Il 10 ottobre scorso si è tenuto il convegno La depurazione ha un nuovo domani, organizzato da Gruppo CAP, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano. Evento che ha visto confrontarsi esperti e professionisti del settore idrico italiani e internazionali, con contributi di ARERA, UNESCO, Centro Ricerca della Commissione Europea, Legambiente, Coldiretti, associazione Aqua Publica Europea ed esperti da Paesi Bassi, Germania e Israele.

L’acqua che esce pulita dai depuratori è infatti una riserva costante, abbondante e indipendente dalle precipitazioni stagionali. Una risorsa preziosa, che si presta in ottica di economia circolare a un riutilizzo sia in campo civile che in agricoltura.

Nel corso del convegno è stato presentato il Sanitation Safety Plan, modello all’avanguardia a livello mondiale ‒ sviluppato da Gruppo CAP in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Politecnico di Milano e l’Università della South Carolina ‒ per garantire acqua di ottima qualità, sicura e pronta per essere impiegata in agricoltura.

In foto: Massimo Sertori

Il riuso di acqua in agricoltura

“Quello del riuso delle acque depurate è sicuramente uno dei temi dirimenti per tutti i gestori del servizio idrico integrato. Gruppo Cap è arrivato a più del 40% di riutilizzo delle acque depurate. L'obiettivo è quello di arrivare al 2033 al 50%”, ha dichiarato a Materia Rinnovabile Yuri Santagostino, Presidente Gruppo CAP.

“Le nostre acque vengono utilizzate non soltanto in agricoltura, ma anche per gli utilizzi quotidiani di cui i nostri soci necessitano, come la pulizia delle strade o l'irrigazione di aree pubbliche. Parlando di mondo agricolo, non dobbiamo pensare però che risolveremo il tema dell'acqua necessaria a questo comparto soltanto con le acque depurate. Se Gruppo CAP riuscisse a riutilizzare tutte le acque che escono dei nostri depuratori, ad esempio, risponderebbe al fabbisogno regionale in una percentuale del 4%. Quindi questo è sicuramente un mattoncino importante su cui noi stiamo lavorando, ma ci vogliono delle risposte di sistema.”

Messaggio ripreso sul palco anche da Massimo Sertori, Assessore enti locali, montagna, risorse energetiche e utilizzo della risorsa idrica di Regione Lombardia: “L’acqua non è un bene illimitato, e la Regione Lombardia è la prima regione in Italia nel comparto agricoltura, e quindi per fabbisogno idrico. L’attuale sistema irriguo, fatto di controllo dei grandi laghi e di canali, deve sicuramente essere efficientato, magari adottando nuove tecnologie, ma va preservato, perché è al momento il sistema più efficace. In questo senso, l’impiego di acque reflue può essere un elemento da considerare, anche se da solo non potrà rispondere alle necessità dell’agricoltura lombarda”.

In foto: Yuri Santagostino

Acque reflue per fronteggiare la crisi climatica

Il riutilizzo dell'acqua è considerato un modo efficace per aiutare a risolvere il problema della scarsità d'acqua e della siccità nell'UE, e il suo impiego contribuisce a diminuire lo stress idrico del territorio, riducendo l’acqua prelevata dalle falde e consentendo il loro ripristino.

Si tratta quindi di una risorsa essenziale per fronteggiare la crisi climatica in atto. Basti pensare a quanto accaduto negli ultimi due anni, nei quali si è assistito a periodi eccezionali di siccità, importanti diminuzioni dei livelli di tutti i bacini idrici (soprattutto al Nord) con drammatiche ripercussioni nel settore agricolo.

In Italia, il tema era disciplinato da una legge del 2003 superata proprio nel giugno di quest’anno grazie al recepimento della normativa europea 741/2020/EU, che semplifica e promuove la possibilità di riuso delle acque trattate, e si fonda sull’approccio della valutazione e gestione del rischio, lo stesso alla base del Sanitation Safety Plan di Gruppo CAP. Allo stesso tempo, la nuova norma allarga la platea dei soggetti coinvolti a partire dal mondo agricolo e della gestione delle acque irrigue, fino all’utilizzatore finale.

In foto: Alessandro Russo

Il Sanitation Safety Plan di Gruppo CAP

“Il Sanitation Safety Plan è un modello creato in Italia, che rappresenta in assoluto il primo piano di rischio sperimentato nel Paese, e uno dei primi in Europa. Si tratta di un modello frutto della collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Politecnico di Milano e l’Università della South Carolina, che, grazie a soluzioni 4.0, ha consentito il monitoraggio continuo e il controllo costante della qualità delle acque trattate. I risultati che abbiamo ottenuto sono stati più che positivi, e oggi siamo pronti a replicare il modello su scala industriale”, ha detto Alessandro Russo, Amministratore delegato di Gruppo CAP.

Il Sanitation Safety Plan, frutto di una lunga sperimentazione realizzata presso l’impianto di Peschiera Borromeo, uno dei più moderni ed efficienti d’Italia, è uno strumento di gestione della sicurezza delle acque depurate, e offre a tutti gli stakeholder fino al consumatore finale una garanzia sulla sicurezza dei prodotti e dei servizi provenienti dal sistema depurativo. Si pensi agli ortaggi o alle colture irrigate con l’acqua depurata per le quali occorre garantire la massima sicurezza sanitaria.

Gli obiettivi dell’Italia

Nel corso del convegno si è sottolineato come l’Italia ha recepito in maniera virtuosa la normativa europea che disciplina il riutilizzo di acque reflue depurate e in particolare ARERA, l’Autorità di Regolazione di energia, reti e ambiente, ha l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di acque depurate anche attraverso i propri regolamenti, agendo contemporaneamente sia sul fronte delle utility, che saranno spinte a investire nel miglioramento dei sistemi di depurazione, sia sul fronte delle aziende agricole, operando sulla leva del prezzo delle acque reflue in modo che sia sempre più conveniente impiegarle.

 

Immagine: Nav Photography, Pexels