Da Cali, Colombia - Quando si parla di proteggere la natura si pensa subito a ecosistemi remoti e preziosi: le barriere coralline, la foresta pluviale, le aree umide dei grandi delta, le foreste alpine. Eppure, anche nelle aree urbane spesso si trovano ecosistemi complessi: stagni, brughiera, mangrovieti, selve periurbane.
Per questo il mondo delle città e dei governi regionali si è dato appuntamento all’8th Summit for Subnational Governments & Cities all’interno di COP16 nella Blue zone. Non a caso l'Obiettivo 12 del Global Biodiversity Framework mira a integrare la biodiversità nella pianificazione urbana e territoriale per rendere le città più verdi e sostenibili. Questo include la promozione della conservazione degli habitat naturali, la creazione di infrastrutture verdi e il miglioramento della qualità ambientale nelle aree urbane. Lo scopo è migliorare la salute umana, il benessere e la resilienza delle città ai cambiamenti climatici.
“Tuttavia, la mancanza di dati e di capacità locali rallenta l'attuazione nelle città di tutto il mondo”, spiega Kobie Brand, vicesegretario generale di ICLEI, un’organizzazione internazionale per lo sviluppo delle città e dei territori. “Il metodo principale delle città per attuare le priorità strategiche è il controllo sui bilanci operativi e di capitale locali. Obiettivi di governo complessivo come investire nella natura e in NbS, che fungono da perni di collegamento tra molteplici obiettivi cittadini e intersettoriali, devono essere monitorati in modo esaustivo nei processi di bilancio locale e nella pianificazione dei programmi per dimostrare il valore dei loro numerosi co-benefici.”
Molte città non sono affatto pronte, nemmeno nei paesi industrializzati ci sono dei piani per la tutela della biodiversità. A portare il buon esempio, accendendo la platea (congelata dall’aria condizionata) è stato soprattutto il sindaco di Cali, Alejandro Eder, fiero che da capitale mondiale della salsa Cali ora sia riconosciuta come capitale della biodiversità. “Le città hanno un dovere centrale nel fermare i fenomeni criminali che devastano la natura”, spiega Eder. “Come il traffico della cocaina, che si consuma in tutte le città del mondo ma qua in Colombia significa 762 milioni di litri di petrolio e agenti chimici riversati nella natura ed è uno dei principali responsabili della deforestazione. Ma anche le miniere illegali, come quelle che abbiamo fermato nel parco naturale nazionale dei Farallones [nell’area metropolitana di Cali, nda], sostituite con l’ecoturismo e un centro di ricerca permanente. Oppure il traffico illecito di legna e di specie animali che dalle foreste arrivano ovunque. Le città sono in prima linea nella difesa della natura se fermano la violenza. E noi abbiamo lanciato un piano per la naturaleza in città.”
Durante le giornate di lavori del Summit sono abbondati esempi, come il piano territoriale della Catalunya presentato da Jordi Sagatal, ministro catalano della transizione ecologica per ripristinare ovunque i corridoi ecologici, oppure la strategia della città di Montreal, illustrata da Marie-Andrée Mauger, che ha come focus le specie urbane in pericolo e la tutela degli impollinatori, creando corridoi verdi che fungono anche da soluzioni basate sulla natura (NbS) per l’adattamento al cambiamento climatico. Ma anche gli sforzi di Cristian Zamora, sindaco di Cuenca, terza città dell’Ecuador, che ha creato un’area di conservazione in collaborazione con gli agricoltori locali, un sistema di aree verdi per la conservazione dell’acqua, un ospedale per gli animali selvatici e uno schema di pagamento per le donne che raccolgono rifiuti dispersi nella natura, con un contributo addizionale al prezzo della materia raccolta.
Finanziare la natura nelle città
Se le buone idee non mancano, tutti lamentano l’assenza di risorse. Il rapporto UNEP State of Finance for Nature in Cities 2024: From Grey to Green: Better data to finance nature in cities, evidenzia la necessità di dati e strumenti migliori per aiutare le città a integrare le NbS nei loro quadri finanziari e di pianificazione. Il rapporto mostra come gli investimenti nella natura urbana possano sostenere le città nell'affrontare i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e il degrado del territorio, con un finanziamento globale delle NbS che dovrà passare da 200 a 542 miliardi di dollari entro il 2030.
Molti amministratori di città di paesi in via di sviluppo hanno ascoltato con interesse i meccanismi di finanziamento che potrà offrire il Global Environmental Facily (GEF) se ci sarà un accordo a COP16 sul ruolo del GEF nel Fondo per la biodiversità. “Le città e i governi subnazionali sono uno dei grandi recipienti dei progetti del fondo per questo dobbiamo sostenere il lavoro del GEF”, ha commentato il CEO Carlos Manuel Rodriguez, che in questi giorni è finito sotto attacco a causa dell’opposizione al GEF come facility di riferimento per gestire i 20 miliardi l’anno promessi dal GBF.
Wade Crowfoot, segretario alle risorse naturali dello stato della California, che ha investito 1,2 miliardi di dollari per la tutela della biodiversità, ha ricordato il ruolo della filantropia e delle PPP. “Abbiamo lavorato con Apple per un co-investimento in un grande progetto di ripristino delle vasche di laminazione e rinaturalizzazioni. Gli investimenti pubblico-privati, nelle aree di rischio comuni, possono avere un effetto importante.” Ma, ricorda, servono dati e piani: oggi si può costruire una “banca della mitigazione dei danni, dove grandi progetti di ripristino realizzati ex ante sono venduti a sviluppatore e costruttore come forma di crediti.” Insomma, una sorta di prevenzione anticipata che sarà finanziata dalle imprese che hanno un impatto sulla natura.
I consigli per gli amministratori li riassume Aloke Barnwal, Senior Climate Change Specialist, del Global Environment Facility: “Servono dati e conoscenza per capire per cosa richiedere finanziamenti per NbS, creare progetti che massimizzino l’impatto, precondizione per poter accedere a risorse future. Sia fondi GEF che per tutto il mercato. Il dato è la chiave”.
Per saperne di più continuate a seguirci: dopo aver coperto nel 2022 i lavori per l’accordo di Kunming-Montreal, dal 25 ottobre al 2 novembre Materia Rinnovabile sarà a Cali per COP16, unica testata italiana accreditata. La copertura giornalistica è realizzata con il supporto di 3Bee, uniti nel promuovere il progresso delle strategie nazionali per la tutela della biodiversità. Venite a trovarci in sala stampa!
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