C’è consapevolezza, in Italia, del legame indissolubile tra cambiamento climatico e salute? Secondo i dati di una ricerca realizzata da Ipsos per Amref Italia, si può rispondere in maniera affermativa: il 90% degli italiani ritiene infatti che il cambiamento climatico rappresenti una grave minaccia per il mondo intero, soprattutto per la salute globale degli individui.

L’indagine Africa e salute: l’opinione degli italiani, giunta alla sua terza edizione, è stata condotta in vista del primo Health Day, che si terrà domenica 3 dicembre all’interno di COP28. L’Health Day ‒ iniziativa promossa dalla Presidenza della COP28 (Emirati Arabi Uniti) in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della Sanità, il Wellcome Trust e altri partner – punta a tenere viva l’attenzione sul tema salute all’interno dei negoziati. Durante la Giornata è prevista la partecipazione dei Ministri della Salute di tutto il globo, anche se resta da vedere se l’interministeriale getterà le basi consensuali per l’ingresso di una previsione specifica sulla salute nella Convenzione quadro sui cambiamenti climatici.

"Durante la COP28, i ministri della Salute hanno un'opportunità unica di guidare un cambiamento reale", ha dichiarato la dott.ssa Jeni Miller, direttrice esecutiva della Global Climate and Health Alliance. "In quanto custodi dei nostri sistemi sanitari, i ministri della Salute hanno il potere e l'influenza per garantire che la salute e il benessere delle persone in tutto il mondo siano al centro della COP28, e di tutti i futuri vertici sul clima".

"Se da un lato accogliamo con favore il fatto che la Presidenza della COP28 abbia posto la salute al centro della COP28 con una Giornata della salute e la prevista firma di una dichiarazione sulla salute da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite, dall'altro la salute deve essere la stella polare delle decisioni prese durante i negoziati stessi", ha dichiarato Miller.  "Non è sufficiente che i vertici sul clima si limitino a riconoscere l'impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra salute: perché la COP28 passi alla storia come la prima COP sulla salute, deve affrontare la fonte primaria della crisi climatica: l'estrazione e l'uso continuo di combustibili fossili, tra cui carbone, petrolio e gas".

L’Health Day si terrà a meno di tre settimane dal lancio dell’ottavo rapporto annuale del Lancet Countdown on Health and Climate Change. Pubblicato sull’autorevole rivista scientifica in ambito medico Lancet, il documento evidenzia l’allarmante convergenza di fattori che mettono a rischio il benessere degli individui, la salute pubblica e i sistemi sanitari su scala globale.

Secondo il rapporto, gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute stanno aumentando in tutto il mondo, causando un tributo devastante alle vite e ai mezzi di sussistenza. La crescente distruttività degli eventi meteorologici estremi mette a rischio la sicurezza idrica e la produzione alimentare, spingendo milioni di persone sull’orlo della malnutrizione. Allo stesso tempo, l’incremento della frequenza di ondate di calore e siccità vede il passaggio di ulteriori 127 milioni di persone da condizioni di insicurezza alimentare moderata a grave in 122 Paesi nel 2021, rispetto ai numeri annuali registrati tra il 1981 e il 2010.

One Health, la salute è una sola

"Dare priorità alla salute non è solo una scelta, ma è il fondamento di società resilienti", ha dichiarato il 27 novembre Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell'OMS. "I leader devono dare soluzioni a Dubai, fornendo i solidi risultati sanitari che i loro popoli si aspettano e di cui le loro economie hanno urgentemente bisogno. Dobbiamo cambiare la conversazione e dimostrare gli enormi benefici di un'azione climatica più coraggiosa sulla nostra salute e sul nostro benessere."

Come riportato dall’OMS, la fenomenologia degli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana è ampia e variegata: oltre a decessi e malattie causate dai sempre più frequenti eventi meteorologici estremi (ondate di calore, tempeste e inondazioni) nell’elenco rientrano anche le interruzioni nei sistemi alimentari, l'aumento delle zoonosi e delle malattie trasmesse da cibo e acqua, e i problemi di salute mentale.

