Per il mondo ambientalista si è spento un faro, e l’unico modo giusto per ricordarlo è fare tutto il possibile per portare avanti le sue battaglie. Nella notte tra venerdì 28 febbraio e sabato 1° marzo 2025 è scomparso dopo una breve malattia Fulco Pratesi, uno tra i più importanti esponenti del movimento in Italia.
Aveva 90 anni, e nel corso della sua lunga e intensa vita aveva fondato il WWF Italia. E grazie a questa e mille altre geniali iniziative è stato tra coloro che sono riusciti − nell’Italia sviluppata e distruttiva del boom economico − a promuovere la consapevolezza della necessità di proteggere ambiente, paesaggio e animali, se si vuole proteggere veramente l’umanità e le sue culture.
“Architetto, giornalista, autore, disegnatore, fondatore del WWF Italia di cui è stato a lungo presidente oltre che esempio vivente di ecologismo attivo, Fulco Pratesi è stato la guida per un’intera generazione di naturalisti”, ha scritto il WWF Italia in un comunicato, aggiungendo che "si stringe con commozione alla famiglia Pratesi: i figli Isabella, Carlo Alberto, Francesco e Olympia e tutti i suoi nipoti”.
Come ha ben scritto il collega Giacomo Talignani, “nella storia italiana della conservazione della fauna e delle battaglie per proteggere la natura, c'è un prima e dopo Fulco Pratesi”. Prima di lui in Italia non c’era alcuna norma a tutela della natura, e “poi arrivò Fulco Pratesi”.
Tutti conoscono la storia della sua “folgorazione sulla via di Damasco”, quando nel 1963 durante un viaggio in Turchia decise di abbassare il suo fucile da cacciatore e salvare un’orsa incontrata in un bosco con i suoi cuccioli. Venuto a conoscenza della nascita del World Wildlife Fund in Svizzera, li contattò per far nascere la sezione italiana.
Riuscì a trovare i fondi con l’aiuto di gruppo di amici e sostenitori, e gettò le basi di un movimento ecologista che in quegli anni era ancora inesistente nel nostro paese.
Con una passione e un entusiasmo che lo hanno sempre contraddistinto fino agli ultimi giorni della sua grande vita, Pratesi inventò decine di iniziative, con creatività e coraggio. Dagli uccelli migratori ai grandi mammiferi, dal mare ai boschi, la sua azione ha toccato ogni angolo della biodiversità italiana: dall’acquisto nel 1967 dei diritti di caccia della laguna di Burano, la prima Oasi WWF, modello poi replicato in tutta Italia per preservare 27.000 ettari di natura, alla “Operazione San Francesco” degli anni Settanta per proteggere i lupi a rischio estinzione.
O, per citarne qualche altra, il progetto “Pianta un melo, salverai un orso”, in collaborazione con il Parco d’Abruzzo a tutela dell’orso marsicano, la creazione nel 1971 dell’Oasi di Orbetello, dopo aver individuato una colonia nidificante di Cavalieri d’Italia, specie considerata estinta da un secolo nel nostro paese, o la campagna del 1978 “Il mare del vivere”, per proteggere cetacei e mari dalla sovrapesca.
Grazie a Pratesi e alla lotta serrata del WWF e di tutti gli ambientalisti venne varata nel 1991 la legge sui parchi naturali, e nel 1992 la legge 157 sulla protezione della fauna selvatica.
Fulco Pratesi è stato molto più di un ambientalista: è stato un visionario, in grado di dar voce alla natura quando ancora nessuno l’ascoltava, e soprattutto di far entrare nelle case e nelle menti degli italiani l’ecologia. In tutti i modi possibili: viaggiando e documentando i suoi incontri con la biodiversità attraverso coloratissimi disegni, o, come racconta Dante Caserta del WWF, ideando concetti facilmente comprensibili a tutti, come la comparazione del suolo consumato dal cemento in un certo numero di “campi da calcio”. Un gigante, un esempio da seguire, un punto di riferimento per il futuro.
In copertina: Fulco Pratesi, foto del WWF Italia