Novità in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili. Oggi, mercoledì 7 agosto, il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare lo schema di decreto legislativo che individua i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di sistemi di accumulo, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla realizzazione degli impianti.

Secondo quanto dichiarato dai ministri firmatari del testo, Paolo Zangrillo, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Gilberto Pichetto Fratin, il provvedimento “risponde agli obiettivi di semplificazione del PNRR”, ma per Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, “invece di semplificare e accelerare le autorizzazioni per le rinnovabili, introduce nuove quanto inutili complicazioni burocratiche”.

I tre binari possibili per la realizzazione di impianti FER

Il provvedimento riduce da cinque a tre i “binari” possibili per la realizzazione degli impianti FER (Fonti energetiche rinnovabili), a seconda della tipologia, della dimensione e della localizzazione degli impianti: l’attività libera, la procedura abilitativa semplificata o l’autorizzazione unica.

L’attività libera non richiede atti di assenso o dichiarazioni, tranne in caso di vincoli paesaggistici, nel quale l’autorità dovrà esprimersi entro trenta giorni. La procedura abilitativa semplificata (PAS) riguarda invece progetti che non richiedono procedimento di “permitting” e non sono assoggettati a valutazioni ambientali. A seconda delle casistiche, con l’eventuale coinvolgimento di più amministrazioni, si va da un minimo di 30 giorni a un massimo di 75 per terminare la procedura.

L’istanza di autorizzazione unica va invece presentata alla regione per impianti sotto i 300 megawatt e al MASE per impianti oltre quella soglia (rientrano in quest’ultima casistica gli impianti off-shore). Il procedimento, a seconda della complessità, può durare 175 giorni, nel caso di progetti non sottoposti a valutazioni ambientali, e fino a 420 giorni, nella più complessa delle ipotesi, dovendo prevedere in quest’ultima anche la verifica di assoggettabilità a VIA e la Valutazione d’impatto ambientale.

Le critiche di Elettricità Futura

La principale associazione della filiera industriale nazionale dell’energia elettrica, che rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico italiano, aveva già espresso in un comunicato perplessità sulla "bozza del decreto legislativo (da molti chiamato 'testo unico delle rinnovabili')" che “oltre a essere in netto contrasto con la delega del Parlamento, la bozza di decreto è in netto contrasto con le Direttive europee RED II e RED III, perché peggiora il quadro normativo vigente e blocca anche l’ammodernamento e il potenziamento degli impianti esistenti a fonti rinnovabili”.

Per esempio, spiega Elettricità Futura, “la normativa nazionale attualmente in vigore consente di ammodernare e potenziare gli impianti rinnovabili già installati senza ulteriori autorizzazioni anche in presenza di vincoli paesaggistici, proprio perché si tratta di impianti esistenti e che quindi avevano già ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni. Mentre la bozza di decreto prevede che anche per questi progetti si debba chiedere una nuova autorizzazione, introducendo inutili costi e lungaggini burocratiche”.

Raggiunto dopo l'approvazione del provvedimento, il presidente di Elettricità Futura Agostino Re Rebaudengo ha spiegato a Materia Rinnovabile come "prima di questo Decreto non serviva alcuna autorizzazione per fare gli interventi di ammodernamento e potenziamento degli impianti rinnovabili già esistenti anche in presenza di vincoli paesaggistici, proprio perché essendo già installati avevano ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie. Si tratta di progetti che, grazie all’innovazione tecnologica, permettono di produrre più elettricità rinnovabile senza occupare nuovo suolo. Dopo questo Decreto, anche per questi progetti si dovrà chiedere l’autorizzazione, e cioè il parere delle Soprintendenze, che sono già sovraccariche di compiti e non particolarmente propense agli impianti rinnovabili, e lo si dovrà fare in moltissimi casi dati i numerosi vincoli presenti nel territorio italiano".

Una barriera che Re Rebaudengo si augura venga eliminata durante l’iter di approvazione parlamentare, che spera possa migliorare il Decreto. Contrariamente a quanto suggerito in conferenza stampa dal ministro Pichetto Fratin, per Re Rebaudengo "non si tratta di dover trovare mediazioni tra diverse posizioni, ma di rendere coerente il provvedimento rispetto al suo obiettivo: semplificare e accelerare la burocrazia delle rinnovabili", anche in vista del "raggiungimento della neutralità climatica, un principio europeo che gli stati membri sono obbligati ad attuare". E infatti un altro rischio paventato dal presidente di Elettricità Futura è che l'Italia, discostandosi dagli impegni presi anche col PNRR, perda credibilità e, peggio, sia soggetta a procedure d'infrazione da parte dell'Europa.

Secondo Re Rebaudengo, questo Decreto sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili è solo l'ultimo di una serie di provvedimenti del governo, come il "DL Agricoltura e il DM Aree Idonee" che "sbarrano del tutto la strada alla crescita delle rinnovabili, e, con essa, al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del paese. È bene ricordare − conclude il presidente di Elettricità Futura − che l’Italia è il paese europeo che utilizza più fossili per produrre energia elettrica, ed è quindi il più esposto alla volatilità di prezzo e ai fragili equilibri geopolitici internazionali, fattori che penalizzano i costi della bolletta energetica, la competitività delle imprese e la sicurezza del paese”.

 

Articolo aggiornato alle ore 20.24 del 7 agosto 2024

 

Immagine: Conferenza stampa del CDM del 7 agosto 2024, dal sito web del Governo