Nel cuore della transizione ecologica, l'investimento nel capitale naturale è una delle strategie più efficaci per costruire un futuro sostenibile. È questo il messaggio principale emerso dal Regenerative Food Systems Investment Europe (RFSI), che si è tenuto lo scorso 26 e 27 febbraio a Bruxelles.

L’evento, tenutosi per la prima volta negli Stati Uniti, a Oakland, nel 2019, è giunto alla seconda edizione europea, e punta ad attivare e catalizzare l’ecosistema di capitali dedicati alla rigenerazione ambientale ed economica collegata all’agricoltura e al cibo.

Istituzioni finanziarie, fondi di investimento, impact investors, insieme ad agricoltori, aziende, fondazioni ed enti del settore si sono ritrovati alla Maison de La Poste, nella capitale belga, per discutere di cosa significa investire in suoli sani, biodiversità, alimenti nutrienti e nelle persone che lavorano lungo tutta la filiera agroalimentare, dai coltivatori agli operai del settore.

Investire nella rigenerazione non è soltanto un imperativo etico, ma rappresenta anche una solida opportunità economica. Al di là del significativo impatto ambientale e sociale, sono via via più chiari anche i rendimenti finanziari. “Investing in life”, come sottolineato nello speech di apertura da Sarah Day Levesque, fondatrice di RFSI, sta diventando sempre più un mantra per imprese, investitori e istituzioni politiche.

La rigenerazione è già una realtà

I segnali di questo cambiamento sono molteplici: un numero crescente di agricoltori sta adottando pratiche rigenerative e ampliando le superfici coltivate in modo sostenibile, mentre organizzazioni come EARA (European Alliance for Regenerative Agriculture) stanno dando voce ai produttori impegnati nella transizione.

Le imprese e i proprietari di capitali stanno comprendendo il valore degli investimenti nella natura. Nel 2024, RFSI ha monitorato 45 impegni verso obiettivi rigenerativi da parte di multinazionali dell'agricoltura e dell’alimentazione, mentre si stanno anche sviluppando meccanismi di coordinamento sistemico per indirizzare i capitali verso filiere rigenerative, attraverso iniziative come TIFS (Transformational Investing in Food Systems), OP2B, EIT e Climate Farmers.

Tutti questi attori si stanno avvicinando alla rigenerazione per ragioni diverse, ma alla base ci sono tre fattori chiave: mitigazione del rischio, impatto e opportunità economica. La rigenerazione non è solo un'esigenza ambientale, ma anche una strategia redditizia.

Densità nutrizionale e invecchiamento degli agricoltori

Un aspetto centrale della rigenerazione riguarda il concetto di resilienza rispetto all'efficienza. Mentre i sistemi industriali tradizionali sono stati progettati per massimizzare l'efficienza, quelli naturali puntano sulla resilienza. Il futuro del cibo deve seguire questa logica, privilegiando la capacità di adattamento e la sostenibilità nel lungo periodo.

Come evidenziato da Zuzanna Zielińska, fondatrice di HarvestCare, “l'UE spende oltre 700 miliardi di euro ogni anno per la gestione delle malattie croniche (che sono legate all'alimentazione). Dovremmo tutti chiederci quanta parte di questo budget va agli agricoltori che coltivano alimenti ricchi di nutrienti e fibre, che sono alla base della lotta contro queste malattie. A mio avviso, il budget è pari a zero, non c'è alcun flusso di capitali dalla sanità all’agricoltura".

Secondo quanto emerso dall’evento, nell’agricoltura rigenerativa, a oggi, la qualità sembra andare oltre la necessità di certificazioni: ciò che conta veramente è la densità nutrizionale, il gusto e la freschezza dei prodotti, piuttosto che le etichette.

L'interconnessione tra agricoltura rigenerativa e salute sta emergendo con sempre maggiore forza. Negli Stati Uniti, il movimento "food as medicine" sta evidenziando il legame tra la salute del suolo e la salute umana. In Europa, invece, si stanno sviluppando nuovi sistemi di misurazione dell'impronta di carbonio basati sulla densità nutrizionale, una sfida per l'industria degli alimenti ultraprocessati.

