Per determinare il costo medio di produzione dell’energia elettrica da una determinata fonte nel corso della sua vita utile, si usa tradizionalmente l’indice LCOE (Levelized Cost of Electricity, ovvero costo livellato dell’elettricità). Da oggi è però possibile utilizzare un nuovo parametro, l’ACOE, acronimo di Actual Cost of Electricity (costo reale dell’elettricità), che permette di effettuare comparazioni tra diverse tecnologie rinnovabili e valutarne in modo più accurato l’economicità.
L’ACOE è stato elaborato dalla Fondazione NEST - Network 4 Energy Sustainable Transition, un progetto di partenariato esteso promosso dal Ministero dell’università e della ricerca (MUR) e finanziato dal PNRR. L’indice, ideato e sviluppato dal professor Giampaolo Manzolini, docente del Politecnico di Milano e spoke leader di NEST, può essere utilizzato dagli utenti tramite un’apposita web-app, che permette di calcolare i costi dell’energia rinnovabile in tempo reale.
“La missione della Fondazione NEST è quella di spingere i confini della ricerca e dell’innovazione nel settore dell’energia rinnovabile”, aggiunge Gabriella Scapicchio, direttrice generale della Fondazione NEST. “L’ACOE rappresenta un traguardo importante verso una transizione energetica sostenibile e consapevole. Questo strumento non solo consente analisi più accurate, ma favorisce anche un cambiamento culturale nella pianificazione e nella gestione delle risorse energetiche.”
I limiti dell’indice LCOE
Il nuovo parametro si propone come un’alternativa al classico indice LCOE, una metrica che si esprime generalmente in euro, o dollari, per megawattora (MWh) e che, considerando i costi totali e l’energia prodotta dall’impianto, permette di confrontare il costo di produzione tra diverse fonti energetiche.
LCOE è un indice, spiega a Materia Rinnovabile Manzolini, elaborato “alla fine del Novecento dalla IEA, l’Agenzia internazionale dell'energia, quando vi era la necessità di confrontare diversi tipi di energie, rinnovabili e non. Quando guardavo i rapporti dell’IRENA, l’International Renewable Energy Agency, vedevo il parametro LCOE molto basso e mi chiedevo perché, se effettivamente il costo dell’elettricità generato dalle rinnovabili era inferiore a quello dei combustibili fossili, non riuscissimo a ottenere la transizione energetica. A quel punto, dopo diversi studi, mi sono reso conto che LCOE ha una grande limitazione: non tiene in considerazione per nulla le esigenze dell’utenza, ma solo quelle di chi produce. LCOE mette al numeratore i costi e al denominatore l’energia prodotta dall’impianto nella sua vita ideale. L’ACOE, invece, mette al denominatore l'energia che può produrre l'impianto solo se richiesta dall'utenza.”
La novità dell’indice ACOE
Se il vecchio indice considera tutta l’energia prodotta, anche se in eccesso o non utilizzata, l’ACOE, dopo specifiche considerazioni sulle esigenze della rete elettrica, pesa l’energia prodotta solamente in base al suo reale utilizzo.
“Il costo è generalmente un incrocio tra domanda e offerta”, aggiunge Manzolini. “Perciò ho provato a incrociare la domanda di energia elettrica con l’offerta di fonti rinnovabili.” La principale differenza tra le due metriche sta quindi nel fatto che l’ACOE considera la domanda effettiva di energia.
L’indice LCOE ignora il potenziale sfasamento temporale tra la produzione di elettricità e la domanda effettiva, mentre il nuovo parametro prende in considerazione anche la variabilità delle risorse rinnovabili, che non sono sempre disponibili quando servirebbero.
In questo modo, l’ACOE contribuisce a rendere più comprensibile agli utenti l’eccesso di energia proveniente da fonti rinnovabili che si verifica in determinati momenti della giornata o dell’anno, e che può portare a uno spreco di energia o alla sua svalutazione.
Questo accade per esempio quando l’energia fotovoltaica raggiunge il picco di produzione nelle ore o giornate più soleggiate. Tramite l’integrazione di questi fattori, l’ACOE dà un quadro economico che riflette meglio la realtà dei mercati energetici.
“Esistono già da diversi anni altri parametri molto più complessi e comprensivi di altri aspetti”, precisa Manzolini. “Anche se si tratta di strumenti approfonditi che danno un’idea molto accurata, richiedono tante assunzioni specifiche caso per caso, e per questo nessuno ne fa uso. Con l’indice ACOE, ho cercato di introdurre un parametro che fosse più accurato del LCOE ma che potesse comunque essere di facile utilizzo e che potesse già dare un’idea chiara di quando e come, per esempio, il fotovoltaico vada preferito rispetto all’eolico o viceversa.”
Il futuro del nuovo indice
“Abbiamo sviluppato l'ACOE con l'intento di andare oltre i tradizionali metodi di calcolo, che spesso non riflettono la complessità del panorama energetico attuale”, continua Manzolini. “Questo indice ci permette di fare un passo in avanti verso una valutazione più realistica e precisa delle risorse rinnovabili, mettendo in luce come l'ottimizzazione della gestione dell'energia prodotta possa influire sui costi e sull’efficienza complessiva del sistema. L'adozione di tecnologie come i sistemi di accumulo, che permettono di gestire meglio la produzione intermittente di energia, è fondamentale per ridurre i costi e migliorare la sostenibilità a lungo termine della nostra rete energetica.”
Alla domanda su nuovi sviluppi o applicazioni future, Manzolini risponde che stanno pensando di progettare un indice aggregato “di più tecnologie. L’ACOE adesso può essere calcolato separatamente per tecnologia: nello scenario dello sviluppo del fotovoltaico in Italia, si può avere quello specifico indice di costo per il paese. Vorremmo capire se si riesce ad abbinare, per esempio, fotovoltaico ed eolico in un indice composto. Non è semplice, a volte è di difficile comprensione e utilità, perché alla fine si va a guardare i costi della singola tecnologia e non della combinazione delle due.”
In copertina: immagine Envato