Il settore dell’edilizia è in cerca di tecnologie avanzate e materiali innovativi per ridurre la propria impronta di carbonio e progettare edifici che siano insieme sostenibili e sappiano garantire salubrità e comfort a chi li abita. Diasen è tra le aziende emergenti che si pongono in linea con queste esigenze. Leader nelle soluzioni green per la bioedilizia, Diasen è specializzata nella produzione di isolanti termici e acustici, rivestimenti, finiture e malte a base di sughero. L’azienda ha trovato la sua identità proprio in questo materiale – il sughero – che vanta eccellenti proprietà traspiranti e isolanti, sia termiche che acustiche, ponendo le basi per allargare la filiera dei prodotti nature positive in edilizia. Ne parliamo con Diego Mingarelli, CEO di Diasen.

 

Qual è il valore aggiunto della vostra azienda?

Per noi è fondamentale sviluppare filiere di valorizzazione che uniscano l'uso di materiali innovativi a una visione che promuova la rigenerazione degli ecosistemi. Il nostro modello di business offre da questo punto di vista un doppio vantaggio: da un lato scegliamo fornitori che garantiscono una gestione sostenibile delle sugherete contribuendo così all’assorbimento di CO₂, dall’altro le nostre tecnologie consentono un significativo risparmio energetico negli edifici, stoccando anche questa CO₂ e aiutando a ridurre le emissioni. Una filiera che non solo promuove una maggiore sostenibilità, ma assicura anche la continuità di una comunità lavorativa che in Sardegna impiega migliaia di persone.

Quali usi innovativi fate del sughero?

Oggi il sughero è spesso associato all'industria vinicola, alla produzione di tappi, mentre noi stiamo proponendo una nuova filiera orientata all'architettura e al design, che permette prestazioni superiori rispetto ad altri materiali. Nello specifico utilizziamo la granella di sughero derivante dagli scarti della lavorazione dei tappi, inserendoci pienamente in un modello di circolarità. Con la granella non produciamo pannelli ma creiamo delle schiume, che ci permettono di lavorare sulle grandi direttrici dell'architettura del futuro. Queste direttrici includono non solo l'isolamento ma anche il comfort e il benessere termico estivo degli edifici. Con l’aumento del riscaldamento globale è infatti fondamentale che l'involucro edilizio sia in grado di proteggere dal caldo, un aspetto cruciale sia per le regioni mediterranee che per il Nord Europa, dove i sistemi di condizionamento sono meno diffusi. Inoltre, il sughero offre vantaggi in termini di comfort acustico, di sicurezza e di salubrità, grazie sia alla sua resistenza al fuoco che alla sua capacità di prevenire condense e muffe. La questione si traduce quindi in risparmio energetico e benessere abitativo.

E come applicate queste soluzioni?

Come detto, utilizziamo prevalentemente sughero proveniente dagli scarti della lavorazione dei tappi per il vino, per creare delle schiume che vengono applicate tramite spruzzatura. Questo metodo comporta vantaggi significativi in termini di sostenibilità, riducendo al minimo gli sprechi di sughero per entrambe le filiere, quella dei tappi e quella edilizia. Non essendo dei pannelli rigidi, infatti, non vengono effettuati tagli e tutto il materiale spruzzato è utilizzato, assicurando un impiego completo delle risorse. La spruzzatura crea una superficie continua e priva di giunti, riducendo il rischio di patologie come infiltrazioni, muffe, condense e ponti termici e migliorando notevolmente la salubrità degli edifici. Aggiungo inoltre che dalla corteccia alla biomalta il sughero non subisce alcun trattamento chimico, non è quindi né pericoloso per le persone né dannoso per l’ambiente. 

La produzione di sughero è limitata e anche esposta a molti rischi, come gli incendi. Quali sono le strategie di resilienza o di ampliamento delle sugherete che cercate di sostenere?

Parto dagli incendi. Quando una foresta di sughero va a fuoco, la pianta conserva le sue caratteristiche, si rigenera nel tempo, ma quel sughero non può più essere utilizzato per produrre tappi. Tuttavia, abbiamo trovato un modo per estrarre e valorizzare il sughero bruciato, utilizzandolo per i nostri prodotti di bioedilizia e sviluppando una filiera in grado di conferire una vita molto più lunga a questo materiale. Inoltre, stiamo anche valutando come aumentare la disponibilità di sughero. La prima estrazione di corteccia, denominata demaschiatura, avviene infatti quando l’albero raggiunge circa venticinque anni di età e da lì si prosegue ogni dieci anni per circa 300 anni. Pertanto, il sughero presenta cicli di crescita molto lunghi, richiedendo investimenti che guardino alle prossime generazioni. Con il cambiamento climatico, stiamo osservando aree che un tempo non erano adatte alla coltivazione del sughero, ma che ora possono diventarlo. Stiamo inoltre esplorando l'opportunità di ampliare le piantagioni in nuove regioni, non solo in Sardegna, per garantire un futuro sostenibile e prospero al settore.

 

In copertina: Diego Mingarelli, CEO di Diasen