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Alluvioni, incendi e altri eventi estremi: la crisi climatica non è solo un’emergenza per le persone e per gli ecosistemi, ma anche una minaccia concreta per la stabilità del settore finanziario e delle banche. Il sistema finanziario è profondamente intrecciato con l’economia reale e, di conseguenza, vulnerabile agli effetti delle catastrofi naturali. Inoltre, il suo ruolo di intermediario lo rende un potenziale amplificatore degli shock climatici, contribuendo a diffonderne l’impatto su scala globale. Per limitare i rischi, le banche devono ripensare le proprie strategie, puntando sulla diversificazione dei prestiti e integrando i fattori climatici nelle valutazioni del rischio. Materia Rinnovabile ne ha parlato con Rong Ding, docente e professore di contabilità presso la NEOMA Business School, che ha analizzato come le banche possono proteggersi dagli impatti climatici in uno studio pubblicato dall’European Journal of Finance.

Rong Ding

Qual è stata la principale motivazione dietro questo studio? Cosa vi ha spinto a esplorare il legame tra crisi climatica e stabilità bancaria?

Secondo il World Economic Forum del 2023, "il fallimento nell’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione dei disastri naturali e gli eventi meteorologici estremi sono tra i rischi globali più gravi del prossimo decennio". Tuttavia, una delle sfide principali che i ricercatori e i professionisti della finanza climatica si trovano ad affrontare è la mancanza di metodologie che permettano una misurazione solida del rischio climatico e una valutazione efficace del suo impatto sulla stabilità del mercato finanziario. L'obiettivo principale della nostra ricerca è stato quello di sviluppare un metodo per calibrare il rischio climatico a cui le banche sono esposte attraverso il credito interstatale negli Stati Uniti. I legislatori stanno prestando sempre più attenzione all’influenza del rischio climatico sulla stabilità finanziaria. Ad esempio, nel novembre 2017, la Commissione per i problemi economici e monetari (EMAC) del Parlamento europeo ha presentato una proposta per modificare il Regolamento sui requisiti patrimoniali dell’Unione Europea, rendendo obbligatoria la gestione e la divulgazione dei rischi climatici. Nel luglio 2021, il Financial Stability Board (FSB) ha elaborato una roadmap per affrontare i rischi finanziari legati al clima, evidenziando quattro aree chiave: informative, dati, analisi delle vulnerabilità e pratiche e strumenti normativi. Con questa ricerca, vogliamo fornire prove empiriche dell’impatto del rischio climatico sulla stabilità finanziaria, per supportare decisori politici e le autorità di regolamentazione nelle loro future scelte.

Che ruolo giocano strumenti finanziari come i prestiti sindacati nella diffusione dei rischi finanziari legati al clima?

Il nostro studio suggerisce che il rischio climatico si trasferisce dalle imprese non finanziarie alle banche, in parte attraverso i prestiti sindacati, una fonte significativa di finanziamento per le imprese industriali, sia negli Stati Uniti che in altri paesi. Il rischio climatico può compromettere la redditività e la solidità finanziaria dei debitori. Ad esempio, uno studio di Pankratz del 2023 ha dimostrato che le aziende più esposte ai cambiamenti climatici (ad esempio, nel caso di temperature estreme) subiscono una riduzione dei ricavi e del reddito operativo. Ai e Gao nel 2022 hanno documentato un’associazione positiva tra l’esposizione delle imprese agli eventi climatici e la volatilità sistematica e idiosincratica, interpretandola come prova del fatto che il rischio climatico fisico è imprevedibile e difficilmente diversificabile. Di conseguenza, il rischio climatico può compromettere la capacità delle imprese non finanziarie di rimborsare gli interessi o addirittura il capitale dei loro prestiti. Per le banche, ciò potrebbe tradursi in un aumento significativo dei crediti deteriorati e, nei casi più estremi, in default sui prestiti, minacciando così la stabilità finanziaria.

Come è stato sviluppato l'indice di rischio climatico e in che modo la sua integrazione nelle valutazioni finanziarie può rappresentare una leva strategica?

Il nostro approccio alla misurazione del rischio climatico si basa sulla metodologia sviluppata dalla Bank for International Settlements nel 2021, che prevede la valutazione del rischio climatico in funzione dell’esposizione settoriale e di portafoglio. La misurazione del rischio climatico si articola in due fasi principali. Abbiamo prima creato un indice di rischio climatico a livello statale, quantificando le perdite inattese subite dagli stati a causa di eventi meteorologici estremi come tempeste, inondazioni e ondate di calore. Il secondo passaggio è stato calcolare l'esposizione al rischio climatico delle banche ponderando il credito erogato da ciascuna banca a uno stato con il relativo indice di rischio climatico. Questo approccio può essere facilmente integrato nei sistemi di valutazione del rischio delle banche statunitensi, poiché queste sono in grado di calcolare la propria esposizione al rischio climatico utilizzando dati disponibili pubblicamente e le proprie informazioni operative.

Come possono le banche proteggersi dagli impatti climatici in futuro?

I nostri risultati evidenziano l’importanza di incorporare dati granulari sul rischio climatico nei processi di gestione del rischio e di valutazione del credito delle banche. Per ridurre l’asimmetria informativa, le banche potrebbero volontariamente divulgare la propria esposizione al rischio climatico nei propri rapporti annuali. Inoltre, dato l’impatto significativo del rischio climatico fisico sulla stabilità finanziaria, le banche potrebbero collaborare con i policymaker per progettare buffer di capitale legati ai rischi climatici o adeguamenti ai requisiti patrimoniali di Tier 1. Queste misure incoraggerebbero le banche ad adottare pratiche di prestito più prudenti e a mantenere un capitale adeguato ad assorbire eventuali perdite dovute a shock climatici.

Quali sono stati i risultati più sorprendenti della vostra ricerca? Ci sono dati che vi hanno colpito particolarmente?

Il nostro studio mostra come l'esposizione inattesa al rischio climatico, acquisita attraverso il credito interstatale, aumenta sia i rischi individuali delle banche che quelli sistemici. Siamo rimasti sorpresi dall’entità dell’effetto: un aumento di una deviazione standard nella misura del rischio climatico a livello bancario comporta, un aumento del 14,7% della perdita marginale attesa, dell'1,3% della perdita marginale attesa a lungo termine, del 5,9% del valore a rischio (VaR) con un livello di confidenza pari al 5% e del 10,2% con un livello di confidenza pari all’1%. Inoltre, si registra un aumento del 2,7% nel contributo al rischio sistemico al 5% e del 6,1% nel contributo al rischio sistemico all'1%. Abbiamo anche osservato che, dopo aver sperimentato uno shock climatico inatteso, le banche tendono a ridurre i prestiti e ad aumentare le riserve per perdite su crediti. Tuttavia, non ci sono stati dati che ci abbiano particolarmente sorpreso.

 

In copertina: Canary Wharf, immagine Envato