È il primo rapporto mai realizzato sui suoli colpiti da fenomeni di salinizzazione nell’ultimo mezzo secolo: Global Status of Salt-Affected Soils. A presentarlo, a dicembre 2024, è stata la FAO, in occasione dell’International Soil and Water Forum 2024 di Bangkok. Il tema è di grande rilevanza: l’eccessiva salinità riduce la fertilità dei terreni e ha un impatto grave sulla sostenibilità ambientale. Nei paesi più colpiti da questo problema, lo stress da salinità può portare a perdite di resa delle colture, come riso o fagioli, fino al 70%.
La salinizzazione, un problema in crescita
Il rapporto stima che l’area dei suoli contaminati dal sale sia di 1.381 milioni di ettari. Ovvero il 10,7% della superficie terrestre. Inoltre, il 10% delle terre coltivate irrigate e il 10% di quelle non irrigate sarebbero interessate dalla salinità. Un condizionale reso obbligatorio visto che la limitata disponibilità di dati crea elevata incertezza. In ogni caso, i modelli di tendenze globali dell’aridità indicano che, nell’attuale tendenza all’aumento della temperatura, l’area interessata potrebbe aumentare fino a raggiungere una percentuale compresa tra il 24 e il 32% della superficie terrestre totale.
A essere maggiormente interessati dal fenomeno saranno, come spesso accade, i paesi in via di sviluppo. Attualmente, il 70% dei terreni contaminati dal sale nel mondo si concentra in 10 stati: Afghanistan, Australia (dove si segnala l’area più grande coinvolta dal fenomeno, pari a 357 milioni di ettari), Argentina (il secondo paese con 153 milioni di ettari), Cina, Kazakistan, Russia, Stati Uniti, Iran, Sudan e Uzbekistan. Ma sottovalutare il problema pensando che sia relegato in aree del pianeta lontane da noi sarebbe un errore: il fenomeno è infatti presente nell’area mediterranea, soprattutto per quanto riguarda il rischio di salinizzazione secondaria.
I rischi per l’area mediterranea
“Il problema riguarda in particolare le aree costiere a causa dell’intrusione del cuneo salino proveniente dal mare, soprattutto in aree con eccessivo uso di acque di irrigazione prelevate dalla falda acquifera”, spiegava nel Rapporto sulla salute del suolo in Italia 2023 Luca Montanarella, vincitore del Glinka World Soil Prize della FAO, ex funzionario scientifico del Joint Research Center della Commissione europea e attuale membro del CTS di Re Soil Foundation. “In Italia circa il 7% delle aree agricole è a rischio. Il che corrisponde a circa il 4% del territorio nazionale”.
Fenomeni naturali e antropici
Alla base della crescita della salinizzazione – si legge nel rapporto FAO – ci sono fenomeni sia naturali sia indotti dall’uomo. La crisi climatica sta ad esempio aumentando l’aridità e la scarsità di acqua dolce. “Si prevede che l’innalzamento dei livelli del mare metterà più di un miliardo di persone nelle zone costiere a rischio di inondazioni progressive e salinizzazione entro la fine del secolo. Inoltre, il riscaldamento globale sta contribuendo alla salinizzazione attraverso lo scioglimento del permafrost.”
Anche le pratiche agricole inadeguate svolgono un ruolo significativo: tra queste, spiegano gli autori, “rientrano l’irrigazione delle colture con acqua di scarsa qualità, drenaggio inadeguato, deforestazione e rimozione di vegetazione con radici profonde, pompaggio eccessivo di acqua nelle zone costiere e interne, uso eccessivo di fertilizzanti, agenti antighiaccio e attività mineraria”.
Acqua dolce, uso aumentato di 6 volte in 100 anni
In particolare, l’uso globale di acqua dolce è aumentato di sei volte nel corso dell’ultimo secolo, contribuendo alla salinizzazione delle falde acquifere dovuta allo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere a fini irrigui. “Senza un drenaggio adeguato, i sali introdotti dall’agricoltura irrigua sono in grado di persistere nella zona delle radici delle colture, mentre la penetrazione più profonda dell’irrigazione e le perdite dei canali possono aumentare l’evapotraspirazione delle falde acquifere, che a sua volta aumenta la quantità di sale nello strato superiore del terreno”, sottolinea il rapporto.
L’uso indiscriminato di acqua salmastra e salata per l’irrigazione, il deflusso scarso e l’aumento dei livelli delle falde acquifere sono alcune delle cause della salinizzazione secondaria di terreni e risorse idriche. “Anche la coltivazione a lungo termine con acqua di ottima qualità potrebbe causare salinizzazione se non ci sono sufficienti approcci di gestione suolo-acqua-coltura”, proseguono gli autori.
I possibili rimedi alla salinizzazione
La gestione sostenibile dei terreni alterati dal sale è ormai imprescindibile per soddisfare la crescente domanda di cibo. Il rapporto offre in tal senso una serie di strategie di mitigazione. Evidenziando il legame critico tra gestione sostenibile del suolo, qualità dell’acqua e produzione alimentare, il documento “delinea strategie per il recupero dei suoli agricoli colpiti dal sale, compresi campi emergenti come l’agricoltura salina e il biorisanamento della salinità”, spiegano Lifeng Li, direttore della Divisione Terra e Acqua della FAO, e Jorge Batlle-Sales, presidente dell’International Network of Salt-affected Soils (INSAS).
Tra le soluzioni suggerite, si segnalano la pacciamatura, l’uso di interstrati di materiale sciolto, l’installazione di sistemi di drenaggio e il miglioramento delle rotazioni delle colture. Le strategie di adattamento includono la scelta di piante tolleranti al sale (come le alofite, che prosperano nelle mangrovie, nelle sabbie tropicali, nelle scogliere e persino nei deserti salati) e il biorisanamento, ovvero l’uso di batteri, funghi, piante o animali per rimuovere, distruggere o sequestrare sostanze pericolose dall’ambiente.
Il rapporto chiede inoltre un quadro giuridico a livello nazionale e internazionale per salvaguardare gli ecosistemi salini naturali e garantire la gestione sostenibile dei terreni agricoli irrigui, in particolare nelle aree a rischio di salinizzazione. L’obiettivo principale è proteggere la produttività, la qualità e la salute generale del suolo, assicurando qualità e quantità di cibo per le generazioni future.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su resoilfoundation.org
Immagine: Envato