Nonostante la sua produzione abbia un impatto ambientale maggiore rispetto ad altri tessuti naturali, la seta, lavorata originariamente in Cina probabilmente già nel 6000 a.C., è nota per le sue proprietà di resistenza, oltre a prestarsi ad attività di rigenerazione e riutilizzo in diversi settori.

Tessuto pregiato per eccellenza, che all’apice della sua popolarità valeva il suo peso in oro, la seta è anche un prodotto rinnovabile con un incredibile impatto sull’ecosistema, la cui domanda richiede la messa a dimora di alberi. Le foglie di questi ultimi, infatti, sono necessarie per nutrire i bruchi della seta. Questi bruchi producono un ampio quantitativo di escrementi che, nel corso degli anni, creano un sottile strato di suolo. La simbiosi dell’albero con i bruchi rigenera il terreno: racconta Gunter Pauli in Economia in 3D che “la rinascita del top soil è una delle storie meno raccontate delle meraviglie della seta”.

La via asiatica alla seta

Tra innovazione e tradizione, la produzione asiatica della seta è ancora oggi un patrimonio da proteggere e migliorare. L’ONG cambogiana Golden Silk, nata nel 2002, ha incorporato nella produzione della seta la cultura Khmer di conservazione e minimizzazione degli sprechi. L’economia circolare pervade le diverse attività di questa piccola comunità rurale tra le ultime rimaste a coltivare bachi di seta dorati nonostante producano meno seta della più comune varietà bianca: da 300 a 400 momme − unità di misura del filo di seta − per bozzolo contro le 1.400 momme della bianca.

La produzione artigianale di Golden Silk, oltre a preservare le tradizioni e supportare l’occupazione femminile locale, è alimentata da pannelli solari, non usa acqua per irrigare le piante e riutilizza le foglie di gelso non mangiate dai bruchi, i loro escrementi e gli scarti delle piante tintorie naturali quali cortecce di alberi e frutti per produrre compost per nutrire i gelsi. Oltre a coltivare i propri alberi tintori come il chambak, che fornisce frutti per una tintura scura, quasi nera, e il prohut, la cui corteccia produce un colore giallo naturale, Golden Silk coltiva anche diversi tipi di bambù per farne utensili da usare nei diversi processi di produzione della seta.

Combinando le tecniche tradizionali di sericoltura con l'agricoltura rigenerativa, le nuove tecnologie e la ricerca per produrre seta etica e sostenibile, Bombyx ha puntato a creare una catena di approvvigionamento verticale che aumenti la domanda di migliori metodi di produzione della seta, basandosi sulla rotazione e sull’alternanza delle colture così come sull’introduzione di pollame per controllare i parassiti e migliorare la fertilizzazione del suolo. Lavorando con la natura e non lottando contro di essa, Bombyx ha abbracciato l'agricoltura a terrazze che consente un'irrigazione naturale e mantiene un consumo responsabile dell’acqua. La seta prodotta da Bombyx è stata usata dall’azienda inglese Bamford per una recente collezione.

Baco da seta Bombyx Mori su una foglia di gelso, unico cibo di cui può nutrirsi © Envato

Ricerca e innovazione circolare

Attiva da tre generazioni, Cosetex si è specializzata nel comparto di nicchia dei cascami di seta, quali bozzoli, fine trattura, noils, pettinati, vale a dire i residui che si accumulano nel corso delle lavorazioni principali del bozzolo di seta, cascami che già dalla fine del 1800 venivano raccolti dalle varie filande di seta presenti nella zona dell’alto Milanese. L’attività dell’azienda di Medolago si sviluppa all’interno di un mercato storicamente rivolto al riutilizzo di sottoprodotti da lavorazione in 100% seta per produzione di prodotti o semilavorati in un sistema alternativo a quello per il quale tali sottoprodotti sono stati creati.

Cosetex è oggi a capo di un progetto per la promozione di un nuovo modo di percepire la seta, le sue eccezionali proprietà strutturali e meccaniche, nonché le qualità termofisiologiche, chimiche, fisiche e biologiche di materiale per il futuro. Ha, infatti, sviluppato un centro di ricerca per nuove idee di mercato per una serie di progetti innovativi con protagonista la fibra di seta tra cui figurano i prodotti delle linee Re#Value Yarn e Re#Verse, filati in differenti composizioni e titolazioni con percentuali variabili di residui e scarti pre consumo invenduti ritrasformati in fibra. Ma anche SilkDust, che prevede la polverizzazione di fibra di seta per applicazioni di spalmatura, adesione elettromeccanica a superfici e supporti differenziati, e SilkSlab, pannelli rigidi e semirigidi fonoassorbenti di differenti spessori e finiture in 100% fibra di seta o lastre per prodotti di arredamento in fibre di seta da riutilizzo.

Tessuti circolari in seta

Il know-how italiano nel riciclo della seta è ampio soprattutto nel distretto tessile di Como. 2nd LIFE è il progetto di upcycling e moda circolare di Ratti strutturato in tre fasi. 2nd LIFE FIBERS, in collaborazione con la tedesca Freudenberg, trasforma la seta riusata e/o riciclata in un isolante innovativo, un’ovatta leggera e traspirante utile per l’abbigliamento sportivo e casual. 2nd LIFE PRINT sovracicla i capi invenduti che vengono ristampati, ritinti e rimessi sul mercato, mentre 2nd LIFE HYDRO riguarda la progettazione di un processo industriale che ripristina le performance e le funzionalità idrorepellenti delle giacche sportive, prolungando il ciclo di vita del capo e consentendone il riuso.

Mantero, altra azienda della provincia di Como, ha sviluppato Resilk, un processo tracciabile completamente Made in Italy, certificato Global Recycled Standard (GRS), studiato per rigenerare il filo di seta e creare tessuti innovativi con nuove decorazioni unici per morbidezza e calore. Realizzato per ridurre gli sprechi nati dagli scarti e dalle eccedenze di tessuti inutilizzati è stato sviluppato in partnership con Ecotec di Marchi & Fildi.

La seta artificiale

Considerando la preziosità e le potenzialità di questo tessuto, non sorprende che da anni aziende e centri universitari siano impegnati in ricerche per la creazione di seta artificiale. Alterando la seta prodotta dai bachi, i ricercatori del MIT hanno scoperto che possono creare un materiale chiamato fibra di seta rigenerata (RSF), due volte più rigida della sua controparte naturale, modellabile in strutture più complesse.

Altro esempio è la produzione di seta di ragno da parte dell’azienda giapponese Spiber che utilizza la fermentazione di precisione per programmare un microbo per produrre seta sintetica. Con la Brewed Protein, alternativa sostenibile e ispirata alla seta di ragno, è stato prodotto, in collaborazione con The North Face, la t-shirt Planetary Equilibrium Tee, che utilizza il nuovo tessuto mescolando la Brewed Protein con la cellulosa, e la Moon Parka, il primo capospalla al mondo con tessuto prodotto microbicamente.

 

Immagini (dove non specificato diversamente): © Golden Silk