Fallimento, delusione, insuccesso. Sono i commenti più utilizzati per definire i risultati delle COP del 2024, dalla COP29 di Baku a quelle dedicate a biodiversità e desertificazione. Giudizi che evidenziano la difficoltà di trovare accordi condivisi per affrontare con efficacia un problema complesso come i cambiamenti climatici, ma pure la scarsa volontà dei governi a prendere impegni risolutivi. A bloccarli sono le decisioni che possono risultare impopolari al proprio elettorato e ai molti lobbisti: almeno 1.773 quelli del comparto dei combustibili fossili solo al vertice di Baku, almeno secondo la coalizione Kick Big Polluters Out (KBPO). L’esito sono accordi considerati inadeguati dagli scienziati del clima per contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C e per tutelare biodiversità e suolo.

Se dai governanti mondiali non arrivano risoluzioni adeguate, ad attivarsi sono una moltitudine di piccole realtà territoriali in tutto il mondo con progetti locali specifici. Iniziative minimali, ma capaci di apportare benefici concreti sul territorio fornendo pure il loro contributo globale. Un approccio ispirato alla filosofia “agire localmente, pensare globalmente” emersa alla Conferenza di Rio +20 del 2012, a ribadire l’esigenza di attivarsi velocemente sui territori senza attendere le risoluzioni dei “grandi trattati” che rischiano di arrivare fuori tempo massimo per risolvere la questione ambientale.

A mostrare il potenziale dell’agire locale ci sono innumerevoli iniziative, comprese quelle promosse da Fondazione Cariplo con il progetto F2C – Fondazione Cariplo per il Clima avviato nel 2019 che prendiamo a esempio. Degli otto progetti finanziati (altre 3 sono attesi nel 2025), ne consideriamo due in qualche modo complementari perché attivati in ambiti diversi, montano e urbano.

Il “Bosco Clima” nel Verbano

Approvato nel 2021, “Bosco Clima” ha come capofila la comunità montana Valli del Verbano, ma coinvolge organizzazioni locali, come il Parco regionale Campo dei Fiori, il Centro per un appropriato sviluppo tecnologico e l’Università degli studi dell’Insubria, e 26 comuni, per lo più con meno di 2.000 abitanti. Realtà troppo piccole per avere risorse economiche e personale qualificato per programmare interventi di rilievo per contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Soprattutto in un territorio costituito per il 75% da boschi e più soggetto a patire i danni del climate change, come incendi, frane, smottamenti e altre calamità causate dagli eventi estremi.

Interventi possibili però con l’alleanza costituita dal progetto, che prevede 29 azioni in diverse aree. Le primarie riguardano la messa in sicurezza del territorio con opere per rafforzare i versanti montuosi e i tratti torrentizi, ma pure con attività a più ampia visione, come la realizzazione di vasche di laminazione per il contenimento delle acque meteoriche, la pianificazione forestale, la gestione delle attività agro-silvo-pastorali mediante la costituzione di consorzi forestali. Azioni pensate per prevenire il dissesto idrogeologico, ma con risvolti positivi anche sulla tutela della biodiversità e sulla mitigazione, con il rafforzamento della capacità dei boschi di assorbire i gas serra e di resistere alle più estreme condizioni climatiche future. Non solo. Gli interventi in corso d’opera assicureranno anche una maggiore protezione dei territori a valle.

La mitigazione con le CERS

Sul fronte della mitigazione, l’azione più rilevante riguarda l’energia, con l’avvio di uno sportello mobile per la consulenza su incentivi e agevolazioni per efficientamento energetico e installazione pannelli fotovoltaici, soprattutto, degli iter per la costituzione di alcune CERS (comunità energetiche rinnovabili e solidali) con il fine di incrementare la produzione di energia “verde” (in prevalenza da fotovoltaico) e, di conseguenza, abbattere l’uso delle fonte fossili e delle emissioni di gas serra e di inquinati.

Progetti ideati per avere risvolti sociali, con le agevolazioni derivate dalle installazioni “green” destinate in parte a rendere meno onerose le bollette delle famiglie più disagiate o ad altre iniziative per la cittadinanza. Di rilievo è pure l’attività informativa, con la realizzazione di laboratori didattici nelle scuole, il coinvolgimento dei commercianti per creare negozi clima-attivi (rispettano criteri ambientali minimi o promuovono un’offerta turistica sostenibile) e le azioni per il coinvolgimento e la sensibilizzazione della popolazione.

A Brescia c’è "Un filo naturale"

Contesto molto diverso, quello prettamente urbano, per "Un Filo Naturale", il progetto con capofila il comune di Brescia e il parternariato di Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), AmbienteParco e Parco delle Colline di Brescia. L’ambizione è di trasformare la sfida del cambiamento climatico in opportunità attraverso 30 azioni concepite per far fronte a tre visioni urbane.

