Da Cernobbio - La terza giornata del Forum TEHA, The European House – Ambrosetti conclusosi domenica 8 settembre a Cernobbio ha visto nuovi attacchi del governo contro la transizione ecologica. Il titolare dell’assalto questa volta è il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che dopo aver negato un nuovo round di incentivi per l’auto elettrica fissa una data dello scontro sulle e-car: il 25 settembre.

In quella data durante un vertice sul settore promosso dall'Ungheria di Orban, il ministro avanzerà la proposta di anticipare alla prima parte del 2025 la revisione sullo stop alla produzione di veicoli endotermici entro il 2035, anticipando di un anno la revisione nell'ambito del Green Deal dell'UE. Urso, il giorno successivo, il 26, rilancerà la proposta al consiglio dell'UE sulla competitività, con il supporto di altri ministri europei.

Il problema per il ministro "non è solo italiano, è europeo" ed è diventato attuale in Germania, dopo che Volkswagen, il secondo produttore mondiale di auto, ha ventilato − per la prima volta in 87 anni di storia − la chiusura di impianti di produzione di veicoli e di componenti "se non si interviene rapidamente", come dichiarato dall’AD della società automotive.

Adolfo Urso e la revisione anticipata del Green Deal

“L'Europa rischia il collasso a causa della concorrenza dei costruttori cinesi”, ha dichiarato Urso, ribadendo come Pechino sia favorita dalla maggior disponibilità di materie prime per le batterie e dai costi di produzione più bassi. Niente annunci però sulla strategia EU sulle materie prime critiche, né su come comunque dovranno attrezzarsi i gruppi europei per convertirsi all’elettrico, ennesimo stop & go che danneggerà la pianificazione industriale.

Se non sarà così, tuona Urso davanti al gotha dell’imprenditoria italiana, “ci sarà un'ondata di scioperi in Europa […]. Il processo del Green Deal prevede una clausola di revisione entro la fine del 2026, ma chiunque conosca il sistema produttivo sa che gli investimenti si fanno se c'è certezza”, ha sottolineato il ministro. “Chiedo di anticipare questa decisione perché se lasciamo l'incertezza fino al 2026, si rischia un'ondata di scioperi e proteste europee come hanno fatto gli agricoltori e rischiamo il collasso dell'industria", ha aggiunto il ministro delle Imprese, precisando che chiederà “l'anticipo per la prima parte del prossimo anno, per rivedere il processo, la tempistica e la modalità per giungere alla sostenibilità ambientale nel nostro continente."

Poi ha concluso: "Se si vogliono mantenere tempi stringenti occorre sostenere l'industria con imponenti risorse pubbliche europee, con un piano tipo PNRR per l'automotive e comunque la tempistica deve essere adeguata alla sostenibilità economica produttiva e sociale del nostro paese". Tematica ripresa, in maniera meno articolata, anche dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che si è limitato a chiedere una revisione allo stop all'endotermico al 2035. Senza però nessuna prospettiva di sistema su trasporti pubblici, infrastrutture di ricarica elettrica né per nuovi carburanti, tanto cari all’esecutivo.

Matteo Salvini

Elly Schlein al Forum Ambrosetti di Cernobbio

Accolta bene dal Forum la leader dell’opposizione, Elly Schlein. "Le imprese hanno bisogno di programmare: bisogna fare uno sforzo e in questo, se vogliamo lavorare insieme nella prossima manovra, noi con approccio pragmatico ci siamo sempre stati. Come abbiamo detto che avremmo aiutato l'attuazione del PNRR", ha affermando facendo scattare un applauso convinto la segretaria del Partito democratico. Ed è stata l’unica a rilanciare sulla transizione verde, proponendo di estendere il piano Next Generation Europe per aumentare l’integrazione europea e sostenendo l’esigenza di sviluppare le filiere italiane sul green e sulle tecnologie digitali.

Temi che uniscono una buona parte degli imprenditori, alcuni di questi non certo impressionati dalla svolta anti-green del governo e preoccupati di un disallineamento europeo e di una marcia indietro dagli investimenti green. Indubbiamente Cernobbio è stato un buon termometro per comprendere le linee di sviluppo del governo dei prossimi tre anni: transizione sì ma senza fretta, mix iperdiversificato, poche rinnovabili, zero discorsi sull’efficientamento energetico, auto elettrica il nuovo spauracchio e tanto, tantissimo nucleare.

Elly Schlein

 

In copertina: Adolfo Urso. Immagini: Forum TEHA di Cernobbio