Diciamoci la verità: poteva andare molto peggio, vedendo le cose dal punto di vista di chi tifa per la decarbonizzazione e la transizione ecologica in Europa e nel mondo. Gran parte degli osservatori si attendeva che oggi la presentazione del Competitiveness Compass, la Bussola per la competitività per rilanciare la crescita nell’UE, si sarebbe accompagnata a un drastico smantellamento del Green Deal e delle sue misure più coraggiose. Gli industriali europei sono arrabbiatissimi, in Francia e in Germania soffia vento di destra, in America poi c’è Trump. Insomma: è vero che tirava aria brutta, ma la presentazione del programma − e l’intervento della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen − hanno sostanzialmente smentito le interpretazioni più negative.

Von der Leyen ha detto che il Green Deal resta una priorità, che la decarbonizzazione prosegue, e addirittura (questa è stata una sorpresa davvero inattesa) resta l’obiettivo al 2040 di una riduzione delle emissioni del 90%, cosa che non piace né ai conservatori né ai popolari. Naturalmente però la “bussola” annuncia una maggiore gradualità e un aggiustamento delle norme nel senso della semplificazione e velocizzazione delle procedure. Si capisce che ci sarà flessibilità anche su alcuni punti, come le multe alle industrie dell’automotive, ma non solo. E soprattutto, si capisce che sulle misure del Green Deal von der Leyen navigherà a vista. A volte con un colpo di timone a sinistra, altre ascoltando le richieste della destra.

Le parole di von der Leyen

Ma torniamo al piano quinquennale della Commissione per invertire la rotta dell’economia del continente, che si ispira al piano illustrato a suo tempo dal rapporto di Mario Draghi e che ha un vero punto debole: la mancanza di risorse per l’implementazione. “L'Europa ha tutto ciò di cui ha bisogno per avere successo nella corsa al vertice. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo correggere le nostre debolezze per riacquistare competitività. La Bussola della competitività trasforma le eccellenti raccomandazioni del rapporto Draghi in una tabella di marcia. Quindi ora abbiamo un piano. Abbiamo la volontà politica. Ciò che conta è la velocità e l'unità. Il mondo non ci sta aspettando. Tutti gli Stati membri sono d'accordo su questo. Quindi, trasformiamo questo consenso in azione”, ha detto von der Leyen nella conferenza stampa, condotta insieme al vicepresidente esecutivo della Commissione Stephane Sejourné.

Nel documento c’è la lista della spesa delle proposte che la Commissione presenterà in questo secondo mandato Ursula: dal piano d’azione sull’automotive, atteso per la primavera, al libro bianco sulla difesa, che sarà presentato entro marzo. Poi gli acquisti comuni di materiali critici in autunno, la revisione della tassa sul carbonio alle frontiere che sarà presentata entro quest’anno. Per rispondere alle richieste dei governi di ridurre la burocrazia per le imprese, von der Leyen promette un impegno senza precedenti per semplificare le normative e snellire le procedure amministrative, il che chiaramente comporterà una revisione delle regolamentazioni in materia ambientale, sebbene la presidente abbia assicurato che il Green Deal resta una priorità. Ma la decarbonizzazione va rallentata per dare tempo alle aziende di adeguarsi e non perdere punti nei confronti della concorrenza statunitense e cinese.

L’UE punta su innovazione, decarbonizzazione e sicurezza

Tre sono le aree di azione: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza, per rendere l’Europa un punto di riferimento globale per lo sviluppo e la produzione di tecnologie pulite, arrivando a essere il primo continente climaticamente neutrale. Seguendo l’impostazione del rapporto Draghi, la proposta di von der Leyen parte dall’assunto che “negli ultimi due decenni”, si legge nella nota della Commissione, “l'Europa non ha tenuto il passo con le altre principali economie a causa di un persistente divario nella crescita della produttività”. Vanno rimosse “barriere di lunga data e debolezze strutturali”.

Tra le iniziative previste, spiccano i progetti “AI Gigafactories” e “Apply AI”, pensati per accelerare l’integrazione dell’intelligenza artificiale nell’industria. Si prevede inoltre l’introduzione di piani d’azione dedicati a materiali avanzati, tecnologie quantistiche, biotecnologie, robotica e settore spaziale, oltre a una strategia mirata a sostenere startup e scaleup. Non mancano misure per semplificare la burocrazia in ambiti come diritto societario, fallimentare, del lavoro e della fiscalità.  

In campo energetico, la sfida è quella della riduzione dei prezzi dell’energia. Rimedierà il prossimo Clean Industrial Deal, che definirà “un approccio alla decarbonizzazione basato sulla competitività, volto a garantire che l'UE sia una sede attraente per la produzione, anche per le industrie ad alta intensità energetica, e a promuovere tecnologie pulite e nuovi modelli aziendali circolari”. Come? In primavera arriva il Piano d'azione per l'acciaio e i metalli, con misure per “l'accesso ai materiali primari e secondari, l'uso di strumenti di difesa commerciale e definirà una soluzione a lungo termine per sostituire le attuali misure di salvaguardia alla luce della sovracapacità globale non di mercato”.

