Dalle tigri al legno di teak, dai passeriformi a rare orchidee, dalle pinne di squalo alle zanne d’elefante. I predatori di specie protette non conoscono confini e ancora oggi, nonostante le infinite campagne di tutela e di polizia, continuano a prosperare nell’ombra. Un giro d’affari di miliardi di euro che segue le piste dei traffici internazionali. Per riportare l’attenzione su un tema spesso trascurato anche dai media di settore, il giornalista Rudi Bressa (che Materia Rinnovabile ha spesso accolto sulle sue pagine) ha appena pubblicato Trafficanti di natura (Codice Edizioni), un compendio informatissimo sul tema, frutto di inchieste e di un’accurata ricerca documentale, che mette nella giusta prospettiva il fenomeno. In un afoso pomeriggio abbiamo incontrato l’autore per conoscere in dettaglio il suo lavoro.
Come nasce Trafficanti di natura?
Il libro nasce da tre inchieste giornalistiche condotte tra 2019 e 2021, una sul traffico di rettili tra Europa e Sud Africa, la seconda sul traffico internazionale delle tigri, la terza sul traffico illegale di teak tra Myanmar e Italia sostenuto dalla giunta militare, dopo il colpo di Stato del 2019. Tutte e tre le inchieste sono state realizzate in collaborazione con l’Earth Journalism Network e Oxpecker.
Lavorando su questi temi mi sono reso conto di quanto ci fosse da raccontare sul tema. Il senso di urgenza mi ha spinto a raccontare i complessi traffici di specie selvatiche protette o in via di estinzione, in cui anche l'Italia ha un ruolo. Dentro il libro cerco di riportare l’ampiezza della problematica. Ci sono le specie più iconiche, cioè elefanti, rinoceronti, ma trovano spazio anche specie meno conosciute, traffici meno spettacolari ma non per questo meno gravi, spaziando dall’Italia a ogni angolo del mondo. L’Antartide è l’unica regione esclusa. Per ora.
Il libro è ricchissimo di dati, un prezioso database anche per esperti. Quali sono i numeri più significativi dei traffici di specie protette?
È un mercato enorme a livello mondiale: 23 miliardi di euro stimati, il quarto mercato illegale dopo droga, armi e traffico di esseri umani. Non è un settore a sé. I gruppi criminali che operano nel traffico di armi o di stupefacenti usano i loro canali anche per il traffico di specie. Il dato interessante è che l'80% delle specie trafficate sono piante e vegetali, come ad esempio le orchidee rare.
Possiamo fare una classifica delle specie più trafficate?
Ai primi posti c'è il palissandro, un albero dell'area tropicale africana. Al secondo posto i rettili – come i boa – e poi inaspettatamente troviamo le anguille, un mercato molto radicato, con intermediari disposti a pagare migliaia di dollari per chilogrammo di prodotto. Poi naturalmente ci sono i grandi mammiferi che hanno numeri più ridotti ma mercati fiorenti. Tra le specie inaspettate, gli asini domestici africani, a rischio estinzione poiché dalla pelle si estrae collagene richiestissimo dai cinesi.
Per queste inchieste hai fatto un lavoro sotto copertura, andando nei market place illegali anche in Italia. Quanto è facile nel nostro Paese comprare specie protette?
Fin troppo facile. Chiaramente bisogna essere informati ed essere nelle reti degli hobbisti. Il web aiuta tantissimo. Ma scavando si arriva a trovare merci di ogni tipo. Accanto ad operatori legali di specie esotiche ci sono contrabbandieri attrezzatissimi, con tanto di menù delle specie tutte prezzate, assicurazioni sulla spedizione in caso di morte durante il trasporto, servizio assistenza: tutto assolutamente preparato e strutturato.
Quali specie italiane sono vendute sul mercato nero?
Soprattutto gli uccelli, dato che il nostro Paese è un hotspot del bracconaggio di moltissime specie di volatili, commerciati come alimento, o vivi per gli hobbisti delle specie canore o i falconieri negli Emirati Arabi Uniti, dove un singolo esemplare può essere acquistato per decine di migliaia di euro. È un mercato gestito dalla criminalità organizzata, principalmente nel Sud Italia, ma anche da piccoli criminali, come i bracconieri delle valli bresciane e del Veneto. C'è poi il grande traffico del pesce d'acqua dolce, non certo specie protette, ma pescato e commercializzato senza licenza e venduto nei mercati dell'Est. L'Italia è un grosso hub, da qui passa di tutto.
Sulla copertina di Trafficanti di natura c'è una bellissima tigre dietro una gabbia. Quanti tigri sono commercializzate oggi a livello globale?
In Italia, stando ai dati da me raccolti, sono presenti 161 tigri in cattività, mentre a livello mondiale sono ben 12.000. In natura sono rimasti 3000 esemplari. L’inchiesta è partita da un sequestro fatto nel 2019 al confine con la Bielorussia, di dieci tigri che partivano dall'Italia, da Latina, per essere vendute ad uno zoo. Ma una volta fermati e controllati i documenti, si è scoperto che questo zoo praticamente non esisteva e che le tigri erano destinate o alla Russia o al mercato cinese. In Russia sono gli oligarchi che tengono le tigri in casa come segno di potere. In Cina invece le tigri si macellano: si separa la pelle, il cranio, i denti, gli artigli (usati come amuleti), il cuore (da mangiare crudo), il fegato come elemento curativo, le ossa che sono triturate e bollite per fare il liquore di ossa di tigre, famosissimo nella farmacopea cinese.
Nel libro c'è un capitolo anche sul traffico di legname, con un focus sul teak. Chi cerca questo legno attraverso canali illegali?
In Italia uno dei compratori è il settore del lusso, in particolare certi cantieri navali per yacht di lusso, pavimentazioni, decorazioni e via dicendo. Ha un colore rosso brunastro, delle venature particolari, ed è super resistente. Viene dal Myanmar, attraverso l’Indonesia. In uno scandalo recente si è scoperto che la nave scuola dell'ammiraglia tedesca è stata restaurata con legno illegale. E senza fare nomi, perché le ricerche sono in corso, ci sono anche cantieri italiani molto importanti.
La lotta ai traffici continua però a languire?
Negli ultimi anni si è notato un aumento dei sequestri, ma ancora le risorse non sono sufficienti per il contrasto. Serve aumentare sia gli investimenti sia la preparazione delle forze dell'ordine. Va detto però che ci sono alcuni gruppi di lotta alla criminalità molto professionali, come il raggruppamento CITES dei Carabinieri, che ha al suo interno agenti molto preparati ed esperti, presi come esempio dall'Interpol, a livello internazionale, ed usati per fare formazione. Come ai guardiaparco africani che vengono in Italia per fare formazione con i nostri carabinieri e poi trasferire le conoscenze. La pressione va tenuta molto alta, altrimenti l’estinzione di queste specie ci farà pagare il suo prezzo.
Immagine: Envato Elements