La revisione delle nostre abitudini di consumo è stata una delle prime conseguenze della pandemia da Covid-19. E in questo cambio di stile di vita rientra il rinnovato amore per il mercato di seconda mano da parte degli italiani. Secondo i dati del settimo Osservatorio Second Hand Economy, condotto da BVA Doxa per il portale Subito.it, nel 2020 ben 23 milioni di italiani hanno comprato e/o venduto oggetti usati e il 14% lo ha fatto per la prima volta. Una forma di economia circolare che ha generato valore per 23 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil italiano, e che continua a crescere nella sua versione online, che da sola vale 10,8 miliardi di euro.
La sostenibilità del mercato dell’usato
Il mercato di seconda mano è una forma di economia circolare che mira all’allungamento della vita utile dei prodotti, recuperando valore da oggetti che rischierebbero altrimenti di finire in discarica. Rappresenta un comportamento sostenibile che sempre più italiani praticano e riconoscono come tale, arrivando a guadagnarsi il terzo posto sul podio delle abitudini eco-friendly, dopo la raccolta differenziata (praticata dal 91% del campione) e l’acquisto di lampadine a LED (62%). Un trend dimostrato anche dalle motivazioni dichiarate dagli intervistati: scende – e a sorpresa, considerato l’anno economicamente difficile – la percentuale di compra e vende di seconda mano per risparmiare (50% vs 59% nel 2019), mentre è in crescita la volontà di contribuire all’abbattimento degli sprechi e al benessere ambientale attraverso il riutilizzo (47%). Ci sono poi nuove motivazioni correlate in qualche modo all’emergenza Covid-19: ad esempio, più tempo trascorso in casa aiuta a capire che cosa sia davvero necessario e cosa invece sia superfluo (lo dichiara il 13% degli interpellati); inoltre le nuove esigenze di smart working o didattica a distanza richiedono una riorganizzazione degli spazi e a volte radicali operazioni di decluttering (13%).
In generale, si può dire che gli italiani stiano imparando a considerare tutto il ciclo di vita degli oggetti e a valutare varie opzioni per allungarne la vita utile: il 62% dichiara infatti che il bene acquistato verrà collezionato, oppure cessato il suo utilizzo verrà donato o rivenduto, allontanando così la sua dismissione e i conseguenti costi ambientali di smaltimento.
Seconda mano sul web
Se i mercatini delle pulci hanno comunque un fascino imbattibile, agli italiani piace sempre di più fare i propri acquisti comodamente dal divano di casa. Complice l’isolamento forzato da lock-down e le restrizioni dovute all’emergenza Covid, anche per il mercato dell’usato il 2020 ha visto una crescita dell’online, che oggi vale il 46% del settore, ovvero 10,8 miliardi di euro. In termini di numero di acquirenti, tra chi ha comprato o venduto oggetti usati nel 2020, il 63% ha scelto di farlo online, canale privilegiato sia per la velocità che per la comodità.
BVA Doxa e Subito.it sono poi andati nello specifico ad analizzare le tipologie di prodotti più comprate e vendute. Ai primi posti degli oggetti di seconda mano più acquistati ci sono libri e riviste (30%), arredamento e casalinghi (29%) e informatica (27%), mentre i più venduti sono arredamento e casalinghi (29%), abbigliamento e accessori (28%), e telefonia (21%).
Il futuro della Second Hand Economy
Il futuro del mercato dell’usato è roseo. Secondo i dati dell’Osservatorio, “per l’82% degli intervistati (+11% 2019) la second hand economy è destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, per via della crisi nel contesto economico attuale (66%), ma anche perché diventerà sempre più una scelta consapevole e green (49%), un ottimo strumento per risparmiare (44%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (28%)”.
Lo si deduce anche dalle abitudini delle fasce più giovani della popolazione. Per il 59% dei Millennials è un ottimo modo per dare valore alle cose. È inoltre una scelta sostenibile, come dichiarano i ragazzi della Generazione Z (59%), ma anche percepita come intelligente e attuale sia dalle Generazione Z (55%) che dai Millennials (52%).