La grande novità della direttiva CSRD − ormai è evidente per il mondo delle imprese − rappresenta anche una grande e non semplice sfida. Nella carrellata di pareri che abbiamo raccolto finora, è adesso il momento di Patrizia Valli, responsabile sicurezza, ambiente e sostenibilità di Liquigas, la società di distribuzione di GPL di proprietà del gruppo SHV Energy, basato nei Paesi Bassi.

 

Dottoressa Valli, probabilmente come Liquigas, branca italiana di una società multinazionale, non avrete l’obbligo immediato e in prima persona di rendicontare rispettando le nuove regole. È così?

Esatto, sarà il gruppo SHV Energy, presente in 25 paesi in 4 continenti, a essere soggetto alla normativa e prendersi questo onere. Detto ciò, essendo un gruppo così vasto e disperso a livello globale, ci troviamo a gestire livelli di maturità molto diversi quando si parla di sostenibilità. Nel 2024, il gruppo ha fatto un passo avanti significativo: ha condotto un’analisi di doppia materialità, individuando i temi materiali e i relativi data point da rendicontare. Successivamente, è stato avviato un progetto pilota coinvolgendo alcuni paesi, tra cui l’Italia, per valutare il livello di preparazione nell’acquisizione di questi dati. In Italia abbiamo quindi strutturato un team dedicato, con un project manager a coordinare il lavoro per studiare in dettaglio cosa richiede la normativa, aiutare le diverse direzioni aziendali e mappare tutti i data point e i requisiti richiesti. Per ciascuno di essi abbiamo analizzato la normativa e verificato se i dati richiesti fossero già disponibili. Per ora, ci siamo concentrati sui temi sociali e ambientali. Questo stesso approccio è stato replicato negli altri paesi coinvolti nel progetto pilota, con l’obiettivo di fare un assessment completo e capire il nostro punto di partenza.

Quindi voi di Liquigas siete stati un po’ l'avanguardia di questo processo. Un bel riconoscimento.

Esatto. Obiettivamente, pur avendo sempre rendicontato volontariamente, eravamo un po' avanti rispetto anche ad altri paesi. Gli obiettivi principali di questo progetto pilota erano chiari fin dall’inizio. Primo: analizzare la governance della sostenibilità per capire se e come dovrà essere modificata con l’entrata in vigore della CSRD. Poi, valutare i requisiti in termini di dati, sistemi informatici, capacità e risorse necessarie. Infine, costruire un piano d’azione per implementare e monitorare continuamente i data point nel corso dell’anno. Questa prima fase è stata una sorta di preparazione fondamentale, sia per le Business Unit coinvolte che per il gruppo nel suo complesso. È stato un lavoro preliminare, ma essenziale, in vista di un’implementazione strutturata e a lungo termine. Siamo stati veloci, ma la vera sfida sarà nella prossima fase: estendere il lavoro fatto e le lezioni apprese durante questa preparazione a tutti gli altri paesi del gruppo.

Per svolgere questo non semplice lavoro avrete necessariamente dovuto chiedere un aiuto al mondo della consulenza.

Negli anni abbiamo avuto modo di collaborare con diversi consulenti, anche perché Liquigas, quest’anno, ha raggiunto il traguardo significativo della pubblicazione del dodicesimo report di sostenibilità. Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato con il team di Altis Advisory, uno spin-off dell'Università Cattolica di Milano. Sono stati loro ad accompagnarci nella stesura del primo report. Devo dire che il risultato è stato positivo. Tra l’altro abbiamo già provato a rendicontare l'ultimo report con i nuovi standard ESRS, pur non essendo per noi obbligatorio. Ci riteniamo comunque avanti, soprattutto rispetto al nostro settore.

Sappiamo che per molte aziende la reportistica di sostenibilità viene vista soltanto come un obbligo di compliance da rispettare per forza di cose. Voi che ne pensate?

