Si potrebbe tradurre come “stretta fondiaria” ‒ un concetto che va oltre il land grabbing raccontato dall’ottimo volume di Stefano Liberti ‒ l’espressione che dà il titolo al nuovo report Land Squeeze di IPES-Food. Racconta di come la disuguaglianza fondiaria sia in aumento in tutte le regioni del mondo, mentre gli agricoltori e le comunità che garantiscono la sicurezza alimentare e gestiscono la terra sono costretti ad andarsene.
L'impennata dei prezzi dei terreni, l'accaparramento delle terre e i programmi di riduzione delle emissioni di carbonio stanno creando una “stretta fondiaria” dalla portata senza precedenti che minaccia agricoltori e produzione alimentare.
Cos’è il land squeez
A distanza di quindici anni dalla crisi finanziaria globale del 2008 che ha scatenato un'enorme ondata di incetta di terre, i prezzi dei terreni a livello mondiale sono raddoppiati ‒ in Europa centrale triplicati ‒ e gli agricoltori e le comunità rurali sono schiacciate. Aumento dei prezzi dovuto anche alla corsa a enormi aree agricole usate per compensare le emissioni di carbonio e per altre forme di “accaparramento verde” come i combustibili puliti, che si aggiungono alle pressioni derivanti dall'accaparramento di terre convenzionali. Tutto ciò ha portato all’acquisto di grandi quantità di terreni agricoli da parte di governi, aziende e investitori, che mette a rischio la produzione alimentare.
Enormi aree agricole vengono acquisite da governi e aziende per questi “acquisti verdi” ‒ che ora rappresentano il 20% delle transazioni fondiarie su larga scala ‒ nonostante le scarse prove di benefici per il clima secondo il report. Gli impegni assunti dai governi per la rimozione delle emissioni di carbonio dai terreni ammontano da soli a quasi 1,2 miliardi di ettari, pari al totale dei terreni coltivati a livello globale. Si prevede che i mercati di compensazione del carbonio quadruplicheranno nei prossimi sette anni.
Questa tendenza globale alla requisizione di terreni e aree verdi sta colpendo in particolare l'Africa subsahariana e l'America Latina. Come conferma Susan Chomba, esperta di alimentazione di IPES Kenya, “in Africa, governi potenti, compagnie inquinanti di combustibili fossili e grandi gruppi di conservazione si stanno facendo strada nelle nostre terre sotto l'apparenza degli obiettivi verdi, minacciando direttamente le stesse comunità che sopportano il peso del cambiamento climatico.”
Land grabbing, green grabbing e le altre cause del problema
Lo studio denuncia il land squeeze nelle sue varie forme, dal land grabbing 2.0 al green grabbing. Anche a causa dell’impennata dei prezzi a seguito del Covid-19 e della guerra in Ucraina, con attività di land grabbing 2.0 la proprietà della terra viene trasferita dagli agricoltori agli attori finanziari. Il green grabbing è invece lo sfruttamento degli ecosistemi a scapito delle popolazioni locali, per esempio a seguito dell’inserimento di target ambientali come la compensazione di carbonio negli accordi internazionali. Tra il 2008 e il 2022, i prezzi dei terreni sono quasi raddoppiati a livello globale e triplicati nell'Europa centro-orientale. Nel Regno Unito, l'afflusso di investimenti da parte dei fondi pensione e della ricchezza privata ha contribuito a raddoppiare i prezzi dei terreni agricoli tra il 2010 e il 2015. Non va meglio nel Nord America che ha visto per 20 anni consecutivi aumentare i prezzi dei terreni, che sono addirittura quadruplicati tra il 2002 e il 2020 nell’Iowa, cuore agricolo degli Stati Uniti.
