cina. Queste sono le cifre che hanno innescato la risposta di Bruxelles, ovvero un’indagine lanciata il settembre scorso per determinare se le batterie Made in China beneficiassero di sussidi illegali secondo le regole della World Trade of Organization.

Nonostante l’investigazione non sia ancora ufficialmente terminata, la Commissione europea ha già applicato i primi dazi provvisori, tarandoli in base allo spirito collaborativo delle compagnie cinesi. Per quattro mesi BYD dovrà pagare dazi d’importazione del 17,4%, Geely del 19,9% e SAIC del 37,6%. La stessa percentuale viene applicate a tutte quelle aziende che non hanno collaborato all’indagine.

Verso una conferma dei dazi

Da quanto dichiarato dal commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis, a ottobre la maggior parte degli stati membri voterà per confermare i dazi: “Si sono resi conto della necessità di proteggere l’industria automobilistica europea perché il rischio di danneggiare il mercato continentale esiste”, ha rivelato al Financial Times. Secondo Dombrovskis l’obiettivo non è punire la Cina ma livellare il campo di gioco.

Tuttavia c’è chi critica le maniere forti di Bruxelles. La Germania, per esempio, ha contestato pubblicamente il provvedimento difendendo gli interessi delle case automobilistiche tedesche che vendono un terzo delle auto in Cina. Il timore di ricevere ritorsioni commerciali da Pechino è alto. Mentre il ministro dell’economia tedesca Robert Hadbeck spinge per un maggior dialogo tra le parti, Berlino si è astenuta insieme ad altri 9 paesi in un sondaggio consultivo di luglio: dazi sì o dazi no? 11 stati si sono espressi a favore, solo 4 hanno votato contro. L’astensione significa sostenere la posizione della Commissione. Per bloccare la misura sono necessari i voti di 15 paesi che rappresentano il 65% della popolazione dell’Unione. Secondo fonti governative raccolte da Reuters, Francia, Italia e Spagna avrebbero sostenuto i dazi, mentre tra gli astenuti ci sarebbero anche Finlandia e Svezia che sperano in una soluzione più diplomatica.

Se la posizione del ministro del commercio cinese Wang Wentao sembra favorevole al dialogo, più intransigente appare il pensiero di Zheng Shanjie, presidente della Commissione cinese per lo sviluppo e la riforma nazionale, che ha negato le accuse di drogare il mercato con sussidi sleali, affermando che lo sviluppo dell’industria energetica cinese è frutto di vantaggi tecnologici e commerciali favoriti da una feroce concorrenza. “Faremo di tutto per proteggere le aziende cinesi”, ha dichiarato durante un incontro con Hadbeck.

Wang Wentao fotografato da Claudio Centonze © European Union, 2023

L’ecobonus italiano dovrà stimolare di più le imprese

Il Ministero delle imprese e del Made in Italy (MIMI) non ha risposto alla nostra richiesta di commento riguardo l'indiscrezione sul possibile sostegno italiano ai dazi. Intanto dal tavolo di lavoro dedicato all’automotive di mercoledì 7 agosto − a cui hanno partecipato i principali rappresentanti di filiera − sono emerse importanti novità sul fronte incentivi, soprattutto in chiave auto elettrica.

In primis è allo studio l’introduzione di un meccanismo di incentivi che privilegi le produzioni a elevato contenuto di componentistica europea e che garantisca la sostenibilità delle produzioni. Da fonti non ufficiali trapela che in futuro i costruttori di auto green dovranno dimostrare di utilizzare almeno il 40% della componentistica Made in Europe per ottenere agevolazioni. Il programma di incentivi alla rottamazione dei veicoli più inquinanti, invece, verrà rimodulato nei prossimi anni, spostando il focus sull'offerta e puntando su una programmazione pluriennale delle risorse per favorire maggiormente le case automobilistiche.

Lo scorso 3 giugno, i 200 milioni di euro di incentivi messi a disposizione sulla piattaforma Ecobonus per acquistare auto elettriche si sono esauriti in meno di nove ore. Con il 41% delle prenotazioni inserite da persone a basso ISEE. Tuttavia a questa ben riuscita campagna di incentivi non è seguito un incremento dei volumi produttivi degli stabilimenti italiani. Per il ministro Adolfo Urso, d’ora in poi la priorità sarà sostenere la filiera nazionale e continuare a supportare le famiglie a basso reddito.

“Bene la misura, fatto salvo qualche possibile aggiustamento nella distribuzione dei fondi tra una fascia emissiva e l’altra per stimolare ulteriormente le vendite di vetture a bassissimo e nullo impatto ambientale”, scrive l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA) in un comunicato. “L’ecobonus è da intendersi come intervento una tantum per dare l’avvio a determinate dinamiche di vendita, sia perché costoso per essere mantenuto a lungo sia perché non in grado di sostituirsi ai naturali meccanismi del mercato”.

 

Aggiornamento delle ore 18.00: "Il 9 agosto la Cina si è appellata al meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione mondiale del commercio in merito alle misure temporanee antisovvenzioni dell'UE sui veicoli elettrici", ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Ministero del commercio cinese. L'obiettivo è "salvaguardare i diritti e gli interessi di sviluppo dell'industria dei veicoli elettrici e la cooperazione per la trasformazione verde globale. La decisione preliminare dell'UE è priva di basi giuridiche e fattuali, viola gravemente le regole dell'OMC e mina la situazione generale della cooperazione globale nell'affrontare il cambiamento climatico. Esortiamo l'UE a correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate e a mantenere congiuntamente la stabilità della cooperazione economica e commerciale tra Cina e UE e le catene industriali e di approvvigionamento dei veicoli elettrici."

 

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In copertina: Valdis Dombrovskis fotografato da Ryan Lim © European Union, 2024