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Teheran sprofonda, e con lei buona parte dell'Iran. Non è una metafora della crisi politica e ambientale del paese, ma la realtà fattuale. A causa del prelievo eccessivo di acqua dalle falde, aggravato da una scarsità idrica ormai strutturale, il suolo di vaste porzioni della capitale si abbassa fino a 30 centimetri l'anno, minacciando edifici e infrastrutture.

La situazione, che si somma ad altre criticità ambientali che gravano sulla città, si è fatta tanto critica che il presidente Pezeshkian ha rilanciato una vecchia, quanto improbabile, idea: spostare la capitale sul Golfo di Oman.

Una crisi in accelerazione

Crepe negli edifici e sulle strade, finestre e porte che non si chiudono più, lavori continui sulla rete ferroviaria. Sono scene familiari per 3 dei 12 milioni di abitanti dell'area metropolitana di Teheran, e quasi quotidiane per i 350.000 che vivono nelle zone più colpite.

La subsidenza − l'abbassamento del terreno a causa della compattazione di parte del sottosuolo, causata soprattutto dall'eccessivo sfruttamento delle falde acquifere − prosegue da circa trent'anni, ma ora accelera: 18 centimetri l'anno, con punte di oltre 30. Il fenomeno colpisce in particolare Shahriar, a nord-ovest della città, a vocazione agricola e il sud-ovest (inclusi quartieri storici e densamente abitati come Yaft Abad), e interessa l'aeroporto internazionale, 14 fermate della metropolitana e importanti linee ferroviarie.

"Il danno varia con le caratteristiche degli edifici e del terreno", spiega a Materia Rinnovabile Mahdi Motagh, dell'Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam, tra i massimi esperti del problema in Iran. "Gli effetti non sono necessariamente più gravi dove l'abbassamento è maggiore. La pendenza causata da assestamenti differenziali tra le infrastrutture e le aree circostanti gioca un ruolo altrettanto significativo."

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Le cause ambientali della subsidenza e il sogno del trasloco della capitale

In generale, le ragioni della subsidenza possono essere molte, dalla naturale compattazione dei sedimenti al peso degli edifici all'estrazione di idrocarburi, ma la principale è l'estrazione eccessiva di acqua, e a Teheran ne è praticamente l'unica responsabile. Oggi le falde della capitale sono sovrasfruttate da agricoltura, industria e pozzi per l'uso domestico, mentre la loro ricarica è ostacolata dall'eccessiva cementificazione. Anche se pesa poco sul PIL cittadino, il settore con più responsabilità è di gran lunga l'agricoltura.

Subsidenza e scarsità d'acqua non sono le uniche criticità ambientali che ruotano intorno alla capitale. Teheran sorge in una zona ad altissimo rischio sismico. La sua posizione a oltre 1.000 metri di quota in una zona semiarida, la sua crescita disordinata e il conseguente grande traffico la rendono tra le capitali più inquinate al mondo.

Una combinazione di fattori che nello scorso marzo ha portato il governo a rispolverare un progetto vagheggiato sin dalla Rivoluzione islamica del 1979: spostare la capitale nella regione del Makran, in una posizione considerata strategica sulla costa. Dopo l'Indonesia, l'Iran diventerebbe il secondo paese a trasferire la città principale (anche) a causa della subsidenza.

Tra costi enormi e il dato di fatto che anche sulla costa l'acqua dolce scarseggia, l'idea sembra per ora poco realistica. Il quadro di una Teheran inabitabile dipinto dalle stesse autorità, però, mette in evidenza l'urgenza di piani più concreti per correre ai ripari.

Subsidenza, un problema nazionale

In Iran la subsidenza non riguarda solo Teheran, tutt'altro. Il paese figura tra i cinque più colpiti al mondo sia per estensione che per velocità dello sprofondamento. Il problema, secondo un recente studio (che comprende anche una mappa interattiva) di cui Motagh è coautore, colpisce il 3,5% del paese: 56.000 chilometri quadrati di cui 3.000 con tassi superiori ai 10 centimetri l'anno.

Possono sembrare aree piccole rispetto alla superficie del paese, ma corrispondono alle pianure interne più popolate e produttive, con 14 milioni di abitanti (un quinto della popolazione) e gran parte della produzione agricola e industriale. Risulta a rischio il 15% delle linee ferroviarie e 8 dei 61 aeroporti iraniani di medie dimensioni. Il cedimento del terreno affligge anche siti di inestimabile valore storico, come Persepoli.

"Tutto l'Iran è interessato, perché sprofondano tutte le aree sviluppate. Si salva solo una provincia, Gilan", spiega Motagh, che aggiunge: "Le cause di subsidenza e scarsità idrica sono tutte umane, ma il cambiamento climatico le aggraverà. Il livello raggiunto è tale che oggi, a mio avviso, è impossibile da risolvere davvero."

Come a Teheran, il fenomeno è collegato soprattutto all'agricoltura, in particolare dove prevalgono coltivazioni redditizie ma idrovore: a Rafsanjan, celebre per i pistacchi, il suolo si abbassa di oltre 37 centimetri l'anno.

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Un termometro della crisi idrica

La subsidenza è anche un indicatore impietoso del progressivo svuotamento degli acquiferi nel paese. Ogni anno, si legge nello studio di Motagh, nelle falde mancano all'appello oltre 1,7 milioni di metri cubi d'acqua. Il clima arido, l'isolamento politico e la retorica dell'autosufficienza agricola aggravano la situazione.

Il governo punta soprattutto a grandi opere come la desalinizzazione (con 65 impianti già esistenti e 95 in costruzione o pianificati) ed enormi progetti di diversione delle acque verso regioni sviluppate in difficoltà.

"Le soluzioni tecnologiche possono aiutare, ma serve prima di tutto cambiare modello di sviluppo, passare da quello guidato dall'estrazione delle risorse a uno basato sulla sostenibilità. Questo richiede nuove politiche e modelli economici per lo sviluppo agricolo che non si concentrino sui prossimi 5 o 10 anni, ma sui prossimi 50 o 100. Ma tutto questo manca ancora", sospira Motagh.

Subsidenza, un problema globale

La subsidenza è un fenomeno globale: oltre 2 miliardi di persone vivono su terreni che sprofondano di oltre mezzo centimetro l'anno, concentrati soprattutto nell'Asia orientale (in Cina è colpito il 45% delle aree urbane e un terzo della popolazione). Nelle zone costiere e nei delta fluviali, i suoi effetti si sommano al sollevamento degli oceani aumentando esponenzialmente inondazioni e allagamenti.

Mentre in Iran il fenomeno presenta il conto, all'altro estremo dello scacchiere geopolitico gli Stati Uniti scoprono che 25 delle 28 aree urbane più grandi del paese stanno sprofondando. Quando la terra cede sotto i piedi, perfino i nemici storici si trovano dalla stessa parte. O almeno dovrebbero.

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In copertina: Teheran fotografata da Milad Fakurian, Unsplash