La formazione e le competenze sono il motore della transizione energetica. A riconoscerlo sono anche le economie basate sui combustibili fossili di Azerbaigian e Kazakistan che hanno davanti a sé enormi potenzialità di sviluppo sostenibile. Questo è quanto emerge dalla ricerca di Fondazione MAIRE - ETS, la Fondazione del gruppo MAIRE, società italiana di tecnologia e ingegneria, che alla COP29 di Baku ha lanciato la seconda edizione dello studio Climate goals: winning the challenge of climate  goals through the creation of skills and competences worldwide, condotto in collaborazione con IPSOS.

L'edizione 2024 aggiunge Azerbaigian e Kazakistan a un panel totale di 12 paesi tra cui Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Cile, Cina e India. Effettuata su un campione di 2.000 interviste rivolte a una popolazione altamente istruita e a opinion leader, la ricerca sponsorizzata da Nexthem e Tecnimont, società del gruppo MAIRE, evidenzia che la comunità internazionale è sempre più consapevole del fatto che la transizione energetica richieda nuove skills e un aggiornamento continuo delle competenze per creare opportunità di business e di lavoro.

Nonostante gli ostacoli e i costi percepiti a breve termine, lo studio rileva che complessivamente gli intervistati credono nei benefici della green transition sul lungo termine. E se i paesi impegnati nella transizione si vogliono far trovare pronti, hanno bisogno di maggiori investimenti nella formazione e nello sviluppo di competenze.

Come si percepisce la transizione energetica in Azerbaigian e Kazakistan

Sebbene vivano in due paesi tra i maggiori produttori di combustibili fossili al mondo, per oltre l’80% degli intervistati in Kazakistan e in Azerbaigian la formazione e l'aggiornamento delle competenze per la transizione energetica sono un tema cruciale. Più che in India (71%), USA e Arabia Saudita (75%). Per oltre la metà degli intervistati azeri (55%) la transizione energetica è una priorità, per i Kazaki leggermente meno (39%). Ma emerge in entrambi i paesi una crescente consapevolezza delle questioni ambientali e delle potenziali opportunità economiche che offrono, suggerendo un terreno fertile per future iniziative “green”.

Per i due paesi affacciati sul Mar Caspio il processo di transizione energetica richiede una sostanziale riqualificazione della forza lavoro. Si registra un diffuso riconoscimento di questa esigenza, soprattutto relativamente alla necessità di maggiore formazione sui temi legati alla green transition. Si tratta di uno scenario particolarmente affascinante in regioni in cui i posti di lavoro tradizionali legati all’industria fossile rischiano di scomparire.

“I risultati di questo studio su Azerbaigian e Kazakistan dimostrano che la transizione energetica è possibile in tutte le geografie con un approccio graduale, al quale contribuiscono tutte le soluzioni tecnologiche disponibili, tra cui anche il gas decarbonizzato”, ha dichiarato Fabrizio Di Amato, presidente di Fondazione MAIRE e del gruppo MAIRE. “Spero che l’impegno della nostra Fondazione acceleri l’adozione di politiche pubbliche per implementare la formazione di competenze indispensabili a sostenere questo cambio di paradigma.”

Il tipo di green skill richieste

Le competenze richieste vanno dalle conoscenze tecniche alle cosiddette soft skill. Per il Kazakistan, ricchissimo di risorse naturali e di infrastrutture energetiche esistenti, l'attenzione è rivolta soprattutto all'analisi e alla valutazione dell'impatto ambientale. In Azerbaigian, invece, dove l'enfasi sulla diversificazione del settore energetico cresce sempre di più, ci sono grandi opportunità per lo sviluppo di competenze in materia di energia solare, eolica e altre fonti rinnovabili.

Inoltre, il problem solving e le capacità di pensiero critico sono considerate abilità essenziali per analizzare dati complessi, valutare approcci alternativi e prendere decisioni informate. Investendo nel capitale umano e promuovendo una forza lavoro competente e qualificata, l'Azerbaigian e il Kazakistan possono non solo contribuire agli obiettivi climatici globali, ma anche posizionarsi in modo strategico nel panorama emergente dell'economia sostenibile.

 

In copertina: Baku, COP29