È uno degli effetti a lungo termine del Covid e potrebbe essere una buona notizia per il clima: si continua a volare meno per lavoro, nonostante le restrizioni ai viaggi siano ormai alle spalle. Mentre il traffico aereo per turismo continua a crescere verso i livelli del 2019, quello corporate sembra essersi assestato in una nuova realtà, quella in cui le trasferte sono tagliate e una buona parte delle riunioni vengono ormai stabilmente fatte online.

È quasi il declino di una mitologia, il manager che spende parte della sua vita viaggiando da una parte all'altra del mondo in business class, come Sergio Marchionne, capace (fu calcolato ai tempi) di fare 260 ore di volo in due mesi tra Torino e Detroit.

I dati

Oggi le multinazionali fanno volare i propri dipendenti il 56% in meno rispetto a quanto facessero nel 2019. Sono dati di Travel Smart, una campagna della ONG Trasport&Environment che mira proprio a rendere strutturale questo effetto del 2020, l'anno in cui gli aerei rimasero a terra.

Per gli obiettivi di decarbonizzazione del settore dell'aviazione, i voli per lavoro devono rimanere il 50% di quelli che erano nel 2019. È uno di quei casi in cui il ritorno al business as usual pre pandemico non è desiderabile: i frequent flyer sono l'1% della popolazione mondiale, ma consumano il 50% delle emissioni del traffico aereo. E sono in gran parte viaggiatori per affari. Dimezzare queste trasferte vorrebbe dire abbattere l'equivalente delle emissioni di 16 milioni di automobili.

Quali aziende volano di più

La buona notizia è che le aziende si stanno adeguando. Travel Smart raccoglie i dati per quaranta tra le principali multinazionali al mondo: nessuna è tornata ai livelli pre Covid. Alcune ci si avvicinano, come Shell, L’Oréal, PepsiCo e Johnson & Johnson.

Altre sono ormai lontane da quelle quote. SAP vola l'86% in meno, PwC il 76% in meno, Accenture il 75% in meno. Alcune anche hanno messo questo obiettivo nelle loro strategie di decarbonizzazione (Pfizer, la stessa PwC, Zurich). Per le aziende che hanno scelto la strada del volare meno ‒ è un classico caso di win-win ‒ si riducono le emissioni e i costi in un colpo solo, senza dover cambiare la natura del proprio business.

Cambia la mentalità. O forse no

Secondo una ricerca di Opinium per World Travel Protection, solo il 33% dei viaggiatori business è felice di essere tornato alla vita di prima, gli altri, quando volano, lo fanno controvoglia. Tra i motivi ci sono le preoccupazioni per la salute, ma anche la stanchezza, lo stress, l'ansia.

Un cambio di mentalità che però sarebbe prematuro considerare acquisito. Come per il lavoro da remoto, non è detto che le cose rimangano così. Per un altro studio, per esempio, Deloitte ha intervistato centinaia di travel manager, per capire che tipo di futuro si aspettano.

Responso: prevedono una robusta ripresa dei volumi di spesa per i voli d'affari già verso la fine del 2024 o l'inizio del 2025. È per questo motivo che i dati Travel Smart non vanno considerati consolidati, ma come una tendenza che rischia di essere invertita.

Anche alcune tra le aziende che hanno ridotto di più non lo hanno fatto in base a un impegno specifico di decarbonizzazione messo nero su bianco (è il caso di SAP e Accenture). Secondo Deloitte, considerando l'aggiustamento all'inflazione, tra due anni la spesa potrebbe essere solo il 10% inferiore al 2019. Sarebbe praticamente un ritorno al mondo di prima, emissioni comprese.

Volano di meno i manager di più alto livello

Cambiano anche le demografiche: il declino più marcato tra chi viaggia per affari è quello di chi lo fa più di tre volte all'anno (considerati già high frequency traveler). Secondo questo sondaggio di Morning Consult, più della metà dei viaggiatori per lavoro guadagna relativamente poco (meno di 50.000 dollari l'anno), è in media più giovane e junior e ha una maggiore tendenza a volare in economy. Non una gran notizia per l'industria dell'aviazione, ma anche il segno di un cambio di prospettiva.

Volano di meno i manager di livello più alto, perché stanno cambiando i metodi aziendali, ma si stanno anche probabilmente perdendo desiderabilità e prestigio del volo andata e ritorno in due giorni sopra l'oceano per fare una riunione di un'ora.

Fare di più volando meno

Come i promotori di Travel Smart scrivono sul sito della campagna, “il punto non è smettere di volare, il punto è fare di più volando meno. Possiamo ridurre i voli per lavoro, sostituendoli con collaborazioni virtuali o viaggi in treno”.

Si potrebbe anche dire che dobbiamo volare di meno per salvare la sostenibilità del volo, che rimane un'attività irrinunciabile per la società contemporanea. Tra il 2005 e il 2019 il traffico aereo in Europa è cresciuto del 67%, la curva di emissioni, nonostante il Covid, è proiettata a crescere del 38% entro il 2050.

Un aumento insostenibile, e uno dei punti in cui è più facile attaccare questa curva, è il corporate flying. Anche perché sono gli stessi viaggiatori a voler volare meno e fare meno trasferte inutili.

 

Immagine: Tim Gouw, Pexels