Il pacchetto per l'industria chimica verrà presentato alla fine del 2025, mentre l’Affordable Energy Action Plan contribuirà ad abbassare i prezzi e i costi dell’energia. L’Industrial Decarbonisation Accelerator Act velocizzerà le autorizzazioni per le imprese impegnate nella transizione verde, e un “Piano d'azione per l'elettrificazione e un pacchetto reti europee” è atteso per il primo trimestre del 2026.

Un altro tema centrale è la riduzione delle dipendenze strategiche. L’UE intrattiene relazioni commerciali con 76 paesi, ma resta vulnerabile su alcune materie prime essenziali. La Commissione intende diversificare le catene di approvvigionamento, garantendo un accesso più sicuro a energia pulita, carburanti sostenibili e tecnologie verdi. Sul fronte della concorrenza internazionale, Bruxelles vuole introdurre una preferenza europea negli appalti pubblici per settori e tecnologie critiche, in modo da favorire le imprese del continente. “Gli appalti pubblici rappresentano circa il 14% del PIL dell’UE”, si legge nel documento. L’obiettivo è rafforzare la sicurezza tecnologica e semplificare le procedure per le startup.

Per alleggerire il carico normativo sulle imprese, la Commissione presenterà a febbraio un pacchetto di misure noto come “Omnibus”, volto a rendere più accessibile l’accesso ai fondi UE e ridurre la complessità burocratica. Tra le proposte, anche una revisione della rendicontazione sulla sostenibilità e della due diligence, che impone alle aziende di garantire il rispetto dei diritti umani e ambientali lungo tutta la catena produttiva.

Investimenti, banche e un nuovo Fondo per la competitività

E i soldi? Mario Draghi aveva detto che sarebbero serviti 800 miliardi l’anno. Per provare a trovarli, von der Leyen presenterà una proposta sulla “Unione Europea del risparmio e degli investimenti per creare nuovi prodotti di risparmio e investimento, fornire incentivi per il capitale di rischio e garantire che gli investimenti fluiscano senza problemi in tutta l'UE”. Si tratta dell’unione dei mercati capitali (Capital market union): non c’è riunione dell’Eurogruppo che non ne discuta, da sempre, senza alcuna decisione di sorta. Ma la presidente insiste: questa è una delle vie per “trasformare i capitali che l’UE ha in investimenti”. Cosa che nell’Unione viene fatta al 5%, a fronte del 52% negli USA.

La Commissione proporrà anche “un nuovo Fondo europeo per la competitività” per “sfruttare e ridurre i rischi degli investimenti privati” e guarda al potenziale della Banca europea per gli investimenti, che “deve essere pienamente sfruttato per attrarre investimenti privati e colmare il divario di investimenti dell'Europa in tutte le aree prioritarie, dalla decarbonizzazione alla difesa”. Si spera anche nell’aiuto della “rete di banche promozionali europee e altre istituzioni finanziarie internazionali” per “sfruttare ulteriormente gli investimenti pubblici”. Altri programmi di finanziamento sono allo studio, “rendendo i mandati della BEI e di altri partner più ampi, semplici, rapidi e flessibili”, ma von der Leyen non parla esplicitamente di eurobond, cioè nuove forme di debito comune per finanziare la mole di investimenti da mettere in atto.

La questione automotive

Nel corso della conferenza stampa la presidente ha risposto anche ad alcune domande. Sulle multe all’automotive ha detto che “serve equità e flessibilità” e che le risposte arriveranno nelle prossime settimane, perché si vuole che “il futuro dell'auto rimanga saldamente radicato in Europa". "Restiamo sulla rotta" per il Green Deal, ha poi affermato: “C'è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente e per questo dobbiamo ridurre la complessità. Parlate con le aziende". Ha poi spiegato ad esempio che "la modernizzazione, la mobilità guidata dal software, l'elettrificazione, dell'industria automobilistica sono i mercati del futuro, ma per arrivarci cerchiamo di essere meno complessi, meno complicati e più veloci".

Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, seguendo le polemiche sulla mobilità elettrica e sulle rinnovabili “si sta perdendo di vista quello che sta succedendo realmente nel mondo. Nel 2024 due terzi dei 3.000 miliardi di investimenti sono stati indirizzati verso le rinnovabili, l’efficienza, la mobilità elettrica. La produzione elettrica da rinnovabili ormai ha superato il 30% della produzione elettrica mondiale e raggiungerà, secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, il 50% nel 2030. Il mondo sta cambiando a velocità incredibile e alcuni paesi europei, l'Italia in particolare, rischiano di non cogliere l'onda che è partita, e quindi di non poter giocare in maniera efficace le proprie carte”.

 

In copertina: Ursula von der Leyen fotografata da Dati Bendo © European Union, 2025