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Dall’uva si deriva naturalmente l’aceto, è l’arte dell’uomo a trasformarla in vino. Ma è la magia della chimica a far sì che dalla produzione vinicola si possano derivare innumerevoli sottoprodotti, dalle vinacce per i distillati ai polifenoli per la cosmetica, alle sostanze come l’acido tartarico o i coloranti e addirittura alla produzione di energia, con biometano e bioetanolo, usati per alimentare dei mezzi agricoli o immessi nella rete metanifera.
L’economia circolare dell’uva è antica. Il primo upcycling degli scarti dell’uva risale al VI secolo d.C. Lo storico Luigi Papo fa risalire infatti la prima produzione della grappa in Friuli-Venezia Giulia nel 511 d.C. a opera dei Burgundi, che dalla vicina Austria, durante una breve installazione a Cividale, applicarono le proprie tecniche usate nella distillazione da sidro di mele alla distillazione a partire da vinacce, ottenendo quindi il noto alcolico.
Passeranno più di mille anni prima che il prodotto diventi moderno. Ne abbiamo parlato in questo articolo pubblicato sul sito di Circular Economy for Food, un progetto dell'Università di Scienze Grastronomiche di Pollenzo, per cui è stato originariamente scritto.
In copertina: Rudolf Peter Bakker, Unsplash