Nei prossimi mesi, le isole italiane minori vivranno un periodo critico per l’accesso idrico a causa dell’aumento delle tariffe e dell’assenza di risposte convincenti di medio-lungo periodo per risolvere il problema. La tematica della crisi idrica colpisce innumerevoli realtà insulari italiane e in particolare della Regione Sicilia. La corsa all’oro blu sta vivendo uno dei momenti più cupi a causa dal cambiamento climatico e per le grandi mancanze infrastrutturali in termini di servizi per i cittadini e di tutela del mare e dell’ambiente.

Tuttavia, le migliori pratiche provenienti dai Paesi esteri potrebbero divenire un modello sostenibile da intraprendere e implementare anche in Italia, come quelli offerti da Israele, Australia e Arabia Saudita. Le nuove innovazioni tecnologiche sembrano scongiurare le preoccupazioni di carattere ambientale proponendo infrastrutture idriche che si differenziano per i loro sistemi di lavorazione. Un grande dibattito è attualmente in corso sui dissalatori a osmosi inversa, a evaporazione, a scambio ionico e sugli innovativi impianti mobili di desalinizzazione.

I dissalatori di Israele

Le innovazioni tecnologiche provenienti da una delle aree geografiche più aride del pianeta stanno facendo scuola. Israele presenta il 60% del territorio completamente desertico e l’acqua è una delle risorse più importanti per lo sviluppo economico e urbano dello stato. I programmi statuali di gestione, monitoraggio e pianificazione idrica sono all’avanguardia da numerosi anni con una particolare attenzione dedicata all’ottimizzazione delle risorse idriche.

Lo Stato attua programmi di risparmio riutilizzando le acque reflue per il settore agricolo, sviluppando e implementando il modello dell’irrigazione a goccia e proponendo innovative infrastrutture di desalinizzazione. Nel 2008 Israele ha lanciato un vastissimo programma di desalinizzazione delle acque marine, recuperando quelle dolci e investendo in tecnologie innovative per soddisfare la domanda urbana. Israele presenta numerosi impianti di desalinizzazione in funzione, con più del 40% di acqua potabile proveniente dai trattamenti e con l’obiettivo di raggiungere il 70% entro il 2050.

Gli scienziati israeliani hanno puntato sulla desalinizzazione con l’osmosi inversa che consente di invertire il processo naturale dell’osmosi attraverso una metodologia incentrata sulla pressione che provoca un flusso inverso attraverso le membrane degli impianti, ottenendo la definitiva separazione dell’acqua dai sali disciolti nella stessa. Un procedimento che consente anche di ottimizzare gli investimenti economici statuali, garantendo acqua potabile a costi molto bassi. Generalmente una famiglia israeliana spende intorno ai 400 dollari all’anno per avere una quantità di acqua utile al proprio fabbisogno. 

Impianti di desalinizzazione, costi e criticità

La messa in funzione di impianti di desalinizzazione a terra nelle isole minori italiane, e in particolare in quelle siciliane, sta continuando a mostrare criticità evidenti nella produzione e nella fornitura di acqua potabile per le lunghissime tempistiche realizzative necessarie all’entrata in funzione degli stessi impianti. Gli attivisti ambientali evidenziano anche le numerose lacune in termini di tutela dell’ambiente, per la scarsa qualità dell’acqua immessa nella rete e per l’inquinamento ambientale prodotto dallo scarico in mare di salamoia e dei reagenti chimici.

Tra le problematiche maggiori troviamo anche il grande consumo energetico. Gli impianti di dissalazione di Lampedusa e Lipari consumano energia per 2,8 milioni di euro all’anno, con costi totali di gestione annui che superano i 12 milioni di euro per produrre 1,5 milioni di mc/anno di acqua. Le continue analisi e il monitoraggio della problematica sulle isole minori italiane hanno consentito di dimostrare l’enorme spesa per concorrere a realizzazione, gestione e conduzione degli impianti a terra esistenti.

