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Mentre siccità e inondazioni si alternano devastanti e imprevedibili, un nuovo rapporto di UNECE e UNESCO sul monitoraggio del SDG 6 dell’Agenda 2030 suona un campanello d'allarme: la cooperazione internazionale nella gestione delle acque transfrontaliere è a un punto critico. Con 153 paesi che dipendono da fiumi, laghi e falde acquifere che attraversano confini, solo il 28% ha accordi efficaci per la loro gestione. Se non si agisce ora, avvertono le due agenzie ONU, entro il 2030 meno di un terzo di queste nazioni sarà in grado di affrontare le sfide idriche con strategie condivise.

Il nuovo rapporto delinea lo stato di avanzamento del sotto-obiettivo SDG 6.5.2, “percentuale di bacini transfrontalieri [all'interno di un paese] con un accordo operativo per la cooperazione idrica”. Responsabile del monitoraggio triennale, oltre a UNESCO, è UNECE, la Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite, grazie alla quale nel 1992 è stata approvata la Convenzione sulla protezione e l'uso dei corsi d'acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali (meglio nota come Water Convention). Il nuovo rapporto si aggiunge così ai i tre aggiornamenti rilasciati da UNEP durante la Water Week di Stoccolma su ecosistemi, qualità e gestione integrata delle risorse idriche.

SDG 6, la cooperazione globale è insufficiente

Il rapporto UNESCO-UNECE sull'SDG 6.5.2 rivela che la cooperazione internazionale è nettamente più forte per i bacini fluviali e lacustri rispetto alle falde acquifere. Il 41% dei paesi che condividono fiumi e laghi transfrontalieri (60 su 148) ha stipulato accordi operativi, contro un 25% dei paesi che condividono falde acquifere (37 su 147). "Il crescente impulso alla cooperazione transfrontaliera in materia di acqua dimostra che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma saranno necessari sforzi molto maggiori per la gestione congiunta dell'acqua, dato che i paesi di tutto il mondo devono affrontare l'aggravarsi della crisi climatica”, ha dichiarato Tatiana Molcean, segretaria esecutiva dell'UNECE. “Dall'entrata in vigore, nel 1996, della Convenzione delle Nazioni Unite sull'acqua, gestita dall'UNECE, sono stati conclusi oltre 100 accordi di cooperazione transfrontaliera e incoraggio tutti i governi a unirsi alla comunità globale in rapida espansione delle Parti di questo trattato."

Il rapporto evidenzia poi un miglioramento nella cooperazione idrica transfrontaliera, con un aumento dal 15% dei paesi coinvolti nel 2017 al 28% nel 2023. Europa, Nord America e Africa subsahariana mostrano i livelli più alti di cooperazione, con il 46% dei paesi di queste regioni coperti da accordi operativi. In Africa subsahariana, il numero di paesi con elevata cooperazione è quintuplicato, da 3 nel 2017 a 16 nel 2023, grazie anche a progetti come quello sul Lago Ciad. Qui, scrive UNESCO in un comunicato, il sostegno ONU ha permesso di “ripristinare ecosistemi degradati e creare sistemi di allerta precoce per monitorare la qualità dell'acqua e prevenire siccità”, con un beneficio per milioni di persone. Paesi come Ciad, Camerun e Nigeria hanno aderito alla Convenzione dell'ONU sull'acqua per supportare la gestione congiunta del bacino.

Cooperazione come misura di adattamento al cambiamento climatico

Infine, il rapporto UNECE-UNESCO riconosce i significativi progressi compiuti dai paesi nella gestione delle acque superficiali e nella riduzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici, ma evidenzia la necessità di ulteriori sforzi e cooperazione. Sebbene quasi due terzi dei bacini fluviali e lacustri transfrontalieri abbiano integrato l'adattamento climatico tra le priorità degli organismi di gestione congiunta, solo il 14% ha sviluppato strategie concrete e appena il 20% ha adottato strategie condivise per la riduzione del rischio di catastrofi.

La cooperazione per la mitigazione delle inondazioni è più avanzata rispetto a quella per la siccità, grazie a una lunga tradizione di collaborazione transfrontaliera. Attualmente, il 50% dei bacini con accordi operativi dispone di sistemi di allerta coordinati per le alluvioni, contro il 30% per la siccità.

 

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Immagine: NASA, via Unsplash