Oggi quasi quattro africani su cinque cucinano ancora bruciando legna, carbone, sterco di animali e altri combustibili inquinanti. Questo ha un impatto disastroso sulla salute delle persone, soprattutto quelle più vulnerabili tra cui donne e bambini. Presieduto dai governi di Tanzania e Norvegia, e patrocinato dall’African Development Bank e dall’Agenzia internazionale dell’energia, il 14 maggio si è svolto a Parigi il primo storico summit internazionale di alto livello sul clean cooking, ovvero sistemi di cottura sostenibili e puliti.

Al vertice hanno preso parte 55 paesi che con la collaborazione di istituzioni e privati hanno mobilitato finanziamenti da 2,2 miliardi di dollari. L’obiettivo? Rendere accessibili pratiche di cottura del cibo sostenibili, che migliorerebbero la vita di miliardi di persone.

I sistemi di cottura inquinanti uccidono

Attualmente oltre la metà della popolazione globale che cucina con combustibili rudimentali (circa 2,3 miliardi di persone) si trova in Africa, in particolare nelle regioni subsahariane. Bruciando carbone, legna, rifiuti agricoli e altri combustibili inquinanti si inalano fumi tossici che possono provocare malattie cardiache, ictus, tumori e polmonite. Ogni anno, infatti, l’inquinamento indoor porta alla morte prematura di 3,8 milioni di persone, e quasi la metà dei decessi è legato all’inquinamento atmosferico. Si stima inoltre che donne e bambini trascorrano fino a 18 ore a settimana raccogliendo legna e altri combustibili per l’uso energetico domestico, tempo che potrebbe invece essere dedicato all’istruzione, ad attività lavorative, al riposo e ad attività ricreative. 

“Garantire l’accesso al clean coking a tutta l'Africa richiede finanziamenti adeguati, convenienti e sostenibili”, ha dichiarato il presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan. “Una giusta attenzione globale e politiche intelligenti contribuirebbero a proteggere l’ambiente, il clima, la salute e a garantire l’uguaglianza di genere.” Al summit di Parigi è stato ribadito come le tecnologie sono facilmente disponibili e convenienti e come possono avere un profondo impatto positivo sulla vita delle persone in tutta l’Africa e non solo.

Tuttavia i progressi, soprattutto negli stati africani, sono notevolmente rallentati negli ultimi due anni. La recente crisi energetica, la morsa inflazionistica seguita alla pandemia di Covid-19 e l’instabilità geopolitica globale hanno esposto i consumatori a una duplice minaccia di riduzione del reddito e aumento dei prezzi di combustibili per cucinare. Non avendo molte alternative, milioni di persone dell’Africa subsahariana sono tornate a bruciare biomassa. Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dall’Agenzia internazionale per l’energia, nel 2022 circa 990 milioni di persone nell'Africa subsahariana non avevano accesso a tecnologie di cottura pulita.

Gli sforzi finanziari per il clean cooking non sono sufficienti

Dopo il vertice, l’IEA si affiderà a un sistema di monitoraggio definito “a doppia serratura” per garantire che lo slancio a favore del clean cooking non rallenti nei prossimi anni. L’agenzia punta a concentrare gli sforzi su due aree in particolare. In primo luogo, utilizzando metodi efficaci per garantire che le promesse e gli impegni presi siano rispettati e che il denaro venga speso in modo tempestivo e raggiunga chi ne ha davvero bisogno. In secondo luogo, continuerà a fare da ponte tra governi, istituzioni finanziarie e stakeholders privati, con l'obiettivo di raccogliere ulteriori fondi. Secondo le stime della IEA ci vorrebbero 8 miliardi di dollari all’anno per rendere universalmente accessibile il clean coking entro il 2030. I fondi da 2,2 miliardi finora promessi sono quindi largamente insufficienti per raggiungere l’obiettivo.

Tuttavia, Akinwumi A. Adesina, presidente della African Development Bank, ha annunciato un incremento di 200 milioni di dollari all’anno nel prossimo decennio. Inoltre più di 100 paesi, istituzioni internazionali, aziende e organizzazioni della società civile hanno approvato la Clean Cooking Declaration, una dichiarazione d'intenti che mira a rendere prioritaria la questione, intensificando le partnership per incanalare più velocemente gli investimenti. “Gli impegni annunciati vanno oltre il solo denaro”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo della IEA. “Stabiliscono passi concreti su come i governi, le istituzioni e il settore privato possono lavorare insieme per risolvere la sfida del clean coking in questo decennio.”

 

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Immagine: Envato