Non si tratta assolutamente solo di una questione di compliance. Come ho detto, Liquigas rendiconta da 12 anni pur non essendo soggetta ad alcun obbligo normativo. È sempre stata una scelta volontaria, motivata da una forte convinzione: crediamo nell’importanza della trasparenza, soprattutto in un mercato come il nostro. Vendiamo un prodotto che, al momento, è ancora fossile, e quindi riteniamo fondamentale fornire ai nostri stakeholder tutte le informazioni sulle iniziative che stiamo portando avanti, sia in vista di una possibile transizione, sia per ridurre le nostre emissioni interne. Questo impegno è per noi un punto di differenziazione rispetto ai competitor. Il nostro settore è infatti estremamente frazionato: ci sono pochi grandi player, circa 4-5, ma il resto del mercato è composto da oltre 500 competitor solo in Italia. Come leader di mercato, sentiamo la responsabilità di essere un punto di riferimento e di stimolo per l’intero settore verso queste tematiche.

Dal vostro punto di vista, la Direttiva CSRD è davvero così impegnativa, specie per le piccole imprese? Si sarebbe dovuto fare qualcosa di diverso o di meglio?

Sicuramente è una sfida complessa, soprattutto considerando la mole di informazioni da gestire. Solo per i punti relativi all’ambiente, di cui mi sono occupata personalmente, si parla di oltre 400 data requirements: un mix tra dati che in parte raccoglieremo all’interno di Liquigas, mentre altri di natura più strategica ci verranno indicati dal Gruppo. Un aspetto cruciale, secondo me, è il coinvolgimento della filiera. È fondamentale andare oltre i confini della nostra azienda e lavorare con i nostri fornitori, molti dei quali, al momento, potrebbero non essere pronti o non avere consapevolezza dell’impatto di queste tematiche. È un passaggio indispensabile per costruire un sistema solido e sostenibile, ma richiede uno sforzo collettivo e una forte collaborazione con tutti gli attori coinvolti.

E cosa state facendo per sostenere i fornitori della vostra catena?

Sicuramente li accompagneremo in questo percorso. Per ora ci stiamo concentrando su di noi, su come strutturare il processo, sugli strumenti informatici di cui avremo bisogno per gestire tutto al meglio. È una fase di messa a fuoco interna, ma è chiaro che dovremo allargarci anche all’esterno. Col passare del tempo le richieste diventeranno sempre più specifiche, includendo dati provenienti anche al di fuori della nostra catena del valore. I fornitori più grandi probabilmente saranno già pronti e allineati con noi, ma quelli più piccoli avranno bisogno di supporto per affrontare questo cambiamento. Sarà essenziale trovare modi efficaci per accompagnarli e aiutarli a essere parte integrante del nostro percorso di sostenibilità.

Nel quadro generale delle nuove normative europee, secondo voi, alla fine prevalgono le criticità o le opportunità?

Dal mio punto di vista, come sustainability manager, credo che i vantaggi siano superiori agli svantaggi. Siamo in una fase di transizione e, come tutte le transizioni, richiederà impegno e pazienza. Tuttavia, sono convinta che porterà a una maggiore trasparenza interna. Ci sarà una revisione dei processi, che probabilmente diventeranno più lineari e più efficienti. Questo, a sua volta, si rifletterà positivamente anche sulla rendicontazione esterna, rendendola più chiara e completa. Insomma, credo che i benefici saranno molteplici, anche se il percorso non sarà immediato. Noi di Liquigas ci sentiamo di dire che siamo già avanti in questo processo, e non lo consideriamo un lavoro di semplice compliance. Credo che lo stesso valga per il gruppo: anche loro hanno iniziato a rendicontare ormai da tempo, e il fatto che abbiano preso questo progetto così seriamente dimostra quanto sia importante per tutti noi. Per un’azienda come la nostra essere compliant è essenziale, ma altrettanto fondamentale è il concetto di sostenibilità. Senza questa visione, sarebbe davvero difficile riuscire a sopravvivere in un periodo di transizione come quello attuale.

 

In copertina: Patrizia Valli, Liquigas