Le ricerche sono in corso e potrebbero modificare drasticamente la percezione del cibo e del suo costo. Il quinquennale progetto Arbo-Innova, attualmente in corso in Portogallo, potrebbe, ad esempio, finalmente dimostrare che una mandorla o un’oliva prodotte con pratiche rigenerative, pur costando di più, possiedono dieci o più volte il valore nutrizionale di olive e mandorle coltivate convenzionalmente.

Altro tema urgente è la crisi dell'invecchiamento degli agricoltori. In Svezia, l'età media degli agricoltori è di 63 anni e i governi stanno investendo in programmi di formazione per la nuova generazione. Nei Paesi Bassi, iniziative come Lenteland acquistano terreni per giovani agricoltori senza accesso alla terra, offrendo loro supporto tecnico e formativo. Esempio ripreso in Italia dalla neonata Land Stewards Italy.

Innovazione tecnologica e finanziaria

L’innovazione tecnologica gioca in tutto ciò un ruolo chiave: gli investimenti nel settore AgTech rigenerativo devono concentrarsi su strumenti che aiutino gli agricoltori a incrementare i ricavi o ridurre i costi, facilitando così l'adozione su larga scala. Altro elemento cruciale per la transizione rigenerativa è l'uso intelligente dei dati che, secondo EARA, devono diventare uno strumento di supporto per gli agricoltori, non un ulteriore ostacolo burocratico.

Sostenitrice della democratizzazione dei dati è Ichsani Wheeler, fondatrice di OpenGeoHub Foundation, che ha anche sollevato il problema dei modelli attuali, basati sull'agricoltura convenzionale e su suoli degradati, che non riescono a catturare il pieno potenziale delle pratiche rigenerative. “Dobbiamo assicurarci che più del 10% del valore creato dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale vada effettivamente ai proprietari terrieri e agli agricoltori e che non accada come con la green revolution in cui la maggior parte del valore creato è stato monetizzato altrove”, ha affermato Wheeler.

HSBC e altri investitori istituzionali stanno esplorando l'uso di "outcome bonds" per finanziare progetti su vasta scala, mentre compagnie assicurative come Aon valutano il capitale naturale come strumento per ridurre il rischio climatico. Al di là dei rischi di greenwashing, grandi aziende stanno investendo nella resilienza delle loro catene di approvvigionamento: multinazionali come PepsiCo e Carlsberg stanno puntando su filiere rigenerative per proteggersi dai rischi del cambiamento climatico.

European Agrifood Systems Map

Nonostante la crescente spinta verso la rigenerazione, permangono ostacoli significativi. Il cambiamento climatico continua a causare eventi estremi, con danni ingenti per l'industria e le comunità.

La transizione rigenerativa, sia sul campo che lungo la filiera, presenta complessità che rallentano l'adozione su larga scala. L'ambiguità normativa e la mancanza di strutture consolidate lasciano spazio a scettici e ritardatari, mentre l'incertezza politica, sia negli Stati Uniti che a livello globale, minaccia di rallentare il progresso verso sistemi più sostenibili.

Ma in questi ostacoli risiedono anche grandi opportunità. La necessità di una trasformazione sistemica si fa sempre più evidente: investire nella rigenerazione significa aumentare la resilienza dei suoli, delle aziende agricole, delle filiere produttive e delle economie locali.

Agire con urgenza e determinazione è essenziale, perché la rigenerazione rappresenta una risposta concreta alle crisi ambientali, climatiche e sociali del nostro tempo. Inoltre, è cruciale allineare gli investimenti e le strategie di sviluppo ai principi della natura, considerando che la biodiversità e la complessità degli ecosistemi sono un modello vincente di adattamento e crescita sostenibile.

Nella stessa direzione e su iniziativa di Climate Farmers, è stata presentata all’evento la European Agrifood Systems Map, mappa che ha lo scopo di illustrare le dinamiche chiave che modellano il comportamento dei sistemi agroalimentari, bloccandoli nella produzione di risultati sociali e ambientali indesiderati.

Secondo Ivo Degn e Oona Eager, che hanno portato avanti la creazione della mappa, “la comprensione di queste dinamiche può aiutare a identificare e progettare percorsi ad alto impatto che portino i sistemi agroalimentari europei a evolversi nel tempo verso la propria espressione più sana”.

 

In copertina: foto di Raphael Rychetsky, Unsplash