Da sempre il cosiddetto “risiko bancario” offre sensazioni forti: e dopo le operazioni lanciate da Unicredit e Banco BPM, oggi è la volta di MPS, la vecchia Monte dei Paschi di Siena fondata nel basso medioevo, che lancia su Mediobanca un'offerta pubblica di scambio totalitaria che valuta la banca d’affari milanese 13,3 miliardi di euro, e offre agli azionisti di Mediobanca che metteranno a disposizione le proprie azioni un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di Borsa di ieri (giovedì 23 gennaio).
Se l’offerta verrà accettata, Monte dei Paschi diventerà la prima azionista della merchant bank di Piazzetta Cuccia, e ne determinerà il futuro, probabilmente unificando le due banche sulla base di un piano industriale e con il delisting (l’uscita dalla quotazione) di Mediobanca dalla Borsa. L’operazione non risulterebbe concordata con i vertici della banca d’affari presa di mira, che con ogni probabilità la considereranno ostile.
Sembrerebbe invece sostanzialmente bene accolta dal governo, che attraverso il ministero del tesoro controlla la banca senese appena uscita da un lungo processo di crisi e risanamento. Le prime valutazioni formali saranno effettuate dal consiglio di amministrazione di Mediobanca che si riunirà nei prossimi giorni, quasi certamente all’inizio della prossima settimana. Naturalmente la BCE, la Banca centrale europea, e la Banca d’Italia dovranno preventivamente autorizzare l’offerta, valutando se MPS ha capitale a sufficienza per sopportare l’integrazione con Mediobanca.
Una nota della banca senese sottolinea come dall’unione tra MPS e Mediobanca “nasce un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali”. Il nuovo gruppo “proteggerà e favorirà lo sviluppo dei due già forti brand MPS e Mediobanca, preservandone il posizionamento e le competenze uniche e consentendo alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata”. La combinazione industriale vedrebbe una collaborazione tra la banca commerciale di MPS, forte nel credito a famiglie e imprese, e la banca d’affari di Mediobanca, specializzata nella consulenza e nella gestione dei patrimoni.
Da Caltagirone a Delfin, chi controlla le due banche
Monte dei Paschi è guidata da Luigi Lovaglio, un banchiere che nel giro di tre anni ha risollevato le sorti della storica banca senese, che è tornata a generare utili. Banca che vede ancora il ministero del tesoro italiano nel proprio capitale con l’11,7%, anche se di recente due gruppi privati molto famosi e potenti − quello dell’imprenditore (ed editore, proprietario di Messaggero e Mattino) Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio (gruppo Luxottica) − hanno acquisito quote significative prima controllate dal ministero di Giancarlo Giorgetti. Caltagirone possiede oltre il 5% di MPS, mentre la Delfin ne controlla il 9,78%. Nel capitale sono presenti anche il BancoBPM con il 5%, e Anima con il 4%.
Delfin e Caltagirone sono anche tra i maggiori azionisti di Mediobanca, rispettivamente con il 19,8%, e il 7,76%: insieme dunque detengono il 27,5% della banca d’affari, mentre il patto di consultazione che lega una serie di soci industriali vicini al management − l’AD è Alberto Nagel − raggruppa l’11,40% degli azionisti. Ne fanno parte il gruppo Mediolanum (3,49%), la Fin.Priv (che ha al suo interno Generali, Italmobiliare, Pirelli, Stellantis, Telecom e Unipol), Monge, il Gruppo Gavio, Finpog Italia (gruppo Doris), il gruppo Ferrero, il Gruppo Luchini, il gruppo Pecci e, con quote minori, ancora Tosco-Fin, Smil, Plt Holding (famiglia Tortora), Fin.Fer (Gruppo Pittini) , Vittoria Assicurazioni, Mais, Valsabbia Investimenti, Romano Minozzi.
Cosa significa l’operazione MPS-Mediobanca
Vale la pena di osservare che mai finora si era tentato di entrare in modo ostile nel capitale di Mediobanca, banca d’affari che per lunghi anni, sotto la guida di Enrico Cuccia, ha fatto sedere intorno allo stesso tavolo i più importanti imprenditori e finanzieri italiani. Secondo, già abbiamo detto che se andasse in porto l’operazione costituirebbe il terzo gruppo bancario nazionale − dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo − sostanzialmente sotto la leadership dei due gruppi Delfin e Caltagirone, con possibili ripercussioni anche sulle sorti della grande compagnia assicurativa Generali, di cui Mediobanca controlla il 13%. In caso di successo dell’offerta di scambio, la famiglia Del Vecchio sarebbe il primo socio di Mediobanca con il 16% circa, Caltagirone si posizionerebbe intorno all’8% e il ministero del tesoro scenderebbe di poco sotto il 5%. Il nuovo gruppo conterebbe su oltre sei milioni di clienti, con una capitalizzazione che andrebbe oltre i 20 miliardi di euro.
La posizione del governo
Fino alle ore 13 di venerdì 24 gennaio, dal governo di Giorgia Meloni non sono arrivate reazioni ufficiali, ma in una conference call con gli analisti, l’AD di Montepaschi Luigi Lovaglio ha ricordato che questa idea era stata prospettata al ministero dell’economia sin dal lontano dicembre del 2022. E di sicuro il MEF (e quindi il governo Meloni) non è contrario, altrimenti i suoi rappresentanti non avrebbero votato (un voto unanime, dice l’agenzia di stampa Radiocor) il via libera nel consiglio di amministrazione di MPS.
A rompere il silenzio è stato poi il ministro Antonio Tajani, che a margine di un evento al Foro Italico di Roma ha risposto a una domanda dei giornalisti sull'operazione MPS-Mediobanca dicendo: "Siamo sempre stati per il libero mercato se serve a rafforzare il sistema bancario, che in Italia è già sano, più di altri. Tutte le iniziative di libero mercato di questo tipo sono benvenute. Per noi bisogna procedere alla privatizzazione MPS e andare avanti in questa direzione, come abbiamo sempre chiesto".
Monte dei Paschi e Mediobanca, la reazione dei mercati
Naturalmente l’offensiva di MPS ha agitato il mercato di Borsa, che al momento registra una crescita inferiore al punto. Opposte le reazioni dei due titoli coinvolti: Mediobanca sta correndo, con un +5,49%, mentre Montepaschi perde il 6,50%. In altre parole, Piazza Affari sembra ritenere che il prezzo offerto da MPS non sia sufficiente e punta già su un rilancio. Opinione che appare condivisa dalle prime reazioni a caldo degli analisti: per Equita "il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo Monte Paschi”. Secondo KBW, d'altra parte, “il potenziale di sinergie è limitato” e l'offerta ”ha limitate chance di successo”.
In copertina: la sede in piazza Enrico Cuccia di Mediobanca, Mediobanca