Lo sviluppo della Blue Economy – l’economia dei nostri oceani – sta diventando sempre più centrale. Già oggi, però, tra i vari dossier gli occhi sono puntati sui lati oscuri della pesca commerciale e la sua futura evoluzione. Secondo la FAO, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (conosciuta con l'acronimo inglese IUU, Illegal, Unreported, and Unregulated fishing), è infatti attualmente responsabile di una perdita economica annua che arriva fino a 23 miliardi di dollari.
Questa forma di pesca non solo ha un impatto finanziario significativo, ma anche gravi conseguenze ambientali, con un pesce su cinque catturato illegalmente, pari a una stima di 26 milioni di tonnellate annue. Inoltre, stando alla Corte dei Conti UE, nel periodo 2015-2019 grazie a circa 350.000 ispezioni contro la pesca di frodo sono state individuate circa 70.000 infrazioni, la maggior parte in Italia (46%). Infrazioni individuate tanto in mare quanto a terra non solo dalle autorità pubbliche ma anche da organizzazioni senza fini di lucro grazie ai propri volontari. Un attivismo che non è più fatto soltanto con binocoli, gommoni e radio. Ora la collaborazione, anche quella internazionale, passa sempre di più attraverso satelliti e intelligenza artificiale. Ne abbiamo parlato con Andrea Morello, presidente di Sea Shepherd Italia, che ci ha illustrato gli obiettivi raggiunti attraverso le proprie campagne di salvaguardia della biodiversità e dell’ecosistema marino lungo la nostra penisola.
Morello, prima di parlare dei dati, si dice soddisfatto dei risultati raggiunti da Sea Shepherd nel 2023?
Il 2023 per noi è stato un anno epocale. Abbiamo avuto grandi risultati sia in termini di attività di Sea Shepherd Italia che a livello globale. In Italia siamo partiti nel 2023 con sei differenti campagne. Il nostro obiettivo era salvaguardare in primis le aree marine protette, cioè quei luoghi dove la soluzione al problema del sovrasfruttamento di una risorsa naturale è semplicemente lasciare stare il mare a sé stesso. Questo ha un effetto non solo a livello di resilienza, ma anche di ripresa della biodiversità che è letteralmente esplosiva. In qualche anno il mare rinasce, basta letteralmente lasciarlo stare. Il nostro Mediterraneo è sempre più in pericolo, principalmente per due motivi. Il primo è l’over fishing, cioè il fatto che negli ultimi 100 anni è stato sovrapescato l’80% delle specie presenti, un ritmo maggiore alla capacità di riproduzione. Dall'altro lato, essendo un mare chiuso, c’è un accumulo di microplastiche e altri inquinanti.
In quali aree marine siete intervenuti?
Dal 2023 abbiamo firmato diversi protocolli di intesa. A nord con Parco Cinque Terre (Liguria) e con l’Ente Parco nazionale dell'arcipelago toscano. Poi siamo arrivati in Calabria con tutti i parchi marini della regione. Scendendo a sud, siamo presenti nell’area marina protetta di Milazzo e nell'area marina protetta di Siracusa. Entrando invece in Adriatico, quindi guardando verso la Grecia, abbiamo firmato di recente con Torre Guaceto (Brindisi), un accordo che sto comunicando a voi per la prima volta.
Negli ultimi mesi si è parlato della Legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). La proposta obbligherebbe a proteggere il 20% delle coste europee. È un obiettivo realistico?
In Italia siamo forse al 2% di aree marine realmente protette. Se arriveremo al risultato in maniera organizzata non sarà semplicemente facendo quel che si chiamano le aree marine on paper, cioè disegnate su un foglio. Per creare e scoprire gli hotspot di biodiversità bisogna dialogare con le comunità locali, bisogna conoscere ed esplorare i fondali marini e capire dove sono rimasti i tesori, quelle cattedrali sommerse che sono da proteggere, come le cattedrali che abbiamo nelle nostre piazze. Come Sea Shepherd ci poniamo nella massima disponibilità e pressione totale, quindi spinta verso la creazione di nuove aree marine. Siamo a totale disposizione per essere un'organizzazione che aiuta a proteggere, ma anche a condividere buone pratiche e dati di intelligence in spirito di collaborazione con le autorità.
