Plasmix, CSS, rifiuti da demolizione non recuperabili, sfalci e potature, rifiuti medico-sanitari, biomasse di risultanza. Nel mondo degli scarti esistono numerosi esempi di materiali non facilmente riutilizzabili o non riciclabili. Oggi però esiste un approccio che consiste nel trasformare i rifiuti, specialmente quelli non riciclabili, in prodotti chimici utili. Il nome in inglese è waste-to-chemical e consiste nella trasformazione dello scarto in syngas, o gas di sintesi, una miscela principalmente composta da idrogeno (H2) e monossido di carbonio (CO), in vari rapporti, e che può contenere anche anidride carbonica (CO2) o azoto (N2).
Da questo gas di sintesi attraverso vari processi si possono ottenere etanolo, metanolo, ammoniaca, olefine, carburanti e molto altro. Tutti prodotti che possono sostituire i derivati di petrolio o gas naturale come base chimica, riducendo così la quantità di materia prima vergine utilizzata e tagliando le emissioni complessive dei processi industriali. Uno dei principali produttori e licenziatari di impianti waste-to-chemical è l’italiana NextChem, del gruppo Maire, che da anni promuove piattaforme tecnologiche per estrarre lavorati chimici da quei tipi di scarti non riciclabili e difficilmente recuperabili, per creare catene del valore completamente nuove.
MyRechemical: superare gli inceneritori grazie alla chimica
“Il plus di questa tecnologia è che può usare una grande varietà di scarti”, spiega Alessia Borgogna, Business DevelopmentWaste-to-Chemical di MyRechemical, sussidiaria di NextChem. “Costituisce quindi un’importantissima via dell’economia circolare per quei rifiuti che finora non avevano processi adeguati per il recupero degli elementi chimici di cui sono composti, come carbonio e idrogeno.” Superando in alcuni casi anche gli inceneritori e non andando in competizione con altre filiere come quella del rifiuto organico.
La pipeline di progetti del gruppo, in collaborazione con colossi della chimica come Lanzatech e Johnson Matthey, è enorme. “Una delle ultime innovazioni tecnologiche è quella della fermentazione dell’etanolo per sintesi enzimatica con i batteri, che si affianca a processi consolidati, derivati dall’industria chimica della trasformazione del syngas da carbone, come la sintesi di ammonio e metanolo”, continua Borgogna.
Carburanti circolari e low carbon
Molto rilevanti anche gli impianti per produrre SAF circolare, ovvero carburanti sostenibili per l’aviazione, che si possono ottenere direttamente dal syngas con il processo di Fischer-Tropscho a partire dall’etanolo. “In Louisiana abbiamo in corso un progetto con DG Fuel che prevede di convertire un milione di tonnellate di bagassa [residuo di estrazione proveniente dalla lavorazione per frantumazione e spremitura della canna da zucchero, ndr] in 450 milioni di litri di Sustainable Aviation Fuel”, racconta Borgogna. Il carburante servirà per ridurre le emissioni di compagnie aeree, miscelato con il cherosene da fonti fossili in quote sempre crescenti.
Inoltre, lo scorso anno NextChem ha firmato un accordo con l’azienda chimica olandese Dimeta B.V. per realizzare impianti per la produzione di dimetiletere (DME) rinnovabile e riciclato dai rifiuti. Il DME può essere miscelato con il GPL convenzionale, riducendo l’impronta di carbonio senza modificare le apparecchiature o le infrastrutture del GPL. L’obiettivo è quello di produrre 300.000 tonnellate di DME entro la fine del 2027, creando impianti nel Regno Unito, in Europa e negli Stati Uniti. “Il DME rinnovabile e riciclato dai rifiuti consente la transizione verso un’energia sostenibile, a basse emissioni di carbonio, da sola o in miscela con il GPL, rispondendo alle esigenze dell’economia circolare per decarbonizzare molte industrie e settori, tra cui quello dei trasporti”, afferma Giacomo Rispoli, amministratore delegato di MyRechemical.
La domanda per impianti waste-to-checmical è in crescita costante. Al momento MyRechemical ha più di 30 progetti nella pipeline, in tutto il mondo, dalla Francia all’Arabia Saudita, dagli USA all’Australia. D’altronde dove ancora oggi ci sono miliardi di tonnellate di rifiuti dispersi o non riciclati, l’unica soluzione è la trasformazione in nuova materia chimica circolare.
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Immagini: NextChem, Maire