Non ci si chiede mai che fine facciano. Solitamente relegate negli angoli dei grandi uffici di banche e assicurazioni, stampanti e cartucce hanno una vita troppo breve che spesso si conclude in un centro di smaltimento rifiuti.
La filiera della stampa digitale è un settore importante dell’economia italiana, ma ancora poco considerato in ottica di economia circolare e di spreco delle risorse. Solo in Italia si stima un installato di 4,5 milioni di stampanti laser, con una vendita annuale di 900mila macchine e un consumo di cartucce laser di 7/8 milioni di pezzi. Ogni anno in circa 30 milioni di cartucce a getto d’inchiostro e 10 milioni di cartucce toner finiscono nelle discariche.
Il modello circolare di Sapi: ostacoli e sfide
A questo spreco di materie, l’azienda italiana Sapi risponde dal 1993 con un modello di business circolare rigenerando cartucce toner per la stampa laser, stampanti e copiatrici digitali, riproducendo i consumabili esausti che altrimenti sarebbero avviati allo smaltimento.
“Ci sono pochi settori che si prestano all’economia circolare come il nostro - spiega l'Amministratore di Sapi Franco Ferreri – ma in questo momento siamo come schiacciati da due forze che penalizzano il nostro approccio circolare. Da un lato ci sono le strategie di grandi brand che monopolizzano il mercato continuando a progettare nuovi modelli di stampanti e cartucce senza particolare innovazione tecnologica. Dall’altro competiamo con il mercato low cost cinese che vende prodotti compatibili nuovi di zecca senza alcun riguardo verso la sostenibilità ambientale”.
In media ogni 3 o 5 anni i responsabili di gestione dei servizi IT (Information Technology) di aziende ed enti si trovano ad affrontare il cosiddetto roll-out, ossia l’aggiornamento del parco di smartphone, tablet, notebook e desktop PC, stampanti e fotocopiatrici in dotazione. “Esistono migliaia di modelli di cartucce diverse – dice Federico Ferreri, amministratore della Bepro italia (filiale di Sapi che acquista prodotti originali inutilizzati e li rivende online) – perché i brand, per evitare che siano sostituibili, apportano periodicamente piccoli cambiamenti. Stessa cosa accade con le stampanti. Questo ci complica la vita perché nel momento in cui riceviamo i vuoti delle cartucce, è già uscito un nuovo modello di stampante che non permette l’utilizzo delle nostre cartucce rigenerate”.
Sapi, rigenerazione di una stampante
I benefici ambientali ed economici della rigenerazione di stampanti e cartucce
“Rigenerato è sinonimo di qualità e, soprattutto, è un’alternativa eticamente corretta nel rispetto della salute e dell’ambiente. Ricostruire, però, è un processo più complesso del produrre ex novo: rigenerare, infatti, significa lavorare con la testa, analizzare ogni componente, ogni singolo processo, per arrivare al risultato finale. Per questo, al fine di raggiungere l’ambizioso obiettivo di sviluppare un modello di consumo alternativo ed ecosostenibile, investiamo da sempre in ricerca e sviluppo, attraverso una struttura interna con un laboratorio all’avanguardia e un team di tecnici specializzati che permettono di creare prodotti sicuri e certificati”, afferma Sara Ferreri, Key Account Manager di Sapi, mentre ci mostra il lavoro di alcuni dipendenti.
Secondo le stime di Sapi, se per produrre una cartuccia nuova servono circa 4 litri di petrolio, nel rigenerarne una si possono ottenere risparmi energetici fino all’80%, con conseguenti riduzioni delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Analogamente, utilizzare una stampante rigenerata insieme a cartucce rigenerate permette risparmi economici che possono superare il 50%.
Lo studio commissionato da Sapi sull’impatto ambientale durante l’intero ciclo vita (LCA) delle cartucce rigenerate, condotto da Lca Lab in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, ha rivelato che l’indicatore globale di danno ambientale di una cartuccia Sapi è pari a -84% rispetto a quello di una cartuccia originale. La rigenerazione però richiede un costo in tempo e mano d’opera non indifferente. “Il lavoro di riparazione che fanno i nostri dipendenti è lungo e faticoso - ribadisce Federico Ferreri - ed esige mano d’opera specializzata con costi importanti, la cui formazione avviene direttamente qui in azienda. Produrre nuove cartucce compatibili è ovviamente più conveniente e questo altera la competitività del mercato”.
Le cartucce compatibili sono prodotti nuovi di zecca, realizzati e messi in commercio da aziende non autorizzate dalla casa produttrice della stampante, che hanno tutte le caratteristiche di quelle originali, ma non rispettano la qualità dei materiali utilizzati. “Il mercato dell’after market propone delle soluzioni alternative – interviene Sara - Noi rigeneriamo prodotti ottenendo qualità e prestazioni pari all’originale, ma purtroppo tanti clienti preferiscono comprare all’estero, soprattutto in Cina, prodotti a basso costo, ma ad alto impatto ambientale.” Anche Chiara, membro più giovane della famiglia Ferreri, crede che ci sia la necessità di una politica industriale più focalizzata sull’economia circolare, che non si dimentichi del settore della stampa digitale. “La politica non ha ancora compreso appieno le potenzialità dell’economia circolare e della riparazione – ci dice Chiara, consulente di direzione con competenze legali - Si creerebbero tantissimi posti di lavoro che porterebbero beneficio alla comunità locale.”