Il dibattito tra gli esperti consente di capire l’importanza di superare gli impianti fissi, che spesso sono obsoleti e che necessitano di continuo monitoraggio per contrastare i malfunzionamenti che pregiudicano la qualità dell’acqua prodotta. Diffondere per le isole minori i dissalatori fissi, energivori e particolarmente dannosi per la salute dei cittadini e per gli ecosistemi costieri non risolve la problematica. L’ipotesi di adottare dissalatori mobili marini rappresenta una valida risposta tecnologica e innovativa sia al consumo di suolo che alla necessità di tutelare flora e fauna marine. Un modello che oggi potrebbe rappresentare la soluzione più sicura per la fornitura di acqua potabile e di qualità alle isole minori.

“La scelta degli impianti di dissalazione è legata al contesto ambientale e geografico che si deve affrontare”, spiega a Materia Rinnovabile Giorgio Micale, professore di Ingegneria chimica presso l’Università di Palermo. “I nuovi impianti di dissalazione per le isole minori si differenziano tantissimo da quelli tipici della grande industria caratterizzati da considerevoli costi. Le isole della Sicilia sono un esempio importante che aiuta a comprendere il rapporto che sussiste tra impianti e popolazione. Queste realtà insulari sono riuscite a divenire indipendenti e a poter sfruttare acqua potabile tutto l’anno. Nelle isole minori, dove non ci sono gli impianti, ci si deve rifornire attraverso le navi cisterna, con costi elevati che comunque sono maggiori rispetto ai costi degli impianti di dissalazione per le realtà insulari. Se comprendiamo e analizziamo questi aspetti, pensiamo anche a Pantelleria e a Lampedusa, possiamo chiaramente affermare che gli impianti di dissalazione sono economicamente più convenienti rispetto al trasporto con le navi cisterna. Parliamo di costi ottimizzati, anche due o tre volte minori, con l’aggiunta della garanzia di poter usufruire di acqua potabile tutto l’anno. Importanti novità infine sono legate anche alle ultime innovazioni delle navi cisterna con a bordo gli impianti di desalinizzazione: una possibilità concreta per quelle piccole isole che non hanno impianti a terra e che con tale modalità riescono a ottimizzare i costi del traporto delle navi cisterna.”

Giorgio Micale

I vantaggi dei dissalatori marini mobili

Lo sviluppo dei dissalatori mobili, con una valutazione del rendimento e dei costi, consentirebbe di evitare gli sprechi d’acqua e di sviluppare nuove politiche locali per combattere gli sprechi delle reti idriche esistenti. I dissalatori mobili marini possono disegnare un percorso innovativo e sostenibile dal punto di vista ambientale, abbattere costi e tempi di costruzione, evitando ulteriore consumo di suolo da parte di strutture altamente energivore.

Il dissalatore mobile marino preleva acqua al largo e in profondità, dove le condizioni la rendono di migliore qualità e pertanto viene sottoposta a trattamenti meno impattanti. Questi impianti disperdono inoltre gradualmente e lentamente la salamoia evitando la concentrazione in specifici punti e quindi combattendo la distruzione dell’ecosistema marino nell’intera area interessata dallo sversamento.

Tali problematiche sono state affrontante nel corso del recente forum regionale Il ruolo della dissalazione dell’acqua di mare e delle tecnologie correlate, integrate in ambito di economia circolare, per la sostenibilità del fabbisogno idrico in Sicilia e nelle Isole Minori. Una due giorni di approfondimento a cura dell’Università degli studi di Palermo, organizzata nell’ambito del programma Horizon Europe-Sol2H2O, che ha consentito agli esperti di blue economy e agli ingegneri di confrontarsi sulle innovative infrastrutture di dissalazione adatte alle realtà insulari italiane. Fornire acqua potabile attraverso i dissalatori mobili alle isole minori, che non sono collegate agli acquedotti della terraferma, consentirebbe di proporre anche un nuovo modello energetico e sostenibile.

 

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Immagine: Envato