Sea Shepherd è nota per collaborare alle attività di autorità come Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Carabinieri senza intervenire direttamente, ma spesso rimanendo nell’ombra. Come funziona invece la collaborazione con le autorità locali?
La collaborazione con la polizia locale ha funzionato bene in Toscana nel riuscire a scardinare i punti di ristorazione che vendono illegalmente gli esemplari più piccoli di anguilla, le cosiddette “cieche”, chiamate così probabilmente perché non dotate ancora di vista. Le anguille si riproducono nell’Atlantico, nel famoso Mar dei Sargassi. Grazie alle correnti, circolazione sanguigna del nostro pianeta, entrano poi da Gibilterra e arrivano in Italia. In questa fase non riescono a contrastare le correnti ma sono le correnti che continuano incessantemente a riportarle verso le coste. Quando raggiungono la lunghezza di due o tre centimetri cominciano a spingersi proprio all'interno dei canali, per esempio delle città toscane, per arrivare nei vari laghi che ci sono all'interno, dove diventano esemplari adulti. A febbraio del 2023, il costo di un chilo di “cieche” si aggirava intorno ai 500 euro. Per pescare, molti utilizzano delle reti circolari, chiamate "cerchie", che vengono posizionate nei canali per bloccare il passaggio dei pesci. In una notte è possibile effettuare tranquillamente dai tre ai cinque chili di pescato. Ogni chilo di pesce catturato comporta la morte di circa 2.500 esemplari, la maggior parte dei quali sono giovani e non adulti. Di conseguenza, è evidente che il trasgressore, ovvero il criminale che pratica questa pesca illegale, sta avendo un guadagno molto importante e quindi per noi è fondamentale intervenire.
Altri esempi di vostri interventi?
Nella stessa zona in Toscana l’anno scorso abbiamo chiuso una campagna che ha visto la più grande confisca di trappole di polpi del Mediterraneo: 11.574. Dopo le nostre attività insieme alla Guardia di Finanza abbiamo ottenuto meno 50% di pesca illegale nell’arco di due anni. Stesso dato ce l'abbiamo in Calabria, meno 70% di pesca illegale specifica: qui parlo infatti del tonno rosso, che proprio in questo periodo migra entrando nel Mediterraneo. In questi giorni di inizio giugno, monitorando il sito Marine Traffic, si noterà che le acque, solitamente tranquille, si riempiranno presto di navi di molte bandiere diverse, tutte impegnate nella pesca del tonno rosso. Il commercio si è ormai industrializzato, cioè di fatto è un allevamento non consentito in acque internazionali, perché l'animale non viene pescato determinandone l’uccisione: nel caso del tonno viene intrappolato, è questa parola la parola giusta.
“Allevamento non consentito in acque internazionali”: cosa significa?
Prima dell'avvento della pesca industriale, nelle tonnare i pescatori sfruttavano il momento di debolezza dei tonni, cioè durante il periodo della riproduzione, quando erano meno attenti e più facili da ingannare. L'inganno consisteva nel raggruppare e chiudere il movimento delle mandrie di tonni in un percorso vicino alla costa, che li portava in una sorta di trappola conosciuta come "camera della morte". Una volta intrappolati in questa camera, i tonni venivano issati a mano e uccisi uno per uno, in un modo che oggi sarebbe considerato estremamente crudele. Tuttavia, questa pratica consentiva ai tonni di riprodursi prima di essere catturati, garantendo così la continuità della loro specie nonostante la pesca intensiva.
Con l’avvento della pesca industriale, i pescherecci, equipaggiati con robuste navi d’acciaio, hanno acquisito la capacità di operare anche in condizioni marine difficili. Inizialmente, l’uso degli aerei ha rivoluzionato la pesca, permettendo di avvistare dall’alto le grandi mandrie di tonni e preannunciandone l’arrivo. Una volta individuati i tonni, si utilizza una tecnica chiamata "circuizione". Questa tecnica prevede che una nave madre resti ferma mentre lancia in acqua grandi quantità di sardine per attirare il branco. I pesci, una volta attirati, iniziano a nuotare in cerchio senza mai fermarsi. Quando i tonni sono in movimento circolare, due barche calano una rete intorno a loro, chiudendo il branco fino a una profondità di 80 metri. A questo punto, i tonni sono intrappolati e mantenuti vivi all’interno della rete.
