Il 17 maggio l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) ha pubblicato il Global Critical Minerals Outlook 2024. E in sintesi, si può dire, abbiamo una buona e una cattiva notizia. Rispetto all’analisi dello scorso anno, il report rivela che la pressione sul mercato dei minerali utilizzati nei veicoli elettrici, nelle turbine eoliche, nei pannelli solari e in altre tecnologie per l'energia pulita è diminuita, in quanto l'offerta ha superato l'aumento della domanda.

La nota dolente è invece sugli investimenti, giudicati non sufficienti per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici a livello globale. Secondo la IEA, sono necessari infatti circa 800 miliardi di dollari nel settore minerario da qui al 2040 per essere in linea con uno scenario di 1,5°C, il più roseo parlando di riscaldamento globale. Allo stesso tempo, però, l’Agenzia ritiene cruciale intensificare gli sforzi per il riciclo, l'innovazione e la promozione di cambiamenti comportamentali per alleviare le potenziali pressioni sull'approvvigionamento. Senza un'ampia adozione di pratiche circolari, altrimenti, il fabbisogno di risorse minerarie sarà di un terzo superiore.

Calano i prezzi dei minerali critici

Rame, litio, nichel, cobalto e terre rare sono componenti essenziali di molte tecnologie energetiche pulite. Globalmente, secondo le Nazioni Unite, la domanda di minerali critici è destinata a crescere di tre volte e mezzo entro il 2030. Stando al Global Critical Minerals Outlook 2024, nel 2023 l’offerta di queste risorse ha però tenuto il passo, superando le richieste del mercato.

Dopo due anni di forti aumenti, nel 2023 i prezzi dei minerali critici sono scesi bruscamente, tornando ai livelli pre-pandemia. Mentre il litio è sceso del 75%, i prezzi di cobalto, nichel e grafite sono diminuiti tra il 30% e il 45%, contribuendo alla contrazione dei prezzi delle batterie (-14%). Riguardo ai singoli minerali è utile aggiungere che l’Outlook è accompagnato da una versione aggiornata del Critical Minerals Data Explorer, strumento interattivo per esplorare le ultime proiezioni.

Gli investimenti necessari nel settore minerario

"Il recente boom degli investimenti in minerali critici è stato incoraggiante e il mondo si trova in una posizione migliore rispetto a qualche anno fa, quando abbiamo segnalato per la prima volta questo problema nel nostro storico rapporto 2021 sull'argomento”, ha commentato il direttore esecutivo della IEA Fatih Birol. “Ma questa nuova analisi evidenzia che c'è ancora molto da fare per garantire un approvvigionamento resiliente e diversificato.” Se da un lato nell'ultimo anno la riduzione dei prezzi dei minerali critici è stata una buona notizia per i consumatori e l'accessibilità economica, dall'altro ha infatti rappresentato un ostacolo per i nuovi investimenti. Nel 2023, i capitali impiegati nell'estrazione di minerali critici sono cresciuti del 10% a fronte di un +15% per la spesa legata all’esplorazione. Una crescita che gli analisti della IEA giudicano sana e più lenta rispetto al 2022.

Va considerato poi che in tutti gli scenari dell’Agenzia la domanda di minerali critici continuerà a crescere, trainata dalla diffusione di tecnologie energetiche pulite. L'attuale mercato combinato dei minerali chiave per la transizione energetica “è destinato a più che raddoppiare, raggiungendo i 770 miliardi di dollari entro il 2040, in un percorso che porta a emissioni nette zero entro la metà del secolo”. Un'analisi approfondita dei progetti in corso rivela però che quelli annunciati copriranno solo il 70% del fabbisogno di rame e il 50% di quello di litio nel 2035, assumendo che i paesi raggiungano i propri obiettivi climatici nazionali. Sebbene i mercati degli altri minerali sembrino più bilanciati, a condizione che i progetti vengano realizzati come previsto, la concentrazione geografica dell'offerta rimane elevata. La Cina, in particolare, manterrà una posizione di grande rilievo nella raffinazione e lavorazione di questi materiali.

Il nuovo Panel ONU per un’industria mineraria responsabile

L'ultimo Outlook IEA sui minerali critici presenta una valutazione del rischio, prima nel suo genere, per alcuni minerali della transizione energetica, esaminando quattro dimensioni chiave: rischi di approvvigionamento, rischi geopolitici, ostacoli alla risposta alle interruzioni dell'approvvigionamento ed esposizione ai rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) e climatici. Il litio e il rame sono i più vulnerabili ai rischi di approvvigionamento e di volume, mentre saranno grafite, cobalto e terre rare ad affrontare i rischi geopolitici più consistenti.

La maggior parte dei minerali è esposta a elevati rischi ambientali. Un dato da non sottovalutare e da leggere ricordando le osservazioni del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres durante il lancio del Panel on Critical Energy Transition Minerals dello scorso 26 aprile. “Un mondo alimentato dalle energie rinnovabili è un mondo affamato di minerali critici. Per i paesi in via di sviluppo, i minerali critici rappresentano un'opportunità fondamentale: creare posti di lavoro, diversificare le economie e aumentare drasticamente le entrate. Ma solo se vengono gestiti correttamente. La corsa verso il net-zero non può calpestare i poveri. La rivoluzione delle rinnovabili è in atto, ma dobbiamo guidarla verso la giustizia.”

Il gruppo di lavoro guidato dalle Nazioni Unite riunisce oltre cento paesi. Il suo obiettivo – ancora nessuna linea guida è stata diffusa al momento ‒ “punta a costruire la fiducia tra i governi, le comunità locali e l'industria, affrontando le questioni relative all'equità, alla trasparenza, agli investimenti, alla sostenibilità e ai diritti umani.”

 

Immagine di copertina: Cobalto, fotografato da Paul Alain Hunt, Unsplash