Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also available in English

Dopo il sempre più probabile passo indietro del pacchetto Omnibus su CSRD, CSDDD e Tassonomia per la finanza sostenibile, ora l'Unione Europea si prepara a esentare oltre l'80% delle aziende soggette al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la nuova tassa europea sul carbonio alle frontiere. Lo ha dichiarato il commissario europeo per il clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita Wopke Hoekstra in un’intervista rilasciata al Financial Times a seguito di un’audizione tenutasi il 6 febbraio alla Sottocommissione per le questioni fiscali sulle priorità del nuovo esecutivo.

“Meno del 20% delle aziende coinvolte è responsabile di oltre il 95% delle emissioni nei prodotti”, ha affermato Hoekstra, riferendosi alla portata del CBAM, meccanismo introdotto per evitare la concorrenza sleale tra le industrie europee e quelle di paesi con regole ambientali meno stringenti. Hoekstra, ex ministro delle Finanze olandese con un passato in Shell e McKinsey, aveva già ricoperto il ruolo di commissario nella parte finale del primo mandato von der Leyen, con delega sul clima. Un dettaglio da non trascurare, ora che la nuova Bussola della Competitività europea punta sulla semplificazione e a rivedere alcuni pilastri del Green Deal. Sembra infatti che il CBAM rimarrà applicato solo ai maggiori importatori, cioè 20.000 aziende sulle circa 200.000 inizialmente previste. Una scelta di certo in linea con l’obiettivo della nuova strategia europea di ridurre gli oneri burocratici per la maggior parte delle imprese.

Che cos’è il CBAM?

Introdotto con Regolamento (UE) 2023/956, il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) è un meccanismo nato per imporre un prezzo al carbonio incorporato nei beni importati ad alta intensità di emissioni, allineandolo così a quello che le aziende europee già pagano attraverso l’Emission Trading System (ETS). L’obiettivo del CBAM è infatti duplice: proteggere le imprese europee dal rischio di delocalizzazione, il cosiddetto “carbon leakage”, e incentivare una produzione più sostenibile anche nei paesi extra UE. 

Attualmente il CBAM è in fase transitoria. A oggi le aziende che importano prodotti come cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno devono solo dichiarare le emissioni incorporate, senza l'obbligo di acquistare certificati. Questa prima frase è stata introdotta allo scopo di raccogliere dati e affinare il sistema prima della piena applicazione, prevista per il 2026, quando gli importatori dovranno compensare le emissioni pagando un prezzo equivalente a quello applicato nell’UE.

Il sistema ha suscitato numerose critiche non solo da aziende europee − lo stesso ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a fine gennaio aveva espresso apprezzamento per l’inserimento nella Bussola della Competitività della revisione del regolamento CBAM − ma anche da parte di partner commerciali come Stati Uniti e India, che temono penalizzazioni per le loro industrie esportatrici. La più influente, di certo, era arrivata da Lakshmi Mittal, Executive Chairman del colosso dell’acciaio ArcelorMittal, che in un editoriale pubblicato sul Financial Times a dicembre 2024 aveva scritto: “Così com'è, il CBAM è progettato in modo inadeguato e, se non verrà rafforzato in modo significativo, rischia di fallire come strumento chiave per consentire all’Europa di raggiungere il suo obiettivo dichiarato di decarbonizzare e industrializzare allo stesso tempo”.

Hoekstra: serve un approccio pragmatico

Secondo i dati raccolti dal Financial Times, meno del 10% delle 20.000 aziende in Germania che dovevano segnalare le emissioni ha rispettato la scadenza anticipata del 2024. Anche in Svezia solo l'11% delle aziende ha inviato i report richiesti. "È logico che se non fai parte dell'ambito di applicazione non ha molto senso farti compilare una montagna di documenti”, ha dichiarato Hoekstra, sottolineando l'importanza di un approccio pragmatico. Il commissario ha anche parlato della riforma del CBAM, che spera venga approvata tramite la legge di semplificazione Omnibus prevista per la fine di febbraio (ma che stando a quanto si dice a Bruxelles potrebbe slittare a marzo).

Hoekstra ha indicato anche che il CBAM, oltre ai settori già coinvolti, potrebbe essere esteso a vetro, ceramica e chimica.
Attualmente, l'industria dell'acciaio sta chiedendo una protezione maggiore, proponendo l'esenzione per i beni prodotti nell'UE, esportati fuori dall'UE, lavorati all'estero e poi reimportati. “Guarderemo attentamente l'ambito e le esportazioni, con mente aperta, ma consapevoli che non sarà facile”, ha concluso Hoekstra.

 

Immagine: Envato Elements