Una sorte che non finisce qui, mi pare di capire…
Una volta catturati, i tonni vengono trasferiti nelle gabbie, che possono contenere fino a 6.000-7.000 esemplari vivi. Le gabbie vengono poi trainate lentamente verso Malta, un viaggio che può durare fino a due mesi, dato che devono procedere a mezzo nodo di velocità per evitare che i tonni, se trasportati troppo velocemente, si rendano conto di essere ingabbiati e muoiano. Una volta arrivati a Malta, i tonni vengono ancorati sul fondale marino e nutriti con mangimi dei quali è difficile controllare la qualità. È assurdo pensare che questi pesci selvatici vengano alimentati con farine di pesce e sardine pescate nei mari del nord, come quelli della Norvegia, e trasportate con camion a Malta. I tonni vengono alimentati fino a novembre o dicembre, periodo in cui raggiungono il peso desiderato, aumentando così il loro valore sul mercato. A questo punto, vengono venduti all’asta, principalmente ai giapponesi, che governano più dell’80% del mercato del tonno e stabiliscono i prezzi.
A proposito di Canale di Sicilia, sulle nostre pagine qualche mese fa abbiamo parlato dello studio di Global Fishing Watch, che grazie a tracciamento satellitare e intelligenza artificiale ha dimostrato come il 75% dei pescherecci industriali del mondo non è tracciato pubblicamente. Cosa pensa di questi strumenti? Supereranno il buon vecchio binocolo?
Quella che chiamo "intelligence" sarà cruciale per il futuro, specialmente per sviluppare modelli predittivi che permettano una migliore organizzazione. Immagina di trovarti in una zona d'altura del mare, a 40-50 miglia dalla costa, immerso nel blu profondo dove le comunicazioni non sono affatto come sulla terra ferma. Già solo esserci è un'avventura: significa avere una nave ben attrezzata, un equipaggio pronto, e la capacità di sostenere le difficoltà del mare aperto. In una situazione così estrema, completamente fuori dalla comfort zone, è necessario avere enormi risorse e, soprattutto, una competenza straordinaria. Solo pochissime persone sono in grado di svolgere questo tipo di attività. Ora, immagina di affrontare un problema complesso e incerto, senza avere una conoscenza completa della situazione. Potresti trovarti di fronte a una nave, dieci navi o addirittura cento navi. Ecco perché un modello predittivo ben sviluppato sarà essenziale: ci permetterà di capire dove concentrare le nostre risorse per ottenere il massimo risultato possibile. Attualmente, ci basiamo sull’esperienza.
Questi dati a che livello vengono già condivisi?
Per affrontare questi problemi, è essenziale creare un database condiviso. A livello globale, collaboriamo con varie organizzazioni, incluse le forze dell'ordine e Interpol, per monitorare la pesca illegale. In particolare, in Africa occidentale, la pesca illegale è esplosa a causa della scarsa protezione, con navi provenienti da tutto il mondo. La situazione è critica: molti lavoratori sono costretti a condizioni di schiavitù, e il prelievo intensivo delle risorse marine continua senza sosta. Tuttavia, la raccolta e la condivisione di dati a livello globale rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro queste pratiche. Anche in Italia stiamo iniziando a raccogliere e condividere dati non solo sulla pesca illegale, ma anche sui crimini correlati.
A proposito di raccolta dati. Nel 2023 le volontarie e i volontari di Sea Shepherd Italia hanno donato oltre 177.000 ore per la protezione del mare, una cifra che conferma come la vostra organizzazione sia una delle più importanti nella difesa degli oceani.
Sì, e c’è poi un altro importante traguardo che abbiamo raggiunto nel 2023. Dai numeri emerge che siamo riusciti a ottenere una parità di genere a bordo delle nostre navi, con il 50% di donne e il 50% di uomini. Mentre invece la media globale di personale imbarcato, femminile, è l’1%. E grazie al supporto gratuito di Deloitte, che sta certificando i nostri dati in vista del nostro bilancio sociale 2023, stiamo lavorando per rendere queste informazioni leggibili e accessibili, migliorando così la trasparenza e l'efficacia delle nostre azioni. Questi dati non solo evidenziano l'impegno e la dedizione della nostra organizzazione, ma ci permettono anche di denunciare e combattere in modo più efficace le attività illegali che minacciano i nostri mari.
Immagini: Sea Shepherd Italia