Tre anni fa, con la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile sono entrati ufficialmente a far parte dei princìpi fondamentali della Repubblica. Il problema è dare concretezza a questo colossale passo avanti, trasformare un cambiamento − che riflette la crescente consapevolezza della necessità di bilanciare progresso economico e sociale con la salvaguardia del pianeta nell’interesse non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future − in leggi, in politiche efficaci. Di questo si parla domani, venerdì 21 febbraio, a Roma, in occasione del terzo anniversario della riforma costituzionale, all’Auditorium Parco della musica nel corso dell’evento La Costituzione è cambiata: come cambiare l’Italia?, organizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) in collaborazione con Pubblicità progresso.
Una ricerca con una serie di proposte, curata congiuntamente da ASviS e dal think tank ambientale ECCO, verrà presentata simbolicamente a Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministra per le riforme istituzionali, dal direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini e dal direttore di ECCO Matteo Leonardi. È previsto anche l’intervento dell’ex premier e presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato, che dialogherà con studenti di scuole superiori e università.
Il messaggio di ASviS ed ECCO è chiaro: riconoscere l’ambiente come valore costituzionale è un segnale forte ma, senza strumenti e indirizzi chiari, il rischio è che questa evoluzione resti solo sulla carta. A cominciare dalla questione del cambiamento climatico. Proprio per questo le due associazioni negli ultimi mesi hanno avviato un percorso di approfondimento culminato in una serie di proposte per le politiche climatiche, con il contributo di esperti ed esperte, tra cui Anna Finocchiaro, Cesare Pinelli, Andrea Ferrazzi, Francesco Tomasone e Lorenzo Carrozza, adattando le strategie globali alla governance italiana e definendo regole che proteggano il legislatore da pressioni contrarie alla transizione ecologica. Secondo lo studio, che Materia Rinnovabile può anticipare, la migliore evidenza della presa in carico da parte del legislatore dell’attuazione dei nuovi princìpi sarebbe l’approvazione di una legge sul clima quale strumento normativo per la definizione del processo di decarbonizzazione.
A un quadro normativo di riferimento deve affiancarsi la costruzione di un sistema fiscale e para-fiscale coerente rispetto agli obiettivi climatici, con regole efficaci di condizionalità della spesa pubblica. Occorre inoltre individuare le risorse per i mercati verdi, costruire i nessi con la finanza privata e definire le regole per ridurre i rischi di costi residui (stranded costs, ovvero investimenti che perdono valore a causa di nuove regolamentazioni o evoluzioni del mercato) negli investimenti pubblici e nella regolazione delle infrastrutture energetiche. Infine, un ultimo elemento riguarda l’adozione di strumenti di monitoraggio, accountability, indipendenza e partecipazione nella definizione delle politiche climatiche per assicurare la coerenza delle stesse con una visione di sostenibilità sociale ed economica della transizione. Le politiche pubbliche devono partire dai bisogni concreti delle persone per declinare la decarbonizzazione nella casa, nei trasporti e nel lavoro.
Per Matteo Leonardi, cofondatore e direttore di ECCO, il think tank italiano per il clima, “i princìpi della Costituzione riportano l’attenzione sul perché e sul come tutelare l’ambiente in quanto bene comune. Le sfide collettive devono quindi conciliarsi con la dimensione individuale. Altrimenti, gli obiettivi climatici rischiano di essere percepiti come astrazioni disancorate dalla realtà, e quindi dal consenso e dalla volontà popolare. Considerando che i costi del cambiamento climatico sono maggiori di quelli per la riduzione delle emissioni, occorrerà definire un sistema di governance e una strategia di spesa pubblica coerente con il processo di decarbonizzazione e l’uscita dai combustibili fossili, anche a supporto della competitività del nostro paese sui mercati globali”.
“Il primo passo da compiere riguarda l’elaborazione delle nuove leggi, le quali vanno preventivamente valutate rispetto ai nuovi principi: di conseguenza, va approvato rapidamente il Disegno di legge in discussione in Parlamento che istituisce la Valutazione d’impatto intergenerazionale (VIG) e il Parlamento deve modificare le modalità con cui valuta la costituzionalità dei nuovi testi legislativi, anche allo scopo di evitare un’esplosione del contenzioso climatico”, afferma l’ex ministro e direttore scientifico ASviS Enrico Giovannini. “L’ASviS sta costituendo un gruppo di ricerca per definire le modalità con cui tali attività dovrebbero essere svolte, a partire dalle buone pratiche sviluppate in altri paesi.”
In copertina: immagine ASviS