Sono stati presentati il 22 luglio durante il convegno Le competenze per la transizione ecologica ed energetica nelle imprese agroalimentari italiane: stato dell’arte e fabbisogni, i risultati di un’indagine originale di Nomisma, società indipendente di ricerca e consulenza di mercato, sulle imprese agricole e alimentari italiane con un focus specifico sulle aziende tabacchicole.

Il convegno, a cura della stessa Nomisma, a cui sono intervenuti i diversi stakeholder del settore, nonché diversi rappresentanti del Parlamento europeo e italiano, ha messo in evidenza lo stato degli investimenti realizzati dalle imprese e funzionali alla transizione eco-energetica, facendo anche un punto sulle competenze necessarie a questa transizione. Con 77 miliardi di euro di valore aggiunto e 64 miliardi di export, l’agroalimentare è un settore trainante per l’economia nazionale oltre che un’eccellenza che posiziona l’Italia a livello globale.

Italia in ritardo nelle competenze digitali

Rispetto agli obiettivi di produzione di energie rinnovabili e digitalizzazione dell’economia e della società, l’Italia evidenzia valori sotto la media rispetto agli altri paesi UE. In particolare, se si guarda al Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia è in ritardo soprattutto per quanto riguarda le competenze digitali. Secondo l’indagine, condotta su un campione ragionato di imprese agricole e alimentari, il gap nelle competenze è uno dei principali punti di miglioramento propedeutici alla diffusione in Italia delle innovazioni tecnologiche nelle aziende.

Il 71% delle imprese agroalimentari intervistate nel corso degli ultimi anni ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica. Tuttavia 1 azienda su 4 evidenzia come la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formazione siano i principali vincoli a una maggior diffusione di tali innovazioni. Guardando in particolare al settore tabacco, l’indagine Nomisma rileva come il 29% delle imprese ritiene necessario lo sviluppo di competenze specifiche sull’utilizzo degli strumenti che favoriscano le innovazioni tecnologiche.

Il divario da colmare è evidente anche nella consapevolezza delle aziende sulla preparazione professionale dei propri addetti: il 44% del campione intervistato ritiene molto importante la formazione, percentuale che sale al 59% nel caso delle aziende tabacchicole. In effetti, già oggi 1 impresa su 2 investe nella formazione dei propri addetti (oltre a quella obbligatoria prevista per legge), mentre un ulteriore 30% ha già pianificato attività in tal senso nel prossimo triennio, percentuale che sale al 44% per le aziende del settore tabacco.

Le competenze richieste per la transizione eco-energetica

Il 48% delle aziende intervistate per lo studio rileva come le competenze più richieste dalle aziende per la transizione risultano quelle legate alla gestione sostenibile delle risorse e all’ottimizzazione dei processi produttivi, seguite con il 33% dalla capacità di utilizzare software per la gestione sostenibile dell’azienda, mentre il 28% individua il bisogno di competenze biologiche e chimiche legate alla produzione sostenibile. La vera sfida per quasi tutte le aziende è riuscire a trovare risorse umane competenti. Nove aziende su 10 ritengono cruciale disporre di competenze nel percorso verso la transizione eco-energetica, consapevolezza che sale al 100% tra le aziende tabacchicole.

Ha evidenziato la necessità di formazione durante il suo intervento anche il senatore Luca De Carlo, presidente della Nona commissione Senato su industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, che ha affermato come “per mantenere ad altissimi livelli la qualità della nostra agricoltura, la formazione degli addetti è indispensabile: la filiera diventa quindi lo strumento cardine che permette da un lato di lavorare su economie di scala e ottenere così prezzi migliori e, dall’altro, di aumentare le conoscenze delle imprese e dei lavoratori, attraverso lo studio e l’introduzione di innovazioni che permettano di produrre di più e meglio”.

Al di là dell’attuale disponibilità di risorse umane in grado di sostenere la sfida della transizione eco-energetica, disponibilità che soddisfa pienamente solo il 30% delle aziende intervistate, resta nel tessuto imprenditoriale agroalimentare italiano un divario di competenze da colmare. Nel caso del comparto tabacchicolo questo divario è al centro dell’accordo di filiera: la formazione è parte integrante delle attività e dei servizi collegati a tale strumento che ha un approccio fortemente orientato allo sviluppo di nuove competenze che favoriscano l’impegno per le transizioni, la continuità generazionale all’interno delle aziende agricole e modelli innovativi a supporto dell’efficienza in agricoltura.

Il ruolo cruciale delle competenze nell'industria alimentare europea

Se il 2023 è stato l’Anno europeo delle competenze, con i riflettori puntati sul ruolo centrale dell'istruzione e dello sviluppo delle competenze per il progresso delle società, l'educazione alimentare e lo sviluppo delle competenze sono essenziali per trasformare il sistema alimentare, che, con un fatturato di 1,4 miliardi di euro, è il più grande settore manifatturiero dell'UE e offre oltre 44 milioni di posti di lavoro.

Nonostante l'Europa evidenzi alti livelli di competenze, lo sviluppo di queste ultime all'interno del sistema alimentare richiede ancora attenzione per rispondere alla portata delle sfide sociali: il settore è caratterizzato da frammentazione, piccole imprese e livelli tradizionalmente bassi di investimenti in ricerca e sviluppo. Più di tre quarti delle aziende dell'UE dichiara di avere difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie, mentre solo il 37% degli adulti segue regolarmente corsi di formazione.

La strategia Farm to Fork dell'UE fissa obiettivi ambiziosi per trasformare il sistema alimentare, come la riduzione dell'uso di pesticidi chimici del 50% entro il 2030, la riduzione della perdita di nutrienti di almeno il 50% e la riduzione dell'uso di fertilizzanti di almeno il 20% entro il 2030. Tuttavia, ricerca e innovazione sono essenziali per rispondere alla sfida della creazione di un sistema alimentare più sostenibile, resiliente e sano nel lungo termine anche attraverso nuovi tipi di lavoro che ancora non esistono e necessitano di competenze che riconoscano la natura sistemica della produzione alimentare. Nel contesto del sistema alimentare, queste competenze comprendono un ampio spettro, tra cui il pensiero critico, la risoluzione dei problemi, l'adattabilità e una profonda comprensione dell'interconnessione del sistema alimentare. Queste competenze, che abbracciano aree come l'agricoltura, l'imprenditoria, la politica, la sanità, la nutrizione e l'adattamento al clima, sono gli elementi di base su cui sviluppare e diffondere competenze tecniche specifiche in Europa e non solo.

Corsi di educazione alimentare e il ruolo di EIT Food

Sebbene molti concordino sul fatto che le pratiche agricole dovrebbero diventare più rigenerative, l'onere di questo cambiamento non può ricadere interamente sulle spalle degli agricoltori. Le comunità agricole europee devono essere sostenute nello sviluppo delle loro conoscenze e competenze.

Tra le iniziative più ampie di educazione e coinvolgimento del pubblico, emergono i programmi educativi sviluppati da EIT, come i corsi online Engaging with Controversies in the Food System e Circular Business Models for Sustainable Urban Food Systems, che offrono opportunità più dirette di problem solving, ponendo agli utenti domande e compiti da svolgere. Questi programmi mirano a creare una comunità globale di studenti che guardano ai sistemi alimentari attraverso una lente più sostenibile, con l'obiettivo finale di implementare queste idee nelle pratiche aziendali quotidiane nel settore alimentare.

 

Immagine: Spencer Scott Pugh, Unsplash