Rischi che sono avvertiti in maniera sproporzionata dalle persone più vulnerabili e svantaggiate, tra cui donne, bambini, minoranze etniche, comunità più povere, migranti o sfollati, popolazioni anziane o affette da patologie.  Ad esempio, secondo i dati dell'OMS, solo i decessi legati alle ondate di calore tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati del 70% in tutto il mondo in due decenni. Per quanto riguarda le infrastrutture, invece, oltre 1 miliardo di persone nel mondo è servito da strutture sanitarie con elettricità inaffidabile o del tutto assente.

Come sottolineato dal Direttore di Amref Italia, Guglielmo Micucci, è fondamentale il cosiddetto approccio One Health, modello sanitario olistico che riconosce il legame indissolubile tre salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema. “Abbiamo il dovere di rispondere a chi dice che è troppo tardi per fare qualcosa. È vero, la salute del pianeta è a rischio. A minacciarla il cambiamento climatico e l’insorgenza di nuove malattie infettive ‒ dichiara Micucci, che prosegue ‒ negli ultimi dieci anni secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è avuto un aumento del 63% delle malattie infettive trasmesse tra animali e uomini. In attesa di scoprire le nuove frontiere dell'intelligenza artificiale, questi dati ci indicano che dobbiamo fidarci della comunità scientifica, che ci dice che la salute dell'uomo non può più prescindere dalla salute dell'ambiente e degli animali.

Vedi la malaria, trasmessa dalle zanzare, che a causa del cambiamento climatico potrebbe intensificarsi e riemergere in regioni dove era stata eliminata. Il 96% dei decessi per malaria nel 2021 si è avuto in Africa, l'80% di essi erano bambini. Di fronte a malattie attuali e alla minaccia di quelle future abbiamo il dovere di credere che non sia mai troppo tardi. Per questo l'operato di Amref sarà quello di portare a COP28 le istanze dell'Africa e, in Italia, ribadire che salute e ambiente non possono più viaggiare su percorsi separati. Ribadire che è falso e dannoso pensare che la salute dell'uomo venga prima di tutto e sopra a tutto. Che esiste una sola salute e che essa non guarda nemmeno ai confini.”

I risultati dell’indagine Amref Italia-Ipsos

La manifestazione del cambiamento climatico che avrà le peggiori conseguenze nel nostro pianeta, secondo gli intervistati, è rappresentata dall’aumento delle ondate di calore e innalzamento delle temperature (46%); la stessa preoccupazione riversata sul nostro Paese l’anno scorso era 12 punti percentuali in meno. Al secondo posto – tra le minacce per il pianeta ‒ l’aumento della siccità e la diminuzione della disponibilità di acqua (44%) e a seguire la diminuzione della disponibilità di cibo dovuta agli impatti sull’agricoltura (37%) e l’aumento delle alluvioni (33%).

Le cause del cambiamento climatico mettono molto a rischio la salute dei cittadini di tutto il mondo per il 69% degli intervistati. Se i cittadini africani sono molto a rischio per il 68% dei rispondenti del campione, a livello di cittadini europei, italiani compresi, la soglia di preoccupazione massima scende leggermente (65%). Le problematiche legate al cambiamento climatico sono spesso associate alla diretta attività umana (86%) che rischia di essere andata troppo oltre e per cui oggi la popolazione mondiale si ritrova a pagare le conseguenze del non avere messo in atto soluzioni efficaci e tempestive per affrontare per tempo il cambiamento climatico: 6 persone su 10 credono infatti che sia ormai troppo tardi per attuare misure risolutive per il climate change. Il 33% è invece convinto che in merito al cambiamento climatico ci sia un allarmismo esagerato e la situazione non sia così grave.

Il 68% degli intervistati di quest’anno, in linea con il dato del 2022 e 2021, pensa invece che i problemi sanitari non hanno confini e i Paesi a medio e alto reddito dovrebbero contribuire di più per cercare di tutelare la salute dei Paesi a basso reddito. L’84% del campione crede che la propria salute sia legata a quella dei cittadini del resto del mondo, mentre scende al 79% quanti ritengono la propria salute collegata a quella dei cittadini africani. Sostenere la salute dei cittadini dei Paesi a basso reddito significa quindi, indirettamente, sostenere anche la salute dei propri cittadini in quanto strettamente correlate.

 

Immagine: Michael Herren