Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also availble in English
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), l'intensità delle emissioni di anidride carbonica nella produzione di cemento è aumentata di quasi il 10% dal 2015, principalmente a causa dell'incremento del rapporto clinker/cemento in Cina. La produzione di clinker, componente base del cemento Portland, richiede infatti la cottura di calcare e argilla a temperature elevate, ed è perciò uno dei processi più energivori e ad alte emissioni. Entro il 2030, le emissioni totali del settore dovranno però diminuire di circa il 20%, anche grazie a cattura e utilizzo della CO₂ (CCUS).
Nonostante la previsione di numerosi nuovi impianti, sono tuttavia stati annunciati ancora pochi progetti a emissioni zero. Tra questi spicca evoZero, il primo cemento a bilancio zero CO₂ realizzato grazie alla cattura della CO₂ e sviluppato da Heidelberg Materials, un gruppo presente in oltre 50 paesi con circa 51.000 dipendenti e quasi 3.000 sedi.
Qual è quindi la strategia per la decarbonizzazione del Gruppo? Ma soprattutto, quali sono le caratteristiche di evoZero, presentato in Italia lo scorso 23 maggio alla Triennale di Milano, di fronte a oltre 200 tra progettisti, imprese e rappresentanti dei fondi immobiliari? Per rispondere a queste domande, Materia Rinnovabile ha intervistato Sergio Tortelli, Product Director di evoZero presso Heidelberg Materials.
Quali sono le principali strategie che state utilizzando per ridurre le emissioni di CO₂ nella produzione del cemento, notoriamente settore hard-to-abate?
Le strategie sono molteplici, ma ne vorrei evidenziare tre principali. Innanzitutto, stiamo lavorando per utilizzare componenti sostitutivi del clinker che consentano da un lato di essere sostenibili sia per emissioni che per riutilizzo del materiale, e dall’altro di mantenere performance tecniche quali resistenza e durabilità, che sono la chiave di volta dei materiali cementizi in generale. In secondo luogo, stiamo incrementando l'uso di combustibili alternativi e biomasse, puntando a raggiungere rispettivamente il 45% e il 20% del mix entro il 2030. Questo ci aiuterà a ridurre le emissioni di CO₂ a 400 kg per tonnellata di materiale cementizio, una diminuzione del 47% rispetto al 1990. In ultimo, ma non per importanza, stiamo implementando un ambizioso piano di evoluzione verso la cattura della CO₂ tramite soluzioni impiantistiche innovative e avanzate.
Rispetto a quest’ultimo punto, il 23 maggio 2024 avete presentato evoZero, “il primo cemento a bilancio zero emissioni di CO₂”. In che modo contribuisce alla riduzione delle emissioni rispetto ai cementi tradizionali?
La caratteristica più innovativa del nostro progetto risiede nell'applicazione su scala industriale della cattura della CO₂ in un impianto per la produzione di cemento, utilizzando un sistema basato sulle ammine, solvente chimico che permette l’assorbimento dell’anidride carbonica. Questo permetterà di catturare 400.000 tonnellate di CO₂ all'anno senza compromessi su qualità e resistenza del materiale. In questo modo, otterremo un cemento più sostenibile con le performance di sempre. L'impianto è in fase di realizzazione nella cementeria di Brevik, in Norvegia, e la CO₂ catturata sarà stoccata negli ex giacimenti di gas nel Mar del Nord. Questo intervento fa parte del programma norvegese Longship, iniziato nel 2015 e ancora in corso, finanziato dall'Unione Europea e dagli stati membri per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Per il nostro gruppo, rappresenta il risultato di circa 20 anni di pianificazione e oltre 800.000 ore di progettazione. Voglio aggiungere però che la collaborazione con la filiera è essenziale. Stiamo lavorando attivamente con corsi di formazione, collaborazioni scientifiche e organizzazione di eventi tecnici e divulgativi per permettere ai progettisti di fare scelte consapevoli. Inoltre, stiamo lavorando per diffondere questa consapevolezza attraverso alcuni lighthouse projects: è il caso, ad esempio, dell’edificio per il Nobel Center di Stoccolma, che ha già optato per l’utilizzo di evoZero.
A Ecomondo presenterete il nuovo brand evoBuild, nato per offrire al mercato una gamma di prodotti sempre più orientata a un basso contenuto di CO2, mentre evoZero arriverà sul mercato nella seconda metà del 2025. Ci può già dare qualche altra anticipazione sull’offerta di questo nuovo prodotto?
I clienti potranno scegliere tra due soluzioni: evoZero Carbon Captured Brevik e evoZero Carbon Captured. La prima, prodotta a Brevik, in Norvegia, raggiunge l’impronta net-zero nel ciclo di vita del materiale (cemento o calcestruzzo) ed è consegnata secondo le modalità tradizionali. La seconda può essere prodotta in qualsiasi cementeria europea vicina al cliente, sfruttando i risparmi di CO₂ realizzati a Brevik, e si caratterizza per un'impronta net-zero alla consegna. Fuori dai paesi del Nord Europa, proporremo principalmente evoZero Carbon Captured per ridurre emissioni e costi di trasporto, permettendo ai clienti di usare lo stesso tipo di cemento abituale senza necessità di attrezzature aggiuntive, come silos dedicati. Inoltre, acquistando evoZero, i clienti beneficeranno delle migliori performance di sostenibilità, potendo raggiungere obiettivi riconosciuti come quelli della Science Based Targets Initiative (SBTi), protocollo autorevole e globalmente riconosciuto a cui noi stessi abbiamo aderito come gruppo. Sempre più spesso in edilizia questo si sta rivelando un utile approccio anche per ridurre i costi dei finanziamenti, ottenendo rating superiori rispetto ai concorrenti e una positiva esternalità anche economica, come per l’accesso ai progetti con standard di acquisti sostenibili. Di conseguenze, inizia a emergere un interessante quadro anche per gli edifici a bassa CO₂ incorporata, vale a dire quelle costruzioni e infrastrutture realizzate con materiali a ridotte emissioni di anidride carbonica.
Questo contenuto è realizzato grazie al supporto degli sponsor
In copertina: l’impianto di Brevik