Il 19 febbraio il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla nomina del commissario unico per la Terra dei fuochi: si tratta del generale Giuseppe Vadalà. Dietro al tentativo di affrontare l’emergenza nelle province di Napoli e Caserta, però, permangono diverse criticità.

Tra queste, mancanza di una strategia globale e di una mappatura precisa delle aree contaminate, deficit nella trasparenza, nella partecipazione pubblica e nel monitoraggio ambientale e sanitario. Ma non solo.

È infatti essenziale realizzare indagini epidemiologiche mirate per valutare il rischio sanitario. Dopo anni di scandali, roghi tossici e una condanna della Corte europea dei diritti umani, serve garantire interventi adeguati. Riuscirà questa figura, dotata di poteri straordinari e risorse dedicate, a superare le frammentazioni burocratiche e a dare finalmente una svolta al risanamento di un territorio martoriato?

La sentenza CEDU sulla Terra dei fuochi

Il 30 gennaio 2025, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per non aver adottato misure efficaci per prevenire e contrastare il gravissimo inquinamento della Terra dei fuochi, violando così il diritto alla vita dei cittadini. Ha stabilito che lo stato italiano era a conoscenza della situazione fin dagli anni Novanta, ma ha risposto in modo tardivo e frammentato.

Per quanto riguarda le sanzioni pecuniarie, la Corte non ha imposto immediatamente multe specifiche, ma ha ordinato all'Italia di implementare le misure richieste entro due anni. Quindi ora l’Italia ha due anni di tempo per attuare una strategia correttiva che includa misure generali per affrontare adeguatamente l'inquinamento, un meccanismo di monitoraggio indipendente e una piattaforma pubblica di informazione.

In caso di inadempienza, potrebbero essere previste sanzioni future. Nel frattempo, il governo italiano ha stanziato ulteriori 200 milioni di euro per le operazioni di bonifica nel triennio 2025-2027.

Leggi anche: Traffico illecito di rifiuti speciali in Sud Italia: 9 arresti, 43 indagati

Le criticità di un commissario straordinario

Ufficiale con una lunga carriera dedicata alla tutela ambientale e alla bonifica di siti contaminati in Italia, il generale Giuseppe Vadalà nel marzo 2017 è stato nominato commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, con l'obiettivo di conformarle alla normativa vigente e rispondere alle sanzioni imposte dall'Unione Europea. Nel corso del suo mandato, ha guidato una task force specializzata composta da militari dell'Arma dei carabinieri, focalizzandosi sulla bonifica e messa in sicurezza di numerose discariche illegali.

La nuova nomina a Commissario straordinario per la Terra dei fuochi solleva però diverse criticità. Secondo le interviste rilasciate a Fanpage dagli avvocati Valentina Centonze e Armando Corsini, sarebbe l'antitesi di ciò che la Corte europea dei diritti dell'uomo richiede. La sentenza contesta infatti gli interventi singoli e temporanei adottati finora, mentre la CEDU richiede un intervento globale e strutturale sull'ordinamento. La nomina di un Commissario straordinario implica il ricorso a poteri speciali, restringendo gli spazi di confronto e semplificando le procedure, mentre la CEDU richiede la valorizzazione della partecipazione della società civile, affidandole persino il monitoraggio sull'esecuzione delle azioni richieste.

La sentenza della Corte evidenzia inoltre una confusione amministrativa sulle competenze tra stato, regioni e comuni, che ha portato all'inazione. La nomina di un commissario straordinario potrebbe non risolvere questo problema, se non si interviene in modo strutturale sull'ordinamento.

L’opinione di Legambiente

Mentre Legambiente esprime un cauto ottimismo, resta alta l'attenzione sulla necessità di una strategia globale e di una mappatura precisa delle aree contaminate. Trasparenza, partecipazione e un sistema di monitoraggio ambientale e sanitario adeguato sono imperativi per rispettare la sentenza europea e tutelare la salute di quasi tre milioni di residenti, secondo Legambiente, ma bisogna agire in fretta: il commissario entro 60 giorni dovrà presentare un piano dettagliato degli interventi.

Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, riconosce che si tratta di un passo avanti significativo: "Il commissario avrà poteri e risorse che superano la frammentazione delle competenze, problema più volte evidenziato anche dalla Corte Europea dei diritti umani per quanto riguarda la bonifica del territorio contaminato", dichiara a Materia Rinnovabile.

Fontana sottolinea come il generale Giuseppe Vadalà, già incaricato della bonifica delle discariche, abbia dimostrato di poter agire concretamente, ed evidenzia la necessità di una strategia globale e di una mappatura precisa dello stato italiano, che dovrà istituire un'autorità indipendente per il monitoraggio.

"Questo sarà il primo compito del commissario”, dice. “Poi servirà istituire un'autorità indipendente. È essenziale realizzare rapidamente una piattaforma dove rendere pubblici e accessibili i dati relativi alla Terra dei fuochi.”

Per quanto riguarda il monitoraggio ambientale e sanitario, il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente sottolinea che “tutto il sistema di monitoraggio deve essere adeguato e adattato alle criticità che esistono”, sollecitando, inoltre, la pubblicazione del registro regionale e la realizzazione di indagini epidemiologiche mirate per valutare il rischio sanitario, come richiesto dall'Istituto superiore di sanità.

"Va reso pubblico il registro regionale, che ancora non è pubblico, e va fatto quello che l'Istituto superiore di sanità chiede da anni. Vanno condotte indagini epidemiologiche molto più mirate e dettagliate che consentano di valutare il rischio sanitario oltre al rischio ambientale. Questo è il cuore della condanna da parte della Corte europea dei diritti umani. Stiamo parlando di un’area dove risiedono 2,9 milioni di persone."

“La parola d’ordine deve essere trasparenza”

Secondo Mariano Di Palma, referente di Libera Campania, il generale Vadalà ha sempre dimostrato sensibilità, prontezza e presenza sul tema della Terra dei fuochi, lavorando molto su reati ambientali ed ecoreati. “Lo strumento del commissariamento dobbiamo leggerlo nella sua funzione applicativa”, spiega a Materia Rinnovabile. “Per oltre vent’anni in Campania è stata scelta una politica emergenziale, con la nomina di commissari nazionali che hanno di fatto impedito lo svolgimento di funzioni ordinarie, proprie del governo territoriale. Però, avere una nomina nazionale vuol dire avvicinarci molto a quello che noi chiediamo per la Terra dei fuochi.”

Uno degli obiettivi dell’associazione è dichiarare l’area inquinata sito di interesse nazionale, per due ragioni. “La prima è la determinazione delle risorse: occorrono risorse nazionali. Il secondo aspetto è l’individuazione delle responsabilità.”

Il lavoro deve poggiarsi su tre pilastri fondamentali: trasparenza, monitoraggio e coinvolgimento delle comunità locali. “Fino al 2015 non era stata approvata una legge che normasse gli ecoreati dal punto di vista penale e non si è intervenuti con delle attività di monitoraggio e indagine a livello penale e investigativo”, aggiunge Di Palma. “Uno dei rischi è quello delle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nei lavori di bonifica. Servirà attivare un gran numero di posti di lavoro. La parola d’ordine deve essere trasparenza. In questo modo sarà possibile rigenerare le comunità, come i tanti quartieri e terreni agricoli.”

 

Leggi anche: Ecomafia, Legambiente: reati ambientali in crescita del 15,6% nel 2023 in Italia

 

In copertina: immagine Envato