Da inizio novembre i futures sul gas scambiati nel principale mercato europeo hanno superato i 40 euro al MWh fino a superare i 46 euro nella giornata di giovedì 14, il massimo da dicembre 2023. Come riportato dall’ANSA, il Dutch TTF di Amsterdam sta assistendo a “un andamento nervoso” e la variabile geopolitica sarebbe solo una fra le determinanti del prezzo del gas e dei suoi derivati. Fra i dubbi sulla speculazione, l’inesorabile aumento della domanda invernale e, in modo inaspettato, il riscaldamento globale, sono molteplici i fattori che influenzano il mercato di questo combustibile fossile.
Dal 2022, complice l’acuirsi del conflitto russo-ucraino, il prezzo del gas è stato al centro del dibattito che ha interessato e interessa tutt’ora esperti, investitori e soprattutto imprese e consumatori, preoccupati del caro energia. Ma cosa sono i futures sul gas? A cosa servono? La speculazione finanziaria deve preoccupare? Per far luce sulle “leggi” che dominano i mercati finanziari del gas, Materia Rinnovabile ha intervistato Andrea Paltrinieri, membro di ADEIMF (Associazione docenti di mercati e intermediari finanziari) ed esperto dell’europeo TTF (Title Transfer Facility) e del corrispettivo statunitense Henry Hub.
Futures, cosa sono e come funzionano
Come riporta la CONSOB, l’Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari, i futures sono dei “prodotti derivati” in quanto “il loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività” detta anche “sottostante” e hanno la valenza di “un contratto a termine”. Rappresentano quindi un accordo fra due parti che sancisce la consegna di una concordata quantità del bene sottostante − nel nostro caso di gas − a un determinato prezzo e in una data prefissata.
Ma perché esistono? La funzione principale dei futures è dunque quella di “coprirsi da eventuali fluttuazioni di prezzo”, ci spiega Paltrinieri. “Così come per i primi contratti sul grano, risalenti alla metà del diciannovesimo secolo, con cui un agricoltore si copriva dalle fluttuazioni di prezzo del mercato del grano, allo stesso modo il più moderno future è un contratto derivato che consente di coprirsi dai prezzi a rialzo e anche a ribasso, a seconda degli utilizzatori del contratto.”
Oggi questi contratti vengono scambiati presso i mercati finanziari, nonché “luoghi operativi”, come il TTF di Amsterdam o l’Harry Hub, in grado di offrire un benchmark per il prezzo del gas e i suoi derivati. In questi mercati è possibile stipulare due tipologie di contratto. “Il contratto spot, quello a pronti (a cui segue un acquisto immediato di gas) e il contratto future che consente nella sua funzione originale di fissare un prezzo per un diverso arco temporale.”
I futures svolgono quindi una “funzione di assicurazione o di copertura” permettendo così la vendita o l’acquisto di una certa quantità di gas a un prezzo concordato e non in balìa del mercato. Tuttavia, vi è anche una seconda funzione, la funzione speculativa, per cui degli operatori acquistano e cedono futures, senza alcun interesse per il sottostante, ma con l’unica finalità di trarne profitto scambiando i titoli prima della scadenza.
Prezzi del gas, la speculazione ha causato l’impennata del 2022?
Proprio la speculazione è stata uno fra i maggiori indiziati per giustificare l’impennata dei prezzi nel 2022 che ha visto i futures scambiati presso il TTF oltre i 300 euro al MWh. Se questo fosse vero rientreremmo nel caso della cosiddetta tail that wags the dog, letteralmente “coda che scodinzola il cane”, espressione utilizzata per indicare che una forte attività nelle contrattazioni di derivati come i futures sarebbe in grado di influenzare il prezzo del sottostante con il risultato di svantaggiare imprese e consumatori interessati al gas vero e proprio o a copertura.
Secondo Paltrinieri però questa ipotesi è completamente infondata e chiarisce cosa significa “speculazione”, un termine che nel linguaggio comune è visto in modo dispregiativo ma che nel mondo dei mercati finanziari può avere un’altra interpretazione. “La speculazione in sé è un concetto insito in ogni strumento finanziario. Il rischio speculativo c’è anche comprando un BTP. È un concetto base della finanza. Quindi sì, c’è speculazione nei contratti derivati, fra cui quelli sul gas.” Tuttavia, “se mi viene chiesto se i flussi di acquisto e vendita dei futures possano impattare il relativo contratto sottostante sui future risponderei di no, poiché proprio il future si muove in base al contratto sottostante.”
Che la speculazione sui future non sia responsabile della crisi del gas 2022 è la tesi sostenuta anche da Alberto Dreassi, professore di economia e intermediari finanziari presso l’Università di Trieste, che anzi spiega a Materia Rinnovabile perché questa sia in realtà positiva per i mercati. Infatti, senza speculatori nei mercati vi sarebbero “meno operatori che, a parità di altre condizioni, vuol dire meno domanda e/o meno offerta e meno persone disposte a offrire e chiedere liquidità. Pertanto, il mercato risulterebbe più volatile e una nuova informazione anche piccola, senza scomodare invasioni di stati sovrani, può avere grandi effetti di prezzo. Trattandosi poi di commodity, meno operatori vuol dire anche meno opportunità di trovare controparti per chi vuole usare il mercato per coprirsi dai rischi. In altri termini: più rischi concentrati in punti strategici invece che essere trasferiti su più operatori di mercato.”
I veri protagonisti del mercato del gas
Se la speculazione, almeno quella che interessa il mercato del gas, non è quindi il problema dei prezzi del gas all’ingrosso, quali sono le vere cause? È una questione di supply demand balance, equilibrio domanda e offerta, che riguarda “qualsiasi mercato delle materie prime”, ci spiega Paltrinieri.
Nel caso del nostro paese, “l’offerta non è prodotta dall’Italia stessa ma importata”. È ovvio che uno stop nelle importazioni dalla Russia ha ridotto l’offerta drasticamente e dunque, a parità di domanda, il mercato e il prezzo del gas sono esplosi raggiungendo i picchi del 2022. In altre parole, “l’offerta diminuisce, la domanda sale, il prezzo esplode”. Passando invece al lato dell’offerta “la componente metereologica invernale è sicuramente la componente più importante. Se l’inverno sarà rigido è chiaro che i prezzi raddoppieranno o triplicheranno. Se l’inverno dovesse essere mite invece il prezzo tornerà a 20/22 euro al megawattora”.
Interessante anche il ruolo che clima e riscaldamento globale giocano nei mercati, perché sì, “il cambiamento climatico c’è e lo si nota”, sottolinea Paltrinieri. Così come i climatologi o i civili colpiti dalle alluvioni a Valencia, anche gli operatori dei mercati finanziari hanno occasione di toccare con mano gli effetti del riscaldamento globale che, per assurdo, portando a un’Europa più calda, avrebbe contenuto la domanda di gas e la conseguente esplosione del mercato.
Forse il miglior modo per coprirci dalle oscillazioni di prezzo e dal caro bolletta non è ricercare colpevoli fra gli speculatori, né tantomeno prevedere il futuro di un incerto scacchiere geopolitico. Forse la soluzione alle preoccupazioni legate al gas va ricercata in altri mercati, come quello delle rinnovabili. Spagna e Germania rappresentano un esempio di come abbandonare il fossile non sia solamente la scelta giusta in ottica climatica, ma anche in termini economici. In Italia i costi legati all’importazione di gas verrebbero infatti “scaricati” sui prezzi dell’elettricità all’ingrosso, complice il “sistema del prezzo marginale”, rendendo l’energia elettrica italiana fra le più onerose.
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