Accanto a land grabbing e green grabbing, sono in corso ulteriori fenomeni di espansione e invasione per cui ampi appezzamenti di terreno sono sottratti all'agricoltura ‒ spesso in maniera coercitiva ‒ per essere riconvertiti in industrie estrattive, in un contesto di espansione economica rapida e spesso insostenibile, guidata ad esempio dalla crescente domanda di minerali essenziali. I progetti minerari hanno infatti rappresentato il 14% delle transazioni fondiarie su larga scala registrate negli ultimi dieci anni, inghiottendo circa 7,7 milioni di ettari di terreni agricoli.
Quarto e ultimo elemento a provocare il degrado dei terreni e l’erosione del controllo degli agricoltori e delle comunità locali sulle proprie terre è, secondo lo studio, la diffusione dell’agricoltura industriale e il cambiamento nelle diete. I piccoli agricoltori sono spesso inseriti nelle catene di valore globali attraverso contratti e spinti a un uso insostenibile della terra. “È ora che i responsabili delle decisioni smettano di sottrarsi alle proprie responsabilità e inizino ad affrontare il declino rurale”, ha affermato Sofía Monsalve Suárez, esperta di alimentazione di IPES Colombia. “La finanziarizzazione e la liberalizzazione dei mercati fondiari stanno rovinando i mezzi di sussistenza e minacciando il diritto al cibo. Invece di aprire le porte al capitale speculativo, i governi devono adottare misure concrete per fermare i falsi ‘accaparramenti verdi’ e investire nello sviluppo rurale, nell'agricoltura sostenibile e nella conservazione guidata dalle comunità.”
Come invertire la rotta
Firmato da otto donne, Land Squeeze individua, al tempo stesso, alcune delle azioni necessarie per invertire la tendenza e garantire un accesso equo alla terra. Tra queste compaiono il porre le risposte guidate dalle comunità al centro delle politiche sul clima e sulla biodiversità, la repressione di dubbie compensazioni di carbonio e le speculazioni fondiarie e il reindirizzamento della terra nelle mani degli agricoltori attraverso modelli innovativi di finanziamento e di proprietà, anche collettiva. In ultimo le esperte che hanno redatto lo studio puntano alla realizzazione di un nuovo accordo per gli agricoltori e le aree rurali, e la creazione di una nuova generazione di riforme fondiarie e agrarie complete.
Il rapporto giunge in concomitanza con l'aumento delle questioni relative alla terra nell'agenda globale. La World Bank a metà maggio 2024 ha organizzato a Washington DC una conferenza sul tema Garantire il possesso e l'accesso alla terra per l'azione climatica, e pubblicato un rapporto sul tema delle emissioni zero nei sistemi alimentari, chiedendo misure per ridurre la conversione delle foreste in terreni coltivabili. Mentre il Brasile ha lanciato una politica di riforma agraria, Terra da Gente, per l'assegnazione di terre a 295.000 famiglie entro il 2026.
In effetti, uno dei punti cardine del rapporto secondo le esperte è che la compressione dei terreni stia infiammando la disuguaglianza fondiaria, rendendo la produzione alimentare su piccola e media scala sempre più impraticabile e portando a rivolte di contadini, esodi, povertà rurale e insicurezza alimentare. Gli agricoltori, i contadini e le popolazioni indigene stanno perdendo o sono costretti a lasciare le proprie terre, mentre i giovani agricoltori incontrano notevoli ostacoli nell'accesso ai terreni da coltivare.
Su questo ultimo punto insiste anche Nettie Wiebe, esperta di alimentazione di IPES Canada, che dichiara: “Immaginate di provare ad avviare un'azienda agricola quando il 70% dei terreni agricoli è già controllato soltanto dall'1% delle aziende più grandi, e quando i prezzi dei terreni sono aumentati per 20 anni di fila, come in Nord America. Questa è la cruda realtà che i giovani agricoltori devono affrontare oggi. I terreni agricoli sono sempre più spesso di proprietà non degli agricoltori ma di speculatori, fondi pensione e grandi aziende agroalimentari che cercano di fare cassa. I prezzi dei terreni sono saliti così in alto che sta diventando impossibile guadagnarsi da vivere con l’agricoltura.”
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Immagine: Envato