La prima è la “città oasi”, che punta a combattere le ondate di calore con la creazione di ombra e fresco forniti da nuovi parchi urbani, il rinnovo delle alberature stradali con piante resilienti, la realizzazione di “tetti verdi” e di interventi di riqualificazione come la de-pavimentazione con contestuale realizzazione di rain garden. In realtà, l’associazione tra “problema” e “risoluzione” non è lineare, poiché la maggior parte degli interventi ha effetti plurimi, con quelli citati funzionali non solo per il benessere climatico, ma anche per il potenziamento della biodiversità e della cattura della CO₂, per la riduzione dell’inquinamento, per la creazione di contesti urbani più sani e inclusivi o per una migliore gestione dell’acqua e per un drenaggio urbano efficace.

Obiettivi, questi ultimi, che rientrano nella seconda visione, la città spugna, pensata per incrementare la permeabilità urbana e prevenire fenomeni alluvionali e ottenuta anche con altre azioni, come la gestione forestale nelle alture intorno alla città con le medesime finalità descritte per “Bosco Clima”.

La terza visione è la “città per le persone”, finalizzata a creare spazi belli e vivibili per garantire il diritto alla salute, alla mobilità lenta, all’incontro e all’inclusione. Come per le altre visioni, le azioni sono molteplici, incluse alcune di quelle citate. Tra le più interessanti citiamo il piano per incentivare gli spostamenti “green”: sviluppare un’app per smartphone che confronti gli impatti delle diverse modalità di trasporto e premi i cittadini che scelgono le soluzioni a minore impatto, con crediti trasformabili, ad esempio, in biglietti per i mezzi pubblici, sconti nei teatri e altre attività.

Comunicare per la condivisione

Tra le molte altre azioni previste, diverse riguardano la comunicazione, ritenuta essenziale per ottenere risultati più efficaci. L’intento è molteplice, con due prevalenti. Il primo è sensibilizzare i cittadini sui cambiamenti climatici e i suoi effetti attraverso strumenti come laboratori e seminari, attività esperienziali, visite guidate nei parchi o divulgazioni di contenuti scientifici. Il secondo è arrivare a soluzioni condivise con i comitati di quartiere e gli abitanti attraverso percorsi di ascolto, partecipazione e co-progettazione degli interventi.

Un fine ritenuto fondamentale, seppur più ostico e lento, soprattutto per opere che incidono sulla vita delle persone, come, ad esempio, la possibilità di rimuovere dei parcheggi per auto per fare posto a una ciclabile o a un rain garden, già rilevatosi efficace nel contenere allagamenti durante le intense piogge autunnali.

L’importanza delle alleanze

A fornire maggiori dettagli sulle strategie per la transizione climatica è Elena Jachia, direttrice dell'Area ambiente di Fondazione Cariplo. “Per promuovere e realizzare interventi di mitigazione e adattamento, pensiamo sia fondamentale sviluppare alleanze territoriali che mettano in rete diversi attori del territorio con il quale trovare soluzioni funzionali per contenere le emissioni di gas serra o per ridurre l’impatto dovuto degli eventi estremi”, spiega.

“Ne sono un esempio le CERS, soluzione efficace per produrre energia rinnovabile avvalendosi degli incentivi pubblici esistenti e sviluppando coesione sociale tra i cittadini e le istituzioni locali, come comuni, parrocchie, associazioni ed enti del terzo settore. Oltre che per le CERS, le alleanze territoriali sono la base anche per lo sviluppo delle Strategie di transizione climatica. Negli 8 progetti finora finanziati, il partenariato richiesto era formato da almeno 3 soggetti: un’amministrazione locale o una comunità montana, un parco e un soggetto del terzo settore ambientale. E anche tra le 8 realtà locali abbiamo creato una comunità di pratica, con l’obiettivo di favorire lo scambio delle esperienze maturate e l’aiuto reciproco.”

Collaborazione, consulenza e formazione

La collaborazione, continua Jachia, “deve avvenire anche all’interno delle singole realtà. Ad esempio, nelle amministrazioni pubbliche siamo riusciti a fare dialogare e collaborare diversi assessorati, come quelli dell’ambiente, della mobilità o dei servizi sociali. Un dialogo non scontato e molto importante per indirizzare verso la sostenibilità ambientale l’intera amministrazione. Di fatto, gli aiutiamo a ripensare il futuro della città e a congiungere gli sforzi verso obiettivi condivisi, altrimenti può capitare che realizziamo un progetto virtuoso per poi vedere approvare un PGT, piano di governo del territorio, che incrementa il consumo del suolo”.

Di rilievo è pure il supporto tecnico dei progetti, importante per supplire alla carenza di personale con competenze in materia nelle amministrazioni, anche delle città più grandi. “Oltre ai contributi economici, garantiamo come Fondazione Cariplo un’assistenza tecnica, che consiste in un accompagnamento da parte di consulenti ed esperti qualificati, oltre che a formazione specifica. La consulenza si concentra non solo su aspetti tecnico-progettuali, ma include anche il supporto per reperire altre risorse economiche, tramite bandi nazionali ed europei o altre opportunità, per proseguire le attività di mitigazione e adattamento in futuro. In questo modo, i nostri progetti diventano degli apripista di un percorso verso la sostenibilità ambientale dell’intero territorio.”

 

Immagini: Envato