Il mare e la biodiversità che contiene hanno un ruolo chiave nel contrasto ai cambiamenti climatici. Come il Mediterraneo, hotspot di biodiversità e bacino blu che più risente delle sue conseguenze. La Posidonia Oceanica, pianta marina che forse è conosciuta ai più come pianta infestante che “rovina” le spiagge, ha in realtà un ruolo fondamentale per la tutela e la conservazione del mare nostrum così come lo conosciamo.

Infatti, come ricorda anche il report del WWF Il respiro degli oceani, le sue praterie subacquee sono l’habitat fondamentale per la sopravvivenza di molte specie di pesci. Inoltre, nella lotta al cambiamento climatico ha una potenza notevole, sequestrando circa 5,7 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Ma nonostante l’importanza della Posidonia, negli ultimi 50 anni si è perso il 34% delle praterie subacquee del Mediterraneo per cause antropiche. Diventa quindi cruciale far conoscere questo tesoro nascosto sotto le nostre onde e proteggerlo per preservare la biodiversità marina, e la nostra sopravvivenza.

Per questo nel 2022 E.On ha lanciato il progetto Save The Wave, all’interno del programma Energy4Blue, con la collaborazione dell’UNESCO-IOC e diverse realtà locali. Materia Rinnovabile è andata a scoprire di persona la Summer School di E.On alle isole Tremiti in collaborazione con l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari.

© Michela Seresini

Energy for Blue, il programma E.On per la salvaguardia dell’ecosistema marino

E.On player internazionale dell’energia, si impegna verso la protezione dell’ecosistema marino con il programma Energy4Blue, grazie ad azioni concrete che coinvolgono direttamente i cittadini in attività di ripristino e salvaguardia del territorio italiano.

Oltre ai boschi, “il verde” del pianeta, anche il “blu”, cioè i mari e gli oceani, hanno un ruolo cruciale nel contrasto al cambiamento climatico, grazie alla loro capacità di assorbire il calore generato dai gas serra e attività di carbon capture. Ma sono anche l’habitat essenziale per tutto un ecosistema animale e vegetale che sta venendo alterato dal riscaldamento globale.

Dal 24 al 28 maggio si è tenuta alle isole Tremiti la Summer School dedicata a 14 studenti provenienti da tutto il mondo, scelti tra oltre 200 candidati, alla scoperta della Posidonia Oceanica e il suo ruolo cruciale nel Mediterraneo. La Summer School è strutturata per dare ai giovani ricercatori competenze tecniche scientifiche ma anche comunicative.

Save the Wave 2024, il progetto alle isole Tremiti

La giornata a cui Materia Rinnovabile ha preso parte è iniziata con il monitoraggio dei tre siti di reintroduzione della Posidonia Oceanica. I tre punti sono stati scelti in maniera strategica affinché le cause esterne che possono portare alla distruzione di una prateria marina, come l’ancoraggio selvaggio, siano ridotte se non inesistenti. Infatti, uno degli elementi chiave spiegati anche dal professore Antonio Scannavino, biologo marino dell’università di Palermo, è la scelta del sito, che deve rispondere a molteplici fattori ambientali affinché la pianta possa trovare un habitat favorevole e prosperare.

Al centro della Summer School non ci sono solo nozioni tecniche e esperienziali, ma anche di networking e di scoperta del ruolo fondamentale della comunicazione dei progetti scientifici. Infatti l’Ocean Literacy, l’educazione aperta a tutti sulle problematiche e le soluzioni che riguardano gli oceani, è stata uno dei pillar del corso.

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Un altro valore fondamentale è il coinvolgimento delle comunità locali. Soprattutto in un contesto così sui generis come le isole Tremiti, riuscire a coinvolgere la comunità nel progetto e nella comprensione del valore delle operazioni in atto rende la collaborazione più proficua e benefica per tutti.

Infatti, come sottolineato da Antonio Scannavino, che segue il progetto dal 2021 a Mondello, in provincia di Palermo, “al centro di Save the Wave, oltre alla rigenerazione, c’è la trasmissione della cultura della rigenerazione alle persone, dagli studenti dell’università ai più piccoli delle elementari. Perché attraverso piccole azioni tutti possono contribuire alla salvaguardia e alla buona riuscita di questi progetti. L’uomo può essere sia il problema sia il risolutore del problema. Però la conoscenza e la cultura permettono di prevenire e trovare soluzioni alternative per rigenerare queste bellezze naturali e avere la cultura di capire quale sia il nostro impatto come essere umani su questo capitale naturale”.

Infatti sono molte le realtà coinvolte in Save the Wave, dai diver locali, che accompagnano e monitorano le piantagioni durante l’anno, alla capitaneria di porto. Inoltre, come poi sottolineato dai partecipanti, sull’isola ci si inizia a conoscere tutti, e tutti giocano un ruolo fondamentale anche con il passaparola per diffondere il programma e il suo valore.

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L’esperienza raccontata dai protagonisti

Oltre la Posidonia Oceanica, al cuore del progetto ci sono le ricercatrici e i ricercatori. Giovani professionisti accomunati da una forte passione e attenzione per l’ecosistema marino. Ed è proprio l’entusiasmo dei partecipanti e delle loro guide a lasciare il segno più profondo nell’esperienza di queste giornate.

Come ci racconta Amelia Papa, originaria dell’Albania che ora studia all’università di Barcellona al master in Genetics and Genomics, in questi giorni di Summer School non ha “scoperto solo la Posidonia Oceanica. Abbiamo avuto molte discussioni sulla Posidonia e altre ricerche condotte nel Mediterraneo, certo, ma ho imparato molto sulla Posidonia perché i ricercatori coinvolti sono molto dediti e appassionati, e questa è la chiave in ogni campo di ricerca. La parte migliore del progetto, oltre all’imparare nuove cose, è l’ispirazione che si trova in questi ricercatori, la loro passione, la loro tenacia e dedizione al loro lavoro, oltre a uno spiccato spirito di collaborazione. Ritorno a casa molto contenta e motivata nel proseguire il mio lavoro”.

Anche, Giulia Cecchi, biologa marina originaria di Ancona e laureata in Galles, sottolinea come “la ricerca è fine a sé stessa se non viene trasmessa e condivisa. […] Oltre alla parte tecnica è stato molto bello vedere e capire tutte le sfaccettature che compongono il progetto, quelle che fanno in modo si possa arrivare all’obiettivo: il trapianto, i diving che ci hanno accompagnato nelle immersioni, le persone che abitano l’isola che vengono a conoscenza del progetto e lo condividono anche con i turisti... ognuno di noi ha un ruolo”.

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Questo sentimento di riconoscenza ed entusiasmo è condiviso non solo dai giovani partecipanti ma anche da chi li ha accompagnati in questi giorni e da chi ha avuto il piacere di incontrare il loro percorso. Annalisa Lisci, sindaca di Isole Tremiti, alla serata conclusiva e di restituzione alla cittadinanza ci tiene a ringraziare E.on e i partner l’iniziativa, riconoscendo il valore della ricerca nel mantenere e prendersi cura delle isole e dei tesori che conserva.

Al termine delle giornate, Mauro Biraghi, direttore marketing & corporate communication per E.On, si dichiara soddisfatto di questa edizione della Summer School, e ringrazia l’UNESCO e l’entusiasmo dei ragazzi, che “dà ancora più energia, per continuare con il progetto anche negli anni a seguire”. E spiega che c’è ora da valutare “con i partner l’eventualità di aggiungere nuove zone oppure se continuare con l’ampliamento del progetto alle isole Tremiti”. Finita questa esperienza si torna a casa arricchiti di nuove conoscenze ma anche di speranza e consapevolezza che possiamo ancora salvare e proteggere gli habitat che ci circondano. Cambiare rotta è possibile.

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Immagine di copertina: Benjamin L. Jones, Unsplash