La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato la Svizzera per aver violato la Convenzione europea dei diritti umani. In un caso intentato da un’associazione di donne svizzera (Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland) ha così emesso una sentenza in cui lega per la prima volta la tutela dei diritti umani al rispetto degli obblighi sul clima.

La vittoria delle Donne anziane per la protezione del clima contro la Svizzera

La Senior women for climate protection Switzerland, insieme a quattro singole querelanti, aveva fatto ricorso alla CEDU preoccupata per le conseguenze del riscaldamento globale sulle proprie condizioni di vita e di salute, ritenendo che le autorità svizzere non stiano prendendo provvedimenti sufficienti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Presentato il 29 marzo 2023, è stato il primo caso in assoluto sul tema del cambiamento climatico esaminato dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti umani.

Oggi, 9 aprile 2024, la CEDU ha stabilito che la Svizzera non ha rispettato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, che prevede il diritto a una protezione effettiva da parte delle autorità statali contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini. In particolare, la Svizzera ha violato l’articolo 8 della Convenzione che sancisce il rispetto della vita privata e familiare e il diritto di accedere alla Corte stessa. Tuttavia, la CEDU ha accolto solo il ricorso presentato dall’associazione, mentre ha ritenuto irricevibili quelli delle quattro singole ricorrenti perché non rispettavano i requisiti per avere lo status di vittima ai sensi dell'articolo 34 della Convenzione.

Respinti invece i ricorsi contro Francia e Portogallo

Con lo stesso comunicato, la Corte ha invece annunciato di aver respinto altri due ricorsi. Il caso Carême v. France era stato intentato da un ex abitante e sindaco del comune francese di Grande-Synthe, secondo cui la Francia non ha adottato misure sufficienti per prevenire il riscaldamento globale, violando il diritto al rispetto della vita privata e familiare dei cittadini. La Corte ha dichiarato irricevibile il ricorso perché il ricorrente non aveva lo status di vittima ai sensi dell'articolo 34 della Convenzione.

Il caso Duarte Agostinho and Others v. Portugal and 32 Others riguardava i gravi effetti attuali e futuri del cambiamento climatico, “che i ricorrenti attribuiscono a diversi Stati e che sostengono abbiano un impatto sulla propria vita, sul proprio benessere, sulla propria salute mentale e sul pacifico godimento delle proprie case. Per quanto riguarda la giurisdizione extraterritoriale degli Stati convenuti diversi dal Portogallo, la Corte ha ritenuto che la Convenzione non contenesse alcun motivo per estendere la loro giurisdizione extraterritoriale nel modo richiesto dai ricorrenti. Considerando il fatto che i ricorrenti non avevano intrapreso alcuna strada legale in Portogallo in merito ai propri reclami, il caso dei ricorrenti contro il Portogallo era anche irricevibile per mancato esaurimento delle vie di ricorso interne”.

 

Immagine di copertina: Council of Europe © ECHR-CEDH