Astronauta non più in attività dell'Aeronautica militare e dell'Agenzia spaziale Europea, Roberto Vittori è anche pilota collaudatore ed esperto di sicurezza del volo, con migliaia di ore di esperienza su tantissimi aeroplani civili e militari, e il grado di Generale di Brigata. In più, dopo le missioni nello spazio del 2002, 2005 e 2011 ha vissuto a Washington come addetto alle questioni spaziali presso l'Ambasciata italiana. Una posizione da cui ha personalmente potuto esaminare e valutare la situazione del Ronald Reagan Washington National Airport, dove lo scorso 29 gennaio 2025 un tragico incidente ha coinvolto un jet regionale in fase di atterraggio della American Airlines, un Bombardier CRJ700, e un elicottero militare Black Hawk causando la morte di equipaggi e passeggeri.

Un aeroporto, spiega Vittori, che presenta evidenti criticità. “Alcuni di noi avevano persino condotto uno studio sui rischi, e l’analisi dimostrava chiaramente che uno dei pericoli maggiori era proprio la possibilità di collisione tra aeromobili in atterraggio ed elicotteri”, ci racconta l’astronauta. Tra l’altro, ricorda, “già nel 1982 il volo Air Florida 90 si schiantò sul 14th Street Bridge poco dopo il decollo, precipitando nel Potomac e causando la morte di 78 persone. Un disastro che mise in evidenza le difficoltà operative legate non solo alle condizioni meteorologiche invernali, ma anche alle caratteristiche intrinseche dell’aeroporto, che lasciano margini di errore estremamente ridotti”. 

Ma come può accadere una tragedia simile? “Volare comporta rischi che devono essere gestiti con professionalità e attenzione”, risponde Vittori. “Tuttavia, questo incidente poteva essere evitato. L’espansione delle operazioni di un aeroporto come il Reagan National, così vicino al centro della città, è stata un grave errore. Purtroppo, gli incidenti non sono altro che una questione di statistica: quando si ignorano rischi evidenti, prima o poi le conseguenze si verificano”. E a quanto si capisce il rischio di una simile collisione era noto da anni: il traffico aereo confluisce direttamente su Georgetown, il centro storico di Washington D.C., spiega il pilota, “una scelta operativa chiaramente errata”.

Già nell’agosto del 2012, sulla base dei dati di volo, era stata messa in evidenza la possibilità di rischio di collisione tra aerei in fase di atterraggio ed elicotteri, “una situazione molto frequente a Reagan National”. Nella segnalazione alle autorità si era detto chiaramente che era solo questione di tempo prima che potesse verificarsi un incidente, “ma evidentemente non sono state adottate misure adeguate per mitigare il pericolo”.

“Il Reagan National è senza dubbio uno degli aeroporti più difficili al mondo dal punto di vista operativo”, aggiunge Vittori. “La sua posizione geografica, le limitazioni strutturali e il traffico aereo intenso comportano un rischio eccessivo. Non è stato concepito per essere un hub con operazioni commerciali 24 ore al giorno e 7 giorni su 7.” L’espansione nel tempo del traffico sul Reagan − è il ragionamento − è stata guidata da esigenze di connettività, “ma la realtà è che l’aeroporto più adatto a gestire il grosso del traffico aereo della capitale statunitense è il Dulles International. Continuare a forzare le capacità del Reagan National aumenta inevitabilmente i rischi”.

Peraltro, è un aeroporto troppo vicino al quartiere di Georgetown. “La prossimità a una zona densamente popolata significa che un incidente non avrebbe conseguenze solo per passeggeri ed equipaggi, ma potrebbe causare danni significativi a terra. È un rischio noto da tempo e che meriterebbe una seria riflessione in termini di pianificazione aeroportuale”. Insomma, è la conclusione, "ogni incidente è un monito sulla necessità di garantire i più alti standard di sicurezza nell’aviazione. È essenziale analizzare a fondo le cause, imparare dalle criticità emerse e adottare misure concrete per evitare tragedie future. La sicurezza deve rimanere sempre la priorità assoluta, senza compromessi. Nel nostro caso il messaggio che dobbiamo ricevere è che gli aeroporti non possono essere così vicini al centro delle città.”

 

In copertina: foto di ehpien, via Flickr