La seconda legislatura di Ursula von der Leyen si preannuncia ricca di sfide: difesa comune, decarbonizzazione, finanza sostenibile e intelligenza artificiale sono solo alcuni dei temi in agenda. Ma c'è un dossier su cui l’Unione Europea potrebbe essere pronta a muoversi senza particolari rinvii: la revisione delle politiche agricole e alimentari europee. Il 19 febbraio, il vicepresidente della commissione UE, Raffaele Fitto, e il commissario all’agricoltura, Christophe Hansen, presenteranno la Visione UE sull’agricoltura e l’alimentazione.
Questo documento rappresenta il primo passo verso un pacchetto di riforme atteso per il secondo trimestre del 2025. L’obiettivo? Semplificare la Politica agricola comune (PAC), storico pilastro della coesione UE, e concedere agli stati membri maggiore flessibilità nella gestione dei loro piani strategici. Tra le misure previste, si parla anche di un possibile divieto delle pratiche commerciali sleali e di una revisione del bilancio agricolo europeo, che vale circa 400 miliardi di euro, quasi un terzo del budget pluriennale UE.
Insomma, un piatto difficile da digerire vista l’inerzia degli ultimi sessant’anni di PAC, ma che sembra ricomporre il conflitto vissuto alla fine della scorsa legislatura tra le politiche agricole e quelle ambientali. Se ci si è fin qui riusciti, il merito va infatti al Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura, lanciato a gennaio 2024 dalla stessa von der Leyen. Un esperimento politico che grazie a un diverso bilanciamento di interessi (leggasi: meno colossi agroindustriali e ministri, più società civile, scienza e piccoli produttori) in questi mesi ha prodotto proposte e un buon grado di intesa intorno alla necessità di “riconciliare l’agricoltura con la natura”, con un orizzonte temporale di 15 anni. Nulla è però ancora deciso. Resta da vedere se tutte le priorità emerse nel Dialogo strategico troveranno spazio nella Visione che sarà presentata il 19 febbraio.
Le priorità del Dialogo strategico
Come ricostruisce l’ONG European Environmental Bureau, a partire da gennaio 2024 29 rappresentanti di spicco provenienti dai settori agroalimentari europei, dalla società civile, dalle comunità rurali e dal mondo accademico si sono incontrati a Bruxelles per avviare i colloqui del Dialogo strategico, che si sono svolti attraverso sette tavole rotonde. Questo gruppo ha ridotto l'influenza dei tradizionali attori politici, come i produttori intensivi e i ministri dell'agricoltura, che per decenni “hanno dominato il settore”, permettendo mesi di dialogo costruttivo e creando un ambiente favorevole alla cooperazione, culminato in un incontro di 16 ore ad agosto, che ha portato a un accordo unanime su sfide e raccomandazioni per i politici, con un orizzonte di 10-15 anni. L'obiettivo era “riconciliare l'agricoltura con la natura” senza compromessi, integrando aspetti economici, ambientali e sociali lungo tutta la catena alimentare, affinché le pratiche sostenibili siano anche finanziariamente vantaggiose per tutti gli attori coinvolti, dai produttori ai consumatori.
Le priorità di intervento frutto del Dialogo includono il riconoscimento dell'urgenza del cambiamento, con l'agricoltura come settore strategico per l'Europa. I 29, con l’avallo della stessa presidente UE, propongono di reindirizzare il bilancio agricolo dell'UE verso le aziende più vulnerabili, come le piccole, giovani e quelle nelle aree marginali, legando i fondi a risultati ambientali concreti. Sarebbe poi necessario creare un nuovo Fondo per la transizione giusta, con il supporto della Banca europea per gli investimenti, e garantire agli agricoltori prezzi equi che coprano i costi di produzione, affrontando le pratiche commerciali sleali. Infine, i governi dovrebbero promuovere politiche che favoriscano diete più sane, rendendo gli alimenti vegetali più accessibili ed economici. Secondo EEB, queste linee di intervento rappresentano “un salto nella giusta direzione”, simile alla strategia UE esistente, meno quantitativo ma con una maggiore attenzione al miglioramento dei redditi agricoli e alla riforma radicale del bilancio agricolo dell'UE.
Cosa succede ora?
Il consenso emerso grazie al Dialogo è diventato un pilastro della nuova agenda europea. La presidente von der Leyen lo ha definito una “base solida” per riformare il settore, chiedendo ai commissari di seguirne le raccomandazioni. Nella lettera di incarico al nuovo commissario all’agricoltura e all’alimentazione Hansen emergono impegni su sussidi più equi, sostenibilità e supporto ai giovani agricoltori. Tuttavia, manca il riferimento al nodo delle diete degli europei, nonostante il titolo dell’incarico lo includa ora esplicitamente. Nel frattempo, la Commissione ha istituito un Advisory Board con rappresentanti di ONG, agricoltori alpini e lobby industriali come CropLife e FEFAC. Secondo gli ambientalisti, però, questa composizione rischia di favorire gli interessi delle grandi aziende a scapito delle riforme.
Il 19 febbraio sarà quindi il primo vero banco di prova, con la pubblicazione della Visione per l’agricoltura e l’alimentazione. Al centro ci sarà la vulnerabilità nell’approvvigionamento europeo di fertilizzanti (le importazioni dalla Russia sono in crescita dal 2021) e di cereali destinati all’alimentazione animale. Il tema centrale resta la riforma della PAC, attesa per l’estate 2025, ma il processo si annuncia complesso secondo EEB: pur essendo la prima consultazione su larga scala, a oggi ha escluso ministri e parlamentari europei, sollevando dubbi sulla trasparenza del dibattito.
Intanto, mentre gruppi industriali e ONG chiedono di attuare il consenso nella sua interezza, la resistenza arriva dalle grandi aziende agricole, principali beneficiarie dei sussidi UE. Il fronte più ostile è quello dei paesi di Visegrad, dove, secondo un'inchiesta del New York Times, i fondi agricoli europei finiscono nelle mani di pochi potenti legati a fenomeni di corruzione. Anche Coldiretti, il sindacato agricolo italiano, si oppone ad alcune raccomandazioni del consenso, mentre Copa-Cogeca, la principale lobby del settore, colpita da recenti scandali, spinge per un processo più lento, nel tentativo di preservare lo status quo.
Il futuro dell’agricoltura europea è da rivedere
“Deliberatamente opaca, compromette gravemente gli obiettivi ambientali dell'Unione europea ed è falsata dalla corruzione e dall'autocelebrazione.” Se questa sintesi del New York Times evidenziava già in passato la necessità di rivedere le politiche agricole comunitarie, le più recenti conclusioni dell'Agenzia ambientale dell'UE (EEA) non fanno che confermare questa urgenza: l'agricoltura rappresenta la principale causa di pressione su habitat e specie. L'uso eccessivo di pesticidi chimici, fertilizzanti e irrigazione su larga scala ha degrado gli ecosistemi, la biodiversità e i terreni, inquinando le risorse idriche e contribuendo all'eutrofizzazione di almeno un quarto degli ecosistemi marini europei. Inoltre, la perdita di diversità genetica delle colture mina la sicurezza alimentare, mentre i suoli europei, già in difficoltà, continuano a diventare meno produttivi. Oggi si stima infatti che il 60-70% dei terreni dell’Unione Europea (UE) non goda di buona salute.
Per questo la strategia Farm to Fork (“dalla fattoria alla tavola”) con l’obiettivo di realizzare “sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell'ambiente”, è al centro del Green Deal europeo fin dalla sua introduzione. Come prevedibile, nonostante l’entrata in vigore della nuova PAC 2023-2027 (con tanto di rinnovo di sussidi ambientalmente dannosi), negli ultimi cinque anni la scelta ha svelato tutti i suoi corollari di tensione. Basta richiamare le recenti e variegate proteste degli agricoltori su prezzi di fertilizzanti, energia e pesticidi, piuttosto che l’iter di annacquamento della Legge sul ripristino della natura. Ma non solo.
Il Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura voluto da von der Leyen è nato soprattutto per affrontare collegialmente una crisi di sistema, anche sociale. In Francia circa la metà delle aziende agricole ha debiti superiori a 400.000 euro, con un tasso di suicidi tra gli agricoltori superiore del 20% rispetto alla media nazionale. Negli ultimi 15 anni, 5,3 milioni di aziende agricole hanno chiuso. In Germania, la chiusura di circa 36.000 aziende agricole nel decennio fino al 2020 ha comportato una media di 10 fallimenti al giorno. Questa tendenza potrebbe intensificarsi con il pensionamento degli agricoltori.
Se tu o una persona che conosci state pensando al suicidio, puoi contattare il Telefono Amico. Se si tratta di una situazione di emergenza puoi chiamare il 112
In copertina: Christophe Hansen fotografato da Mathieu Cugnot © European Union 2024