Aggiornamento delle 15.00 del 10 dicembre: sono stati trovati i corpi delle tutte le persone disperse, che portano a cinque il numero dei morti 

Due morti, nove feriti (tre dei quali ricoverati in codice rosso) e tre dispersi. È il tragico bilancio aggiornato alle ore 17.30 dell’esplosione avvenuta nella mattinata del 9 dicembre nel deposito di carburante di Eni nel comune di Calenzano, a pochi chilometri da Firenze. Alle 10:15 il boato è stato così potente da essere avvertito in tutta la provincia e molte persone nella zona hanno immortalato con fotografie e video una colonna di fumo nero che si elevava per metri sopra la città.

"Sarà aperto un procedimento penale per appurare eventuali responsabilità", ha annunciato con una nota il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, dopo un sopralluogo. Secondo una prima ricostruzione, l'esplosione sarebbe avvenuta a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti.

Nel corso della giornata, tutto il sistema regionale di emergenza sanitaria è stato impegnato nelle operazioni di soccorso e il presidente della Toscana Eugenio Giani ha pubblicato diversi aggiornamenti sui propri social per seguire il lavoro dei Vigili del fuoco che hanno domato le fiamme già in mattinata. Nel frattempo l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) ha assicurato che non ci sono rischi per la salute causati dall'incendio e l'utility Publiacqua non ha registrato problemi di potabilità dell'acqua.

Anche se la dinamica dell’incidente non è ancora del tutto chiara, come confermato da Eni l’esplosione è avvenuta in un'area definita “punto di carico”, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. Non è stato danneggiato, invece, il parco serbatoi.

Il deposito di Calenzano tra i siti a rischio incidenti

Lo stabilimento di Calenzano, da 170.000 metri quadrati, svolge attività di ricezione, stoccaggio e spedizione di benzina, gasolio e kerosene. Questi prodotti petroliferi arrivano nel deposito tramite due oleodotti collegati con la Raffineria Eni di Livorno, per venire quindi stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici in attesa dell'invio alle pensiline di carico delle autobotti.

L’impianto è soggetto alla cosiddetta normativa Seveso, una direttiva europea emanata a seguito del catastrofico disastro avvenuto nella città lombarda di Seveso nel 1976, che stabilisce norme di prevenzione e controllo per incidenti connessi a sostanze pericolose. Dopo un aggiornamento nel 2015, la legge ora riguarda circa 12.000 siti industriali in tutta Europa (e circa mille in Italia) in cui vengono utilizzate o conservate sostanze chimiche o petrolchimiche o vengono raffinati metalli.

Per l'impianto di Calenzano, Eni ha tracciato i confini delle “zone di rischio”, di potenziale pericolo e danno per persone e ambiente. La mappa del piano di emergenza esterna mostra come l’area più a rischio sia nei pressi della linea ferroviaria. Al momento non possiamo confermare che l'esatto punto dell'esplosione rientri all'interno del perimetro delle zone considerate a rischio.

Quella di Calenzano è solo l'ultima tragedia di un 2024 nero, in cui l’INAIL registra 890 denunce di morti sul lavoro (+2,5%) in dieci mesi e quasi mezzo milione di denunce per infortuni (+0,4% annuo).

 

In copertina: un’immagine dell’esplosione di Calenzano dal profilo Facebook del presidente Giani