Dal primo gennaio 2025 stop agli incentivi finanziari per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili se attraverso la rete non arriverà almeno il 51% di combustibili rinnovabili, come il biogas. Secondo Il Sole 24 Ore, è questo il contenuto delle linee guida a cui stanno lavorando i funzionari della Commissione europea in attuazione della Direttiva “Case Green”, il cui testo è stato approvato a marzo dal Parlamento UE.
Anche conosciuta come Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la Direttiva “Case Green” punta all’efficientamento energetico e alla progressiva decarbonizzazione del settore edilizio europeo entro il 2030, con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. La stesura di queste linee guida, ancora in fase di definizione e non vincolanti per gli stati membri in fase di recepimento, è stata di recente presentata agli operatori del settore e si è resa necessaria per specificare il generico stop agli incentivi per le caldaie a combustibili fossili previsto dalla direttiva.
Eliminare i combustibili fossili dal riscaldamento entro il 2040
Per garantire la decarbonizzazione del settore edilizio, l'Unione Europea ha tracciato una rotta ambiziosa: eliminare gradualmente i combustibili fossili dai sistemi di riscaldamento entro il 2040. Questo percorso, delineato dal EU Climate Target Plan, mira a ridurre le emissioni dirette del settore edilizio del 80%-89%. Attraverso la Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) le caldaie autonome alimentate da combustibili fossili non potranno più beneficiare di aiuti pubblici.
Solo in Italia, secondo Legambiente, “tra il 2020 e il 2021 sono state installate circa 300.000 caldaie in più e nel 2021 più dell’80% delle istallazioni è stata effettuata con un supporto statale. Nel 2022 i numeri di installazioni complessive sono in crescita con 1,13 miliardi di caldaie a gas sulla cui realizzazione Legambiente stima circa 3,5 miliardi di euro di sussidi da parte dello stato”. In Italia, fino al 31 dicembre 2024, tali incentivi continueranno. Ad esempio, grazie all’ecobonus caldaie attualmente in vigore si può ottenere una detrazione IRPEF del 65% sostituendo l’impianto di riscaldamento con una caldaia a condensazione di classe A o superiore, a condizione che vengano installati anche sistemi di termoregolazione.
Cosa dicono le linee guida?
Nonostante la Direttiva EPBD non imponga una data precisa per l'eliminazione graduale delle nuove caldaie a combustibili fossili a livello europeo, fornisce un quadro giuridico che permette agli stati membri di introdurre divieti specifici a livello nazionale. Questo significa che ogni stato può stabilire criteri propri per i nuovi sistemi di riscaldamento, basati su parametri come le emissioni di gas serra, il tipo di combustibile utilizzato o la percentuale minima di energia rinnovabile richiesta per il riscaldamento. I requisiti − troppo generici − hanno reso necessario che le linee guida specificassero meglio le norme, con l’obiettivo di armonizzare i futuri testi nazionali di recepimento della Direttiva.
Innanzitutto, come riporta Il Sole 24 Ore, le linee guida sono servite a dare un’interpretazione di “incentivi finanziari”. Sotto questa categoria rientrano “qualsiasi forma di supporto economico fornito da un soggetto pubblico: quindi, contributi per chi acquista, ma anche per gli installatori, e, ovviamente, agevolazioni fiscali”. Inoltre, la Commissione spiega che “il fatto che una caldaia a gas sia considerata come alimentata da combustibili fossili dipende dal mix di combustibili presenti in rete al momento dell’installazione”.
Un’interpretazione che non soddisfa le aspettative dei produttori, i quali avevano proposto di mantenere gli incentivi per gli apparecchi predisposti a funzionare con gas verdi, senza considerare il tipo di combustibile effettivamente utilizzato in fase di installazione. Per giustificare gli incentivi, poi, la rete collegata al nuovo apparecchio dovrà trasportare almeno il 51% di combustibili rinnovabili, come il biogas. Una cifra ben lontana dall’attuale penetrazione di biogas in Italia, che, secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore, sul lungo periodo non supererà il 10%. Anche perché tale risorsa sarà più probabilmente destinata agli usi industriali.
Immagine: Envato