Slitta ancora il termine entro cui la maggior parte delle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia dovranno mettersi in regola con l’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro eventi catastrofali e calamità naturali.

In particolare, il termine è ora fissato entro il 1° ottobre 2025 per le medie imprese ed entro il 31 dicembre 2025 per le piccole e micro imprese, lasciando di fatto l’obbligo già in essere solo per le grandi imprese.

La proroga, introdotta dal Decreto Milleproroghe (D.L. 215/2023) e confermata con la sua conversione in legge, concede più tempo ma non riduce la portata dell’obbligo. Si tratta infatti di una misura strutturale, prevista dalla Legge di Bilancio 2024 (art. 1, commi 101 e successivi, L. 213/2023), che inizialmente fissava la scadenza al 31 dicembre 2024, poi già posticipata al 31 marzo 2025 con il D.L. 207/2024.

L’obiettivo della norma resta però invariato: ridurre la dipendenza delle imprese dai fondi pubblici in caso di disastri naturali, incentivando un approccio più proattivo e consapevole alla gestione del rischio. Ma per le PMI, già alle prese con costi crescenti e accesso limitato al credito, questa nuova spesa rischia di diventare un ulteriore ostacolo alla sopravvivenza.

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Nonostante nel 2024 l’Italia sia stata colpita da oltre 350 eventi meteo estremi con ingenti danni economici, la maggior parte delle PMI italiane è ancora esponenzialmente sotto-assicurata contro i rischi catastrofali rispetto alle grandi imprese. Il problema è più evidente nel Centro-Sud, dove la cultura della protezione dai rischi è meno radicata e molte imprese hanno spesso fatto affidamento sugli aiuti statali per ripartire dopo una calamità.

Ma questa situazione è altamente gravosa per il bilancio del governo, che punta a spostare il peso della ricostruzione sul settore privato. Le imprese che non si adegueranno all’obbligo assicurativo potrebbero vedersi escluse da contributi, sovvenzioni e agevolazioni, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’ottenere finanziamenti.

Nello specifico, la legge norma i beni che dovrà coprire l’assicurazione − quali terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali − a seguito degli eventi catastrofali considerati, quali i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni.

Oltre a delineare gli obblighi per le compagnie di assicurazione in termini di scoperto o franchigia, la normativa prevede che il mancato adempimento dell’obbligo possa influire (termine vago che significherà probabilmente una definizione specifica nel DDL relativo) sull’assegnazione di contributi, sovvenzioni e agevolazioni. In particolare, in caso di calamità naturale, un’impresa priva di copertura assicurativa potrebbe non ricevere aiuti pubblici.

Questa novità avrebbe conseguenze anche oltre i danni diretti. Un’impresa senza un’adeguata copertura assicurativa contro eventi catastrofali potrebbe incontrare maggiore difficoltà nell’ottenere un mutuo da un istituto di credito, dal momento che potrebbe non essere in grado di sostenere le spese necessarie per riprendere la produzione in seguito a un evento climatico compromettente.

Questo problema è particolarmente rilevante per le PMI, che hanno un capitale più limitato rispetto alle grandi imprese, solitamente più propense ad assicurarsi anche in assenza di un obbligo.

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Ma quanto peserà realmente questa normativa sulle PMI? In un contesto di crescente rischio di danni derivanti da eventi catastrofali, l’obbligo di assicurarsi potrebbe significare una nuova spesa significativa a bilancio. Secondo una previsione di Unimpresa, una PMI con 500 metri quadrati e 15 dipendenti pagherà tra 1.500 e 3.000 euro se situata in un’area a basso rischio, da 3.000 a 6.000 euro se in una zona a medio rischio, e tra 6.000 e 12.000 euro in una zona ad alto rischio. Per le grandi imprese con più stabilimenti, la spesa annua potrebbe superare i 30.000 euro.

Questo premio assicurativo viene calcolato in base al rischio considerando l’ubicazione geografica e la vulnerabilità dei beni assicurati, oltre alle misure di prevenzione adottate dall’impresa. Tuttavia, il rischio di premi sovradimensionati è concreto, soprattutto per le aziende che non hanno una valutazione accurata del proprio livello di esposizione.

Proprio per questo, le aziende assicurative stanno sviluppando offerte specifiche e l’Insurtech sta giocando un ruolo chiave, migliorando la precisione delle previsioni di rischio e offrendo soluzioni su misura, particolarmente convenienti per imprese che potrebbero invece vedere il proprio premio sovradimensionato a causa di una non ottimale valutazione dei rischi. Per le PMI, questo potrebbe significare polizze più accessibili e personalizzate, anziché costi generici e spesso poco realistici.

L’obbligo di assicurazione per le imprese contro le calamità naturali, da un lato, rappresenta un costo aggiuntivo per aziende già sotto pressione, dall’altro è un modo per evitare fallimenti improvvisi in caso di danni.

Per le PMI, la questione è ancora più delicata: se da un lato affrontare questa spesa può sembrare un peso, dall’altro rimanere scoperte potrebbe rivelarsi un rischio ancora più grande. Le imprese si troveranno presto davanti a una scelta obbligata: spendere ora per proteggersi o rischiare di pagare un prezzo molto più alto in futuro.

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In copertina: Valencia dopo l’alluvione del 2024, foto di José Jordan © European Union, 2024