Per il Regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggio è una corsa contro il tempo: l’obiettivo è metterlo ai voti prima della fine della legislatura, ad aprile 2024. Nell’attesa, il settore del plastic packaging si è riunito per fare il punto della situazione all’IG Summit organizzato da International Gate, azienda Svizzera di distribuzione internazionale di materie prime per il packaging alimentare in poliestere, in collaborazione con American Express. Un centinaio di ospiti provenienti da oltre 20 Paesi, tra cui Aldi, AMB Packaging, Coca-Cola, AMP Recycling, E&act, Veolia, erano presenti all’evento, tenutosi l’8 novembre presso il Wine Releais Villa Cordevigo, con l’obiettivo comune di rafforzare il commercio del packaging circolare.
Perché il plastic packaging rimane necessario in numerosi settori, dall’alimentare al biomedicale all’automotive, e sta cercando di evolversi proprio verso la circolarità anche grazie al riciclo chimico e meccanico e al PET come materiale pienamente riciclabile per gli imballaggi.
PET riciclato e sistemi di deposito cauzionale
L’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, riconosce il PET come la plastica più riciclata al mondo. Il maggior indice di raccolta si registra in Europa, dove circa il 70% di tutto il PET immesso sul mercato viene avviato al riciclo. L’uso maggiore del PET si ha per la produzione di bottiglie (poco meno della metà del consumo europeo di PET) ma solo il 60% delle bottiglie immesso al consumo viene recuperato, pur con differenze tra Paese. Dove esistono schemi di deposito cauzionale (DRS, deposit return systems), si raggiunge un tasso di raccolta mediamente del 95%, contro il 50% scarso nei Paesi UE che non li adottano, tra i quali l’Italia.
“In Germania c'è un deposito per ogni bottiglia di 25 centesimi di euro da pagare ‒ spiega a Materia Rinnovabile Marco Piscitelli, CEO di International Gate ‒ I consumatori riportano le bottiglie vuote proprio per non perdere quei soldi: è un grosso incentivo. Ci arriveremo anche noi? Non lo so: l’Europa vuole che i suoi Stati abbiano collection rate alti e l’Italia è al 77%, già buono, ma c’è margine di miglioramento.”
Secondo Antonello Ciotti, presidente di PetCore (Associazione europea degli utilizzatori e produttori di PET), la raccolta e lo smistamento tramite DRS potrebbero portare a un riciclo di oltre il 55% da bottiglia a bottiglia entro il 2030. Al momento, il PET riciclato destinato al bottle-to-bottle nel continente europeo è stimato da Zero Waste Europe intorno alle 540.000 tonnellate annue (su un totale di rPET generato ogni anno pari a 1,8 milioni di tonnellate), a fronte di un consumo complessivo superiore a 3,2 milioni di tonnellate, di cui il vergine vale poco più di 2,7 milioni di tonnellate.
Le sfide per la logistica nel 2024
Come riportato da International Gate, “nel 2023 si è registrato un incremento della capacità di trasporto containerizzato del 9% e si prevede un ulteriore aumento dell'11% nel 2024 e del 7% nel 2025. Dal 1° gennaio 2024 sarà effettivo l'ETS (Emission Trading System) per la progressiva riduzione dei gas serra, che porterà a un aumento dei noli ma, al momento, i dati indicativi variano significativamente tra le compagnie di navigazione”.
L’UE non ha inoltre rinnovato il regolamento CBER (Consortia Block Exemption Regolamento) che scadrà il 25 aprile 2024, “pertanto tutti gli armatori saranno pienamente soggetti alla regolamentazione antitrust. Ciò non impedirà alle compagnie di navigazione di costituirsi in consorzio ma potrebbe esserci il timore che alcuni armatori (probabilmente di piccole dimensioni) non ritengano più conveniente costituire un consorzio e cessino alcuni servizi”.
Lo scioglimento del consorzio 2M formato da MSC e Maersk (prima e seconda azienda al mondo per capacità di trasporto containerizzato) sarà definitivo nel 2025 e “non conoscono ancora le reali ricadute sul mercato, ma è certo che le strategie delle due società (probabilmente divergenti) avranno un impatto notevole già a partire dal 2024”. Infine, l’aumento delle tariffe del Canale di Suez avrà sicuramente un impatto sui noli e/o sulle rotte che ora attraversano questo canale.
Instabilità geopolitica e concorrenza estera
Presente all’evento anche Michele Bossi, analista senior di ICIS (Independent Commodity Intelligence Service), che è intervenuto sugli impatti e il mercato delle materie prime a livello globale. A questo proposito, anche l’instabilità geopolitica rappresenta una delle incognite maggiori per il mercato. L’aumento globale dell’inflazione potrebbe inoltre spingere molti Paesi ad attuare politiche restrittive. Casi a parte sono la Cina, che abbassa costantemente i tassi allo scopo di incoraggiare le banche commerciali a concedere più prestiti, e la Turchia.
Soprattutto da Pechino Antonello Ciotti mette in guardia l’Europa, esortandola a un riordino delle questioni antidumping, per “evitare di penalizzare proprio le aziende europee che dovrebbe tutelare”. Per esempio, spiega Ciotti, la direttiva SUP ha vietato i piatti di plastica usa e getta che se prodotti in PET “sono completamente riciclabili, a differenza di molte loro alternative, fatte spesso con materiali non riciclabili che arrivano dalla Cina, come la polpa di carta”.
Il contenuto di plastica riciclata nelle bottiglie
Leonor Garcia, Managing Partner di E&ACT, ha poi sollevato il problema di certe incongruenze non ancora chiarite nel nuovo regolamento imballaggi. Per esempio, ai fini degli obiettivi di riciclo, nel calcolo sul contenuto di plastica riciclata nelle bottiglie per bevande, viene conteggiata solo la plastica riciclata che rientra nell’ambito di applicazione del Regolamento sulla plastica riciclata (UE) 2022/1616. In altre parole, solo plastica riciclata proveniente da rifiuti post-consumo, ma il peso deve includere anche tappi, coperchi ed etichette: le bottiglie, quindi, dovranno contenere più PET riciclato di quanto richiesto dall’obiettivo al 2025.
In ogni caso, il 2025 è alle porte e sebbene molti proprietari di marchi e produttori di imballaggi siano ancora riluttanti a utilizzare l’rPET negli imballaggi a causa del costo più elevato rispetto al vPET, International Gate ritiene che “dalla seconda metà del 2024 si possa iniziare a vedere un maggiore utilizzo".
“Non dobbiamo demonizzare la plastica ma educarci al suo corretto uso”
Sui problemi legati e generati dalla plastica, dall’inquinamento alle emissioni di CO₂ alle microplastiche, Marco Piscitelli non ha dubbi: “Nascono da una cattiva gestione della plastica e dei suoi rifiuti”. Per questo serve “educare i cittadini fin da piccoli, nelle scuole, come succede in altri Paesi europei, ad avere un corretto rapporto con i rifiuti e il riciclo”.
“Il PET è la plastica che si può riciclare di più e ha un minore impatto di CO₂ rispetto ad altri materiali, come il vetro o l’alluminio, considerati riciclabili all’infinito ma a torto. Per esempio il PET fonde a 280°, mentre una bottiglia di vetro per essere riciclata deve arrivare a 1.200°. Quindi la carbon footprint del riciclo di vetro e alluminio è più alta del PET. Non dimentichiamo inoltre che la plastica ha una miriade di usi e applicazioni: non dobbiamo demonizzarla, ma educarci al suo corretto uso”.
Immagine di copertina: Envato