Il Governo azero cerca aiuto per COP29. Nelle ultime settimane sono aumentate le proposte di collaborazione con il Governo di Baku per la gestione della 29ª conferenza sul clima ONU che si terrà a novembre nella capitale dell’Azerbaijan. Secondo il quotidiano Politico, Boston Consulting Group (BCG) e la società di contabilità Deloitte si sarebbero candidate per un ruolo di supporto per i negoziati. Al gruppo si sarebbe aggiunto poi anche l’ex primo ministro inglese Tony Blair, con il suo The Tony Blair Institute for Global Change (TBI), fondato dal politico laburista nel 2016, con un'offerta di sostegno dei negoziati.
La presenza di società di consulenza e think tank nei team organizzativi dei Paesi ospitanti a supporto della gestione della conferenza delle Nazioni Unite sul clima non sono affatto una novità. BCG, McKinsey e TBI hanno fornito personale che ha occupato posizioni di rilievo nell'organizzazione governativa degli Emirati Arabi Uniti che ha gestito i colloqui della COP28 lo scorso anno a Dubai. Società come McKinsey e EY sono state presenti regolarmente alle conferenze, in passato, come osservatori o coinvolti da parte di stati per offrire supporto ai negoziati.
Certo, l’expertise offerta dai professionisti può essere di grande aiuto a Governi che non hanno competenze specifiche per l’implementazione degli accordi internazionali o per la gestione dei negoziati (sebbene il capacity building sia sostenuto generosamente dalle Nazioni Unite e dalla cooperazione internazionale). Tuttavia, questo supporto può essere in alcuni casi quantomeno controverso.
Ad esempio, Tony Blair ha una lunga storia di supporto a progetti di combustibili fossili, soprattutto in Asia centrale (nel 2014 divenne consulente del consorzio per il gasdotto Trans-Adriatico – TAP, per portare gas azero fino in Italia), e non basta certo ora mettere pannelli eolici sulla homepage della sua fondazione per chiarire la posizione del suo think tank. Lo stesso si può dire per tutte le consultancy firm che hanno miliardi di euro in contratti con il settore dell’oil&gas. Accordi perfettamente legali ma che possono far sorgere qualche perplessità quando le società di consulenza diventano agenti e consiglieri dei Governi che fanno l’interesse delle persone, non delle compagnie private.
Contraddizioni, interessi e il rischio di fallimento dei negoziati
Queste éminences grises possono offrire servizi e visibilità grazie anche a capitali ammassati nell'era del carbone, del petrolio e del gas, e ora si trovano a doversi confrontare con le loro contraddizioni. "Dovremmo preoccuparci dei conflitti di interesse di queste aziende", ha dichiarato in proposito a Politico Rosie Collington, coautrice con Mariana Mazzucato de Il grande imbroglio. Come le società di consulenza indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l'economia.
Per le società di consulenza, fornire servizi ai Paesi che ospitano le COP ‒ spesso a titolo gratuito ‒ può essere un modo per pubblicizzare la propria esperienza nella nascente economia pulita. Ma anche un modo per perorare interessi dei clienti dell’oil&gas. Per i giornalisti poi diventa difficile valutare correttamente se le aziende in questione sono in grado di separare gli interessi pubblici da quelli delle aziende private, qualsiasi siano le aziende, incluse quelle della green economy. La stessa TBI ha dichiarato in uno statement: "Abbiamo contribuito a definire una visione strategica e politica per sostenere la COP28, interamente pro bono, perché vogliamo contribuire a promuovere un cambiamento significativo. Non abbiamo chiesto né ricevuto alcun compenso per il nostro supporto". Ma non sappiamo esattamente quali interessi possano aver portato avanti, visti anche i rapporti pregressi con l’azienda petrolifera BP dello stesso Blair. Le società di consulenza globali che hanno troppi rapporti con il mondo energetico internazionale difficilmente possono dirsi adatte ad aiutare i Governi (e in qualche caso anche le imprese) a raggiungere gli obiettivi della transizione verde, specie all’interno di negoziati globali come le COP.
I precedenti non mancano. Lo scorso anno McKinsey & Company, la più importante società di consulenza manageriale del mondo, avrebbe usato la propria posizione di consulente chiave per i colloqui sul clima di COP28 delle Nazioni Unite per spingere gli interessi dei suoi grandi clienti del petrolio e del gas, minando gli sforzi per porre fine all'uso dei combustibili fossili che causano il riscaldamento globale, secondo quanto riportato da più fonti e da documenti trapelati e ripresi dalla stampa internazionale. Lo scenario proposto da McKinsey avrebbe sostenuto una narrativa per la transizione energetica dove l’uso di petrolio sarebbe stato solamente dimezzato al 2050, e gli investimenti nel settore sarebbero dovuti crescere sostanzialmente.
Vedremo dunque cosa succederà a Baku e che ruolo assumeranno la TBI e le società di consulenza nei negoziati. E se saranno disposti ad accollarsi il possibile fallimento dei negoziati. Anche se, come ben ricorda il libro di Collington e Mazzucato, i fallimenti vengono scaricati sugli Stati, che nel frattempo perdono sempre più le competenze per gestire la transizione o i negoziati, rafforzando sempre di più società il cui unico interesse è massimizzare il profitto.
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Immagine: Renè Bohmer, Unsplash