L’economia circolare è da tempo un punto di forza per l’Italia, che guida la classifica europea per tasso di circolarità. Tuttavia, è davvero certo che l'adozione di modelli produttivi circolari sta davvero rafforzando la competitività delle imprese italiane? E quali ostacoli rischiano di frenare questo vantaggio?
Un nuovo brief della Direzione strategie settoriali e impatto di Cassa depositi e prestiti (CDP) fa il punto sulla situazione, analizzando le opportunità economiche e finanziarie dell’economia circolare e individuando le strategie necessarie per rafforzare il primato italiano. E per chi volesse uno spoiler: sì, servono più investimenti.
Economia circolare, Italia tra i paesi virtuosi
Pubblicato a febbraio, il documento di CDP Economia circolare: una leva per la competitività delle imprese è stato coordinato da Andrea Montanino e Simona Camerano e redatto da Claudio Bonomi Savignon, Alessandra Locarno, Maria Gerarda Mocella e Margherita Viti. Secondo il brief, l’Italia si conferma tra i paesi europei più avanzati nella transizione verso un’economia circolare.
Nel 2024, quasi la metà delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica circolare, con una maggiore diffusione tra le aziende di grandi dimensioni e nel Nord del paese. Il riciclo resta la strategia più utilizzata, mentre sono meno diffuse soluzioni che mirano a estendere la vita utile di prodotti e componenti.
Per quanto riguarda l’impatto economico, "le pratiche adottate hanno generato un risparmio nei costi di produzione delle imprese manifatturiere superiore a 16 miliardi di euro". Un risultato significativo, pari però solo al 15% del potenziale teorico stimato al 2030, si legge nel documento.
La lista di vantaggi comunque non finisce qui. Le imprese circolari dimostrano poi una maggiore solidità economico-finanziaria, con una migliore capacità di copertura del debito, una più elevata generazione di cassa per gli investimenti e un livello di indebitamento più contenuto.
Negli ultimi tre anni, hanno registrato una minore probabilità di default, anche in presenza di shock legati alle materie prime. Inoltre, mostrano un elevato potenziale innovativo, trainato dall’adozione di nuove tecnologie, processi produttivi e modelli di business.
L’Italia si distingue poi in Europa per il numero di brevetti registrati, posizionandosi al secondo posto dopo la Germania, e registrando una crescita costante dal 2016 che ha raggiunto un picco nel 2020, con oltre 60 brevetti circolari registrati. Di questi, oltre la metà (52%) sono stati sviluppati da PMI nazionali.
Servono più investimenti. E serve fare rete
Nonostante l’Italia mantenga alti livelli di circolarità, il ritmo di miglioramento sta rallentando, anche a causa di investimenti inferiori rispetto ad altri grandi paesi europei. Solo la Spagna investe meno nei settori legati all'economia circolare, come riciclo, riparazione, riutilizzo, noleggio e leasing.
"Questo risultato è in parte condizionato dal difficile contesto economico degli ultimi anni, ma riflette anche la struttura imprenditoriale italiana, caratterizzata da una prevalenza di piccole e microimprese con limitata capacità di investimento", spiegano gli autori del brief. Per accelerare la transizione, diventa cruciale valorizzare il ruolo delle PMI, rafforzando il loro accesso agli investimenti in macchinari, tecnologie e beni intangibili.
Un altro fattore chiave è la finanza sostenibile, che può colmare i gap di investimento, con un ruolo centrale per gli istituti nazionali di promozione (come la stessa CDP). A oggi, l’adozione di strumenti di finanza sostenibile, come green loan, green bond, private equity sostenibile, non è ancora diffusa, soprattutto tra le PMI (solo il 26% utilizza almeno uno strumento simile).
“Queste ultime, per via degli elevati costi e per la mancanza di competenze interne, hanno difficoltà a misurare e comunicare le proprie performance ambientali, sociali e di governance (ESG), un requisito fondamentale per l’accesso alla finanza sostenibile.” Infine, stando al documento, è fondamentale il coinvolgimento delle imprese in ecosistemi collaborativi, che favoriscano lo scambio di pratiche e conoscenze, accelerando l’innovazione e la diffusione di modelli circolari.
In copertina: immagine Envato