"La stampa italiana è davvero libera di parlare di crisi climatica? Molto meno di quanto si pensi." Così inizia un bell’editoriale apparso su tante testate nei giorni scorsi che hanno deciso di aderire alla coalizione Stampa libera per il Clima, promossa dalla ONG Greenpeace Italia.
Le ragioni per cui di clima si parla poco e male nei media mainstream sono molteplici. Ci sono le pressioni dei grandi inserzionisti del fossile come Eni, interessi politici malvestiti spesso provenienti da destra ma non solo, la scarsa formazione di direttori e caporedattori nelle tv e nei giornali, un atteggiamento ideologico di paura e scetticismo sulla transizione, diffuso soprattutto tra le generazioni over 40.
È indubbio che le lobby dei combustibili fossili inquinino l’informazione, e spesso senza che i lettori se ne accorgano. Come ricorda l’editoriale, tra i mezzi usati da Big Oil ci sono allettanti sponsorizzazioni (alcune piccole testate sull’ambiente si sono viste offrire oltre 100.000 euro dall’azienda petrolifera nazionale) o le denunce per diffamazione.
Secondo il rapporto annuale sull’informazione dei cambiamenti climatici in Italia ‒ realizzato per Greenpeace Italia dall’Osservatorio di Pavia esaminando i cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24Ore, Avvenire, La Stampa), i telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e le 20 testate di informazione più seguite su Instagram – nel 2023 è stato più marcato l’aumento delle pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche. I cinque quotidiani presi in esame hanno ospitato 1.229 inserzioni pubblicitarie (nel 2022 erano 795).
Indipendenza dai nemici e dagli amici
Materia Rinnovabile ha però deciso che la sua indipendenza deve essere totale. Se nel mercato libero le pubblicità possono essere comprate da chiunque, il lavoro giornalistico della testata rimane completamente libero, fondato sui principi della deontologia giornalistica italiana e anglosassone, e sul principio dei giusti compensi che pochi rispettano in Italia, oltre che sul nostro codice etico interno.
Da qui la decisione di non sottostare ai dictact di Eni né di aderire a coalizioni di ONG come Greenpeace, che comunque in redazione seguiamo e apprezziamo per il suo lavoro. Materia Rinnovabile, tuttavia, sigla networking partneship con il mondo associativo per reciproci scambi di visibilità o per supporto scientifico e culturale, incluse quelle con università e think tank internazionali.
Essere indipendenti vuol dire essere veramente liberi da tutti, anche dall’influenza degli amici più cari. La responsabilità dei contenuti in ultima istanza risiede solo nella redazione, nei giornalisti e nelle giornaliste, tutti con nome e cognome. Possiamo collaborare, interloquire, fare partnership congiunte sia con imprese che con associazioni, ma sempre nel rispetto deontologico.
In passato abbiamo perso inserzionisti poiché volevano che scrivessimo solo quanto da loro desiderato e poco inclini a critiche o punti di vista diversi. Non di rado abbiamo subito pressioni esterne per questo. E molto spesso è difficile rifiutare proposte economiche che possono aiutare a portare avanti il lavoro di qualità offerto dalla nostra testata e preservare uno dei principi di Materia Rinnovabile, cioè la dignità nei compensi per collaboratori e collaboratrici in un mercato del giornalismo dove gli articoli si pagano in alcuni casi solo 20 euro e i collaboratori fissi meno di un migliaio di euro al mese.
Un impegno verso lettori e lettrici
Abbiamo da poco celebrato la Giornata mondiale della libertà di stampa. Crediamo che Materia Rinnovabile sia apprezzata da lettori e lettrici, da ogni settore economico, estrazione sociale, livello di formazione, in tutta Europa per il suo sforzo di offrire un punto di vista originale, indipendente (anche dal nostro editore, che ringraziamo per la sua totale fiducia e libertà), non schierato, non ideologico, pronto ad ascoltare tutte le posizioni e dialogare sia con gli attivisti di Ultima Generazione che con il mondo dell’oil&gas, fermo restando che la nostra unica stella polare è la scienza (ma pronti a mettere in discussione anche questa quando i conti non tornano).
Quindi applaudiamo a belle iniziative che ribadiscono la necessità di una stampa libera sul clima. Ma il nostro impegno con lettori e lettrici sul clima, la biodiversità, l’equità sociale e la sfida post-capitalista è immutato e indiscusso fin dal primo numero della rivista da me diretta. Se saremo in grado di continuare a essere aderenti ai nostri principi lo valuteranno i lettori e le lettrici leggendoci ogni giorno.
Immagine: Roman Kraft, Unsplash