Il tour Music of the Spheres dei Coldplay, che ha ridotto drasticamente l'impronta di carbonio della band, sta stabilendo nuovi standard di sostenibilità. Il settimo tour di concerti del gruppo britannico, che è iniziato nel marzo 2022 e si concluderà nell'autunno 2023 e che finora ha venduto più di sette milioni di biglietti, è organizzato attorno a 12 punti chiave per la sostenibilità tra cui emissioni di anidride carbonica, elettricità, acqua, merchandising, cibo e gestione dei rifiuti.
Dai pannelli solari ai braccialetti Led: il report di sostenibilità dei Coldplay
Lo scorso giugno, la band ha pubblicato un rapporto aggiornato sulla base dei dati sulle emissioni dei primi dodici mesi del tour, che sono stati raccolti, valutati e convalidati dalla MIT Environmental Solutions Initiative. Gli spettacoli musicali hanno finora prodotto il 47% in meno di emissioni di CO2 rispetto al precedente tour negli stadi del 2016/2017; l'energia per la produzione dello spettacolo (audio, luci, laser, ecc) è fornita da un sistema di batterie elettriche che utilizza il 100% di energia rinnovabile e, in media, l'86% dei braccialetti LED riusabili e a base vegetale, utilizzati dal pubblico durante lo spettacolo, è stato restituito.
Sul sito dove è possibile seguire gli aggiornamenti sulle emissioni si legge anche che ogni spettacolo ha prodotto in media 15 kWh di energia generata da installazioni solari all'interno del teatro, da piste da ballo cinetiche e da biciclette elettriche, sufficienti ad alimentare lo spettacolo sul palco ogni sera e a fornire alla troupe stazioni di ricarica per telefoni, laptop e utensili.
Tra le altre misure adottate, tutti i voli, commerciali e charter, della produzione e della band stanno utilizzando carburante sostenibile per l’aviazione (SAF), il palco è costruito con una combinazione di materiali leggeri riutilizzabili tra cui acciaio riciclato e si utilizzano pannelli solari fotovoltaici posizionati dietro il palco, intorno allo stadio o sugli ingressi all'aperto per generare elettricità. Parallelamente è stata sviluppata insieme a SAP un'app gratuita per sensibilizzare il pubblico sull'utilizzo di mezzi di trasporto a basse emissioni per raggiungere le sedi dei concerti.
Infine, il 10% degli introiti è devoluto dai Coldplay ad organizzazioni ambientaliste come ClientEarth, The Ocean Cleanup, One Tree Planted, Climeworks, Sea Shepherd, Project Seagrass, Sustainable Food Trust.
Non solo Coldplay: così il mondo del rock riduce gli impatti dei concerti
L'allestimento di un festival richiede infrastrutture imponenti per la scenografia, il design, l'immagine, il suono e l'illuminazione, insieme a catering, sicurezza e servizi igienico-sanitari, pulizia e gestione dei rifiuti, oltre a comunicazioni e trasporti, centri tecnologici, biglietteria e servizio clienti. Un enorme impatto è dovuto, ovviamente, ai viaggi, via terra o via aerea, degli amanti della musica dal vivo, dei musicisti e del loro entourage, compresi i set in movimento e il merchandising. Per non parlare dell'energia necessaria per alimentare, tra gli altri, suono e illuminazione. Tale complessità apre spazi di discussione e miglioramento sulla sostenibilità degli spettacoli dal vivo.
I Massive Attack, nel 2021, lavorando a fianco di Extinction Rebellion, hanno pubblicato la Roadmap to Super Low Carbon Live Music uno strumento open per l’industria musicale, commissionato e prodotto dal Tyndall Centre for Climate Change Research. La roadmap, che ha individuato sei principali metodi di riduzione delle emissioni di CO2, è stata testata dalla band nel proprio tour dello scorso anno.
Oltre a Coldplay e Massive Attack, numerosi sono i musicisti impegnati nella realizzazione di spettacoli a emissioni zero. Alcuni artisti optano per i viaggi in treno, gli scenografi preferiscono i display a LED rispetto all'illuminazione convenzionale, i promotori invitano i fan a fare il carpool o prendere i mezzi pubblici per raggiungere i luoghi. Alcuni festival musicali hanno provato a raggruppare i biglietti d'ingresso con quelli del trasporto pubblico.
Cantanti e band si affidano alla guida di esperti che possano organizzare iniziative di sostenibilità per rendere i concerti più green. Un esempio è Reverb, ente no profit, che collabora con musicisti e festival per rendere più ecologici gli eventi concertistici coinvolgendo i fan nell’intraprendere azioni ambientali e sociali. Reverb crea programmi completi per ridurre l'impronta dei concerti e dei tour, dall'eliminazione delle bottiglie d'acqua monouso all’approvvigionamento di cibo dalle fattorie locali al rifornimento di biodiesel sostenibile per gli autobus turistici al compostaggio e alla donazione di rifiuti alimentari e molto altro.
Oltre ad aiutare enti e individui a fissare e raggiungere obiettivi di sostenibilità, dal 2007, A Greener Future con lo schema di certificazione AGF ha valutato e certificato centinaia di festival, eventi e sedi in tutto il mondo. Fornendo audit e verifiche indipendenti, AGF contribuisce a migliorare l'efficienza delle risorse e l'impatto ambientale degli eventi.
Presentatasi qualche anno fa agli American Music Awards, con una maglietta con la frase “No music on a dead planet” (trad. “niente musica su un pianeta morto”), Billie Eilish, nei suoi tour, oltre a ridurre i rifiuti e l’uso di plastica, offre numerose opzioni alimentari a base vegetale con ridotta impronta di carbonio.
I Pearl Jam hanno iniziato a compensare le emissioni dei tour mondiali nel 2003 e da allora ha investito oltre 1 milione di dollari nell’acquisto di crediti di carbonio. Nel 2007, i Radiohead sono stati tra i pionieri nella misurazione del proprio impatto ambientale, oltre ad aver devoluto qualche anno fa i proventi di una collezione di canzoni inedite agli attivisti di Extinction Rebellion (dopo aver rifiutato una richiesta di riscatto per i file hackerati).
Dal 2004 Jack Johnson è membro di 1% for the Planet In un recente tour Johnson ha puntato a uno spettacolo a emissioni zero attraverso un programma di bicchieri riutilizzabili e stazioni di ricarica dell'acqua, oltre a devolvere due dollari di ogni biglietto a progetti di compensazione di CO2.
Nel dicembre 2021, Warner, Sony e Universal e altre etichette discografiche indipendenti hanno firmato il Music Climate Pact che mira a ridurre del 50% entro il 2030 le emissioni di gas serra e arrivare ad essere Net Zero nel 2050.
Streaming o vinile? L’impatto dell’ascolto musicale
Se i concerti hanno il loro impatto ambientale, la situazione non migliora con lo streaming che, pur essendo un modo per godersi la musica “privo di materiale”, ha egualmente un'impronta di carbonio. I formati musicali del passato, compresi i dischi in vinile e i CD, avevano conseguenze ambientali più evidenti a causa dei materiali tossici e non riciclabili utilizzati per realizzarli. Ma lo stesso streaming non è ad impatto zero. Con la trasmissione in streaming di un brano, i nostri dispositivi accedono ai file elettronici archiviati su server attivi dotati di sistemi di raffreddamento massicci, che si trovano all'interno di data center in tutto il mondo. Oltre alla grande quantità di energia utilizzata da questi centri, anche il recupero e la trasmissione digitale di dati, che sono trasferiti tramite Wi-Fi o Internet, richiedono energia.
“Lo scopo della ricerca non è dire ai consumatori che non dovrebbero ascoltare musica, ma di valutare i costi mutevoli coinvolti nel nostro comportamento di consumo musicale”, spiega Matt Brennan, ricercatore dell'Università di Glasgow, che in collaborazione con l'Università di Oslo, ha studiato l’impatto della musica in streaming. Nello studio The cost of music si evince che, dal punto di vista delle emissioni di carbonio, la transizione verso lo streaming di musica registrata da dispositivi connessi a Internet ha comportato emissioni di carbonio significativamente più elevate rispetto a qualsiasi punto precedente nella storia della musica.
Secondo un altro studio, Streaming Media’s Environmental Impact, lo streaming di tutti i tipi di media - compresi anche i video, quindi - è oggi responsabile del 3-4% dell'impronta di carbonio globale.
Si stima che un brano ascoltato in streaming consumi il doppio della batteria rispetto alla riproduzione di un brano scaricato. Spotify nel suo Rapporto di Sostenibilità 2020 afferma che “la fase di ascolto degli utenti rappresenta il 42% delle emissioni aziendali nel 2020 pari a circa 71.000 tonnellate di CO2e”.
Se la rinascita del vinile negli ultimi anni ha riacceso le preoccupazioni sulla sua produzione, l'acquisto di vinili di seconda mano o vintage potrebbe essere un'opzione più sostenibile. Al tempo stesso, aziende come Evolution Music nel Regno Unito, stanno iniziando a sviluppare modi per creare vinili senza combustibili fossili: lo scorso anno Michael Stipe dei R.E.M. ha pubblicato un disco da 12 pollici in bioplastica.
Il dibattito sulla sostenibilità ambientale del settore musicale è, quindi, ampiamente aperto.
Immagine: Coldplay a Seoul, ph Jisu